“Ipotesi di lavoro” – su testi di Giorgio La Pira

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“Ipotesi di lavoro”

Audiolibro su testi di Giorgio La Pira

lapiraDALLA PREFAZIONE DI GIUSEPPE BETORI

Ho appena terminato la lettura di questo sorprendente, agile, intensissimo libro e voglio dire subito grazie. Anzitutto un grazie a La Pira, che guardando al Cielo ama profondamente la terra e il mondo con le sue contraddizioni, i limiti, ma anche con l’aspirazione al proprio dover essere, che è la relazione definitiva, personale e collettiva, con il Dio della resurrezione e della Pasqua.

La Pira riassume infatti il percorso dell’umanità con tre parole: la “teleologia della storia”. Cioè – egli dice – la storia ha un fine, ha una meta precisa e, nonostante i venti contrari e gli “inverni culturali”, è orientata verso un luogo dato, procede verso la pace e l’unità. Ma, sebbene occorra la grazia di Dio, quella unità globale la si costruisce giorno dopo giorno, attraverso la fatica e la bellezza della relazione tra gli esseri umani, attraverso un dialogo fecondo e permanente a tutti i livelli, attraverso unità intermedie. E poi un grazie ai curatori che, attingendo alle sue parole, hanno saputo magistralmente condensare in un testo così piccolo, tutto il pensiero e l’azione planetaria di un personaggio gigantesco e profetico, qual è il nostro “professore”, come solitamente a Firenze veniva chiamato quest’uomo singolare che, attento ai bisogni della povera gente e povero egli stesso, pur mantenendo la propria identità era capace di stabilire rapporti con ciascuno, a prescindere dal conto in banca, dallo stato sociale o dalla carica. La Pira era giunto in città nel 1926 per completare gli studi in giurisprudenza, venendo “da lontano”, dalla Sicilia, un altro mondo – allora – rispetto alla Toscana, ma seppe cogliere l’anima della città del fiore, la sua vocazione alla pace e alla bellezza. Spiegò queste cose agli stessi fiorentini, che non sempre le avevano capite. Scorrendo le pagine, mi sono ritrovato preso per mano da La Pira nel ripercorrere la via stessa della Chiesa, un sentiero che ha una meta, ma che è tracciato a mano a mano che lo si percorre, camminando insieme passo dopo passo, uomo accanto ad uomo. Ad un tratto, mi sono accorto che stavo leggendo a bassa voce, la sola lettura mentale non mi bastava; e questo leggere ed ascoltarmi mi aiutava a penetrare meglio La Pira, ad aprire con più facilità la mente e il cuore al messaggio antico e sempre nuovo che giungeva da parole dettate dalla Sapienza. Sì, occorrerà sempre ricordare che “nulla si può capire di Giorgio La Pira, se non è collocato sul piano della fede. Tutto, al contrario, diventa chiaro e semplice, se si pone in un’ottica soprannaturale.

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Quello che ha fatto durante la sua esistenza, come servitore leale del proprio Paese, come animatore infaticabile della fratellanza universale, come ispiratore di uomini ansiosi di scoprire le ricchezze del futuro, lo ha fatto perché cristiano ” 1 . In questo orizzonte va anche collocato il suo impegno di uomo politico e di amministratore, con il quale egli mostra, attraverso una critica lucidissima al liberismo e al collettivismo, la sua visione della persona umana nel rapporto con le istituzioni della società, il cui traguardo (il sogno, l’utopia lapiriana) è la realizzazione di una com-unità mondiale fondata sulla logica del dono, della con-divisione, del reciproco servizio, cioè di una umanità a immagine delle tre Divine Persone. Per la Pira era chiaro che occorresse l’impegno dell’uomo sul terreno della storia. Le encicliche sociali e poi il Concilio Vaticano II, che rendono la Chiesa aperta, fresca, coraggiosa, hanno chiarito questo percorso d’imprescindibile partecipazione e impegno. Sappiamo bene che l’impegno nella storia è sempre “atto politico” e che tutti vi sono chiamati, sebbene in forme di partecipazione diverse.

È impegno in direzione della fraternità, della condivisione, della giustizia, dell’attenzione ai più deboli, della tensione all’Assoluto come sommo e comune Bene. Di tali aspetti, compreso il ruolo fondamentale del laicato, La Pira fu consapevolmente anticipatore, ne fu testimone e profeta. Di questa testimonianza siamo tutti eredi e quindi responsabili. Mi piace concludere, riportando un brano su La Pira di don Silvano Nistri, prete fiorentino, protagonista impegnato di quei tempi e vigile testimone per i nostri tempi: “Ciascuno di noi ha il suo posto nel Vangelo, dice Bernanos. Il Signore ci ha incontrati tutti da qualche parte: a Betlemme, a Nazateth, sulle strade di Galilea… Cioè nella geografia della grazia, c’è un luogo dove ci ha visti e ci vede. Dove ha incontrato La Pira? Non è difficile indovinare: sul monte delle beatitudini. Là sull’erba del prato dove Gesù si è messo a sedere, in mezzo ai discepoli che gli fanno corona, c’è anche lui, povero in spirito, mite, operatore di pace, affamato e assetato di giustizia” 2 . Il mio auspicio è che questo audiolibro sia diffuso e ascoltato da tanti. È un testo che parla all’uomo contemporaneo e che sollecita a ritrovare se stessi nella profondità abissale del proprio animo e a far comprendere le altezze vertiginose alle quali l’essere umano ha accesso per il dono di Dio.

Giuseppe card. Betori – Arcivescovo di Firenze

1 Card. GIOVANNI B ENELLI , Omelia alla celebrazione dei funerali di Giorgio La Pira , 7 settembre 1975.

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