Commento al Vangelo del 25 gennaio 2015 – Paolo Curtaz

Terza domenica durante l’anno

Gio 3, 1-5.10; 1Cor 7,29 – 31; Mc 1,14-20

Il Dio dei confini

Gesù inizia la sua predicazione quando Giovanni viene arrestato.

Dovrebbe fuggire, dovrebbe nascondersi, lasciar perdere, tira una brutta aria per i profeti e simili. Dovrebbe, ma non lo fa.

Anzi, sale in Galilea, la terra guardata con sospetto dalla brava gente di Gerusalemme: da lì provengono le teste calde, da lì, in effetti, si scatenerà la rivolta che porterà alla definitiva distruzione del tempio nel primo secolo.

Gesù, insomma, fa l’esatto contrario di ciò che consiglierebbe il buon senso.

Ma da quando in qua Dio ha a che fare col buon senso?

Dovremmo tacere, starcene in un angolino come cani bastonati.

Da una parte qualche pazzo esaltato fa strage di innocenti, qui da noi e, molto di più, in Africa in nome di Allah che manipola e tradisce. Dall’altra, qui in Europa, si fa della libertà un idolo che irride ad ogni fede e che guarda i cristiani come una setta di perdenti destinati a scomparire.

Agli uni e agli altri voglio ripetere: convertitevi e credete al Vangelo.

Agli uni proclamare che Isa Akbar, Gesù è grande e rivela il volto definitivo di Allah.

Agli altri ricordare che la libertà è il grande dono che Dio ci ha fatti per svelare la nostra dignità e che Dio ci fa più uomini, non burattini sanguinari e ottusi.

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Il Regno è qui

Ai suoi contemporanei confusi e spaventati Gesù proclama: Dio ti si è fatto vicino, è accessibile, raggiungibile. Non solo: è possibile costruire il suo Regno, vivere nella logica del Vangelo, creare degli spazi, dei luoghi, che diventino succursali del Regno. Non ti devi sforzare, né lo devi meritare (è gratis!), devi solo accorgertene e collaborare.

Se è davvero così, se basta voltare la testa per incrociare lo sguardo di Dio, che aspetti?

Cambia il tuo approccio al Signore!

Forse non te ne accorgerai subito, dice Marco, forse le vicende della vita hanno ispessito la tua anima, ma, fidati, se volgi il tuo sguardo finirai inesorabilmente per incrociare quello del Rabbì.

Credici, è la più bella notizia che tu possa ricevere. oggi: Dio ti si è avvicinato (perché ti ama).

Tutta la nostra fede è racchiusa in questo annuncio: il progetto di bene di un Dio che si fa vicino e il nostro impegno ad accoglierlo, la nostra fatica a non lasciarci travolgere dalle cattive notizie e a lasciar germogliare il bene e il bello che c’è in noi.

Ed è una notizia così nuova, così vera, così profonda, che tutto diviene relativo, e gli eventi della vita, anche quelli belli come gli affetti, sono il proscenio che vede Dio come attore protagonista, dice Paolo.

Svegliati!

Gesù passa e ci chiama, tutti, ovunque.

Non ci sono condizioni per diventare suoi discepoli: l’unica cosa che ci è chiesta è la conversione, l’atteggiamento di chi si rende conto che la risposta vera è nel cuore di Dio, di chi decide di mettersi davvero e sul serio in ascolto, come gli abitanti di Ninive nella prima lettura, come chi segue il suggerimento di Paolo: passa la scena di questo mondo.

Gesù passa lungo il mare di Galilea, il lago di Tiberiade, per chiamare i primi discepoli.

Il mare, in Israele, è un confine invalicabile.

Confine geografico che lo limita ad occidente. Confine mentale per un popolo poco avvezzo alla marineria e alle cose d’acqua. Il mare è il luogo oscuro che tutto inghiotte, dove, al massimo, Dio lascia libero il mostro degli abissi, il Leviathan, per divertirsi. La Galilea segna il confine fra mondo puro e impuro. Cafarnao segna il confine fra i due nuovi regni dei figli di Erode.

Ai confini siamo chiamati. Sulla spiaggia Dio ci raggiunge, là dove non esistono nette separazioni, là dove apparteniamo alla logica di questo mondo, noi per primi, che vogliamo e dobbiamo far crescere.

Gesù non inizia la sua predicazione dal cuore della fede, in mezzo ai devoti di ogni tempo.

È lui per primo ad avere iniziato dalle periferie della storia, da quelle umane, da quelle esistenziali.

Cosa che papa Francesco fa benissimo a ricordarci.

Noi che vorremmo chiudere i confini, erigere muri, siamo chiamati ad abitarli, quei confini.

Senza ingenuità, senza superficialità, ma con verità e forza.

E dire, anche ai terroristi: il Regno si è fatto vicino, convertiti!

Lasciare le reti

Lasciamo le reti, tutte le reti che ci legano, i pensieri, i giri di testa, i troppi impegni che ci impediscono di lasciarci amare da Cristo. Il suo messaggio continua attraverso la nostra piccola vita, dentro il nostro percorso quotidiano. Siamo chiamati a diventare pescatori di umanità, a tirar fuori tutta l’umanità nascosta nelle pieghe della vita, in questo mondo disumanizzato e disumanizzante. Siamo chiamati, in questo tempo disperato e disperante, a dare la buona notizia di un Dio che abita le nostre solitudini.

Il Regno avanza, è presente, ci ammonisce Gesù, accorgitene, lasciati raggiungere, Dio ti ama.

E questo ci cambia la vita.

Queste sono davvero buone notizie. Finalmente.

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