La vita di Andreas, poliziotto a Copenaghen, cambia brutalmente quando il figlio che ha avuto da poco insieme alla moglie Anna accusa problemi di sopravvivenza. Durante una perquisizione incontra Tristan, criminale allo sbando, messo alle strette perché accusato di comportamenti violenti verso la compagna. I due hanno un figlio coetaneo del precedente, e, quando lo vede, Andreas decide di azzardare: fa una sostituzione e rientra a casa con quello ‘nuovo’. E’ un gesto dal quale né lui né la moglie riusciranno più a liberarsi. Nemmeno dopo che Anna si sarà uccisa, nemmeno quando, inchiodato dalle prove, Andreas sarà riconosciuto colpevole del tragico gesto e condannato dal tribunale.
Valutazione Pastorale
“Racconto -dice Bier- quello che accade quando delle persone vulnerabili sono costrette ad affrontare circostanze che vanno al di là del loro controllo (…) ho cercato di esplorare le fondamenta morali della nostra società, per spingere il pubblico a riflettere sui propri valori etici”. A dire il vero, sul fatto che il racconto metta lo spettatore di fronte a domande estreme è evidente e palese fin dall’inizio. La differenza semmai la può fare la catena dei soprassalti emozionali. Chi ricorda “Non desiderare la donna d’altri”, “Dopo il matrimonio”, “In un mondo migliore, sa come lo sguardo della Bier sia portato per naturale propensione a ripiegare sulla tetra china di situazioni con poche vie d’uscita, a scendere nel groviglio di nodi esistenziali intricati e serrati. Il male è in agguato e stringe l’individuo in una morsa inestricabile. Il singolo acquista identità quando si riconosce nel nucleo familiare, molti nuclei insieme fanno la società. I rapporti possono essere lineari o subire inciampi. Il male e il senso della colpa abitano tra noi. La regista danese tiene premuto a lungo il pedale su questa colpa, fino a quando il dolore deve lasciare un sia pur piccolo spazio al cambiamento. Forse qualcosa non torna nello spiraglio di luce che illumina il finale. O forse la compattezza drammaturgica lascia pochi margini ad una inversione di rotta. E però lo spazio per uno sguardo meno ruvido si apre. Bier resta impaurita dalla forza soverchiante delle passioni, ma non rinucia a guardarle con l’occhio affranto e carico di speranza di chi crede nella natura umana. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.
Tematiche: Famiglia – genitori figli; Male; Matrimonio – coppia
- Genere:Drammatico
- Regia: Susanne Bier
- Interpreti: Nikolaj Coster Waldau (Andreas), Maria Bonnevie (Anna), Ulrich Thomsen (Simon), Nikolaj Lie Kaas (Tristan), Lykke May Andersen (Sanne).
- Nazionalità: Danimarca
- Distribuzione: Teodora Film
- Anno di uscita: 2015
- Origine: Danimarca (2014)
- Soggetto: Anders Thomas Jensen & Susanne Bier
- Sceneggiatura: Anders Thomas Jensen
- Fotografia (Panoramica/a colori): Michael Snyman
- Musiche: Johan Soderquist
- Montagg.: Pernille Bech Christensen
- Durata: 104′
- Produzione: Sisse Graum Jorgensen per Zentropa Entertainments 34 Aps.
- Giudizio: Complesso/problematico/dibattiti