Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 30 marzo 2025.
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Il peccato e lโamore del Padre
Gesรน ci ha rivelato che Dio รจ amico dei pubblicani e dei peccatori (Cf. Lc 7,34; Mt 9,12-13). Ma fino a quando lo sarร ? Non verrร il giorno in cui cambierร atteggiamento nei loro confronti?
A questa domanda qualcuno risponde: i peccatori hanno tempo fino alla fine della vita per convertirsi, poi basta. Al momento della resa dei conti Dio smette dโessere buono e diventa un giudice giusto.
Questo cambiamento di sentimenti (ammesso che avvenga) non puรฒ che lasciare stupiti e sconcertati. Qui sulla terra Gesรน accetta gli inviti dei pubblicani e dei peccatori, frequenta le loro case, prende parte alle loro feste, mangia con loro e poi, in cielo, nega loro un posto al suo banchetto e li caccia lontano da sรฉ. Un comportamento difficile non solo da accettare, ma anche da capire.
Qualche altro spiega: non sarร Dio a condannare, sarร il peccatore a castigarsi. A parte il fatto che il peccatore si รจ giร castigato abbastanza sulla terra compiendo il male (Prv 8,36), come ammettere che lโincontro con il Signore, invece di illuminare e purificare lโuomo, lo renda ancora piรน testardo nellโinfelicitร che si รจ scelto? Chi puรฒ credere che arriverร il momento in cui Cristo si rassegnerร a perdere un amico? Chi puรฒ pensare che, ad un certo punto, il male trionferร (eternamente!) sullโamore onnipotente di Dio?
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Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โIl Padre ha affidato tutti gli uomini a Cristo, buon pastore. Non andranno mai perduti e nessuno li rapirร dalla sua manoโ.
Prima Letturaย (Gs 5,9a.10-12)
9ย Allora il Signore disse a Giosuรจ: โOggi ho allontanato da voi lโinfamia dโEgittoโ.
10ย Si accamparono dunque in Gร lgala gli israeliti e celebrarono la pasqua al quattordici del mese, alla sera, nella steppa di Gerico.
11ย Il giorno dopo la pasqua mangiarono i prodotti della regione, azzimi e frumento abbrustolito in quello stesso giorno.
12ย La manna cessรฒ il giorno dopo, come essi ebbero mangiato i prodotti della terra e non ci fu piรน manna per gli israeliti; in quellโanno mangiarono i frutti della terra di Canaan.
Prima di lasciare lโEgitto gli israeliti hanno celebrato la Pasqua. Hanno vegliato per tutta la notte, hanno mangiato lโagnello e poi, nellโoscuritร , si sono messi in cammino verso la terra che Dio aveva promesso ai loro padri. Guidati da Mosรจ e protetti dal Signore hanno attraversato il mar Rosso e sono entrati nel deserto dove hanno trascorso quarantโanni.
La lettura di oggi narra la conclusione di questo lungo viaggio. Dopo molto peregrinare, gli israeliti attraversano il fiume Giordano e giungono a Galgala, nella pianura di Gerico. Sono finalmente liberi e stanno per prendere possesso di una terra fertile. Ad ogni famiglia verrร assegnato un campo da coltivare; vivranno di agricoltura e di pastorizia, non piรน della manna e dei poveri frutti che offre il deserto. Per manifestare la loro gioia e la loro riconoscenza al Signore, gli israeliti decidono di celebrare nuovamente la festa della Pasqua, come hanno fatto i loro padri la notte dellโuscita dallโEgitto.
Non compiono il rito per ricordare un lontano passato, ma per mostrare che hanno capito, che si rendono conto che Dio ha mantenuto le sue promesse. Egli non ha condotto il suo popolo nel deserto per annientarlo, per farlo perire โ come i loro padri hanno spesso sospettato e insinuato (Es 17,3; Nm 14,3) โ ma ha cancellato per sempre โlโinfamia dellโEgittoโ. Tante volte lo hanno messo alla prova, hanno dubitato della sua fedeltร , non hanno obbedito alla sua voce (Nm 14,22), ma egli li ha liberati ugualmente.
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Nessun peccato, nessuna infedeltร รจ riuscita a scoraggiarlo, a dissuaderlo, a farlo desistere dal suo progetto di salvezza.
La storia di questo popolo รจ segno del pellegrinaggio dellโumanitร intera verso la terra della libertร definitiva nella quale tutti, senza eccezione, sono attesi (1 Tm 2,4; Tt 2,11).
Usciti dal deserto gli israeliti non hanno piรน avuto bisogno della manna, โpane degli angeliโ (Sal 78,25), pane del cielo (Sal 105,40) che a nessuno era stato negato e che nessuno doveva considerare sua proprietร esclusiva, altrimenti marciva e ammuffiva.
Chi si alimenta del pane eucaristico รจ in cammino, non รจ ancora giunto alla Terra Promessa. Ma anche questo pane cesserร quando avranno inizio la festa e il banchetto eterni.
Seconda Lettura (2 Cor 5,17-21)
Fratelli,ย 17ย se uno รจ in Cristo, รจ una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove.
18ย Tutto questo perรฒ viene da Dio, che ci ha riconciliati con sรฉ mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione.ย 19ย Eโ stato Dio infatti a riconciliare a sรฉ il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.
20ย Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.ย 21ย Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattรฒ da peccato in nostro favore, perchรฉ noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio.
Lโapocalittica giudaica โ che ha avuto il suo periodo di massimo fulgore proprio al tempo della nascita del cristianesimo โ prevedeva che il mondo presente, tra terribili convulsioni e catastrofi, sarebbe giunto presto alla fine e dalle sue ceneri sarebbe sorto un mondo nuovo.
Scrivendo ai Corinti, Paolo risponde a queste attese e dichiara: non ci si deve attendere sconvolgimenti cosmici, le cose vecchie sono giร passate; con la Pasqua di Cristo ha avuto inizio il mondo nuovo e, per esserne partecipi, basta โessere in Cristoโ (v.17).
Come spiegare meglio questo prodigio operato da Dio?
LโApostolo ricorre allโimmagine della riconciliazione.
Il peccato รจ un disaccordo, uno stato di inimicizia, una difformitร di vedute e di intenti fra lโuomo e Dio. Questโostilitร รจ stata superata, lโarmonia รจ stata ristabilita non dal ravvedimento e dalla buona volontร dellโuomo, ma da un intervento gratuito da parte di Dio. In Cristo egli ha riconciliato a sรฉ il mondo โnon mettendo in conto agli uomini le loro colpeโ (vv.18-20), ha stracciato i libri della contabilitร che era tutta in rosso.
Un colpo di spugna? Lโimmagine giuridica del debito condonato potrebbe suggerire questโidea, ma il seguito della lettera chiarisce il pensiero dellโApostolo. Egli rivolge ai corinti unโesortazione accorata: โVi supplichiamo, in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio!โ (v.20). Eโ necessario dunque che lโuomo accetti la riconciliazione che Dio gli offre.
Fra Paolo e la comunitร di Corinto cโรจ stata una dolorosa rottura. Qualche mese prima lโApostolo รจ stato gravemente offeso e addirittura scacciato. Non si รจ trattato di una banale incomprensione. Paolo รจ stato rifiutato a causa del messaggio che annunciava. Ecco la ragione per cui ai corinti ricorda: โNoi fungiamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostroโ (v.20).
Non รจ possibile riconciliarsi con Dio senza mettersi dโaccordo con il suo Apostolo, senza accettare il messaggio che egli annuncia. La riconciliazione con Dio non si realizza mediante riti purificatori e pratiche ascetiche, ma attraverso lโadesione alla parola che viene trasmessa da chi funge da ambasciatore di Dio (Rm 10,14.17). La Quaresima รจ un tempo privilegiato per questโascolto ed รจ anche un tempo di verifica, perchรฉ รจ molto facile rifiutare โ magari in buona fede โ chi, come Paolo, รจ inviato ad annunciare la parola del Signore.
Vangeloย (Lc 15,1-3.12-32)
1ย Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo.ย 2ย I farisei e gli scribi mormoravano: โCostui riceve i peccatori e mangia con loroโ.
3ย Allora egli disse loro questa parabola: โUn uomo aveva due figli.ย 12ย Il piรน giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze.ย 13ย Dopo non molti giorni, il figlio piรน giovane, raccolte le sue cose, partรฌ per un paese lontano e lร sperperรฒ le sue sostanze vivendo da dissoluto.ย 14ย Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciรฒ a trovarsi nel bisogno.ย 15ย Allora andรฒ e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandรฒ nei campi a pascolare i porci.ย 16ย Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava.ย 17ย Allora rientrรฒ in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!ย 18ย Mi leverรฒ e andrรฒ da mio padre e gli dirรฒ: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te;ย 19ย non sono piรน degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni.ย 20ย Partรฌ e si incamminรฒ verso suo padre.
Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettรฒ al collo e lo baciรฒ.ย 21ย Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono piรน degno di esser chiamato tuo figlio.ย 22ย Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito piรน bello e rivestitelo, mettetegli lโanello al dito e i calzari ai piedi.ย 23ย Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa,ย 24ย perchรฉ questo mio figlio era morto ed รจ tornato in vita, era perduto ed รจ stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
25ย Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udรฌ la musica e le danze;ย 26ย chiamรฒ un servo e gli domandรฒ che cosa fosse tutto ciรฒ.ย 27ย Il servo gli rispose: Eโ tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perchรฉ lo ha riavuto sano e salvo.ย 28ย Egli si arrabbiรฒ, e non voleva entrare. Il padre allora uscรฌ a pregarlo.ย 29ย Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici.ย 30ย Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute รจ tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso.ย 31ย Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciรฒ che รจ mio รจ tuo;ย 32ย ma bisognava far festa e rallegrarsi, perchรฉ questo tuo fratello era morto ed รจ tornato in vita, era perduto ed รจ stato ritrovatoโ.
Eccoci arrivati alla piรน bella di tutte le parabole dei Vangeli.
Fin dai primi tempi della chiesa รจ stata studiata, commentata ed ha suggerito spunti a grandi scrittori, pittori, musicisti, filosofi, psicologi. Eโ conosciuta come la parabola del figlio prodigo, ma questo titolo non รจ azzeccato perchรฉ tiene conto solo di uno dei tre personaggi, trascura il fratello maggiore al quale รจ dedicata tutta la seconda parte del racconto e, soprattutto, ignora il vero protagonista, il padre. Eโ piรน esatto quindi parlare della โParabola dellโamore del padreโ oppure della โParabola del padre misericordiosoโ.
Viene impiegata spesso durante le celebrazioni penitenziali con lโobiettivo di toccare il cuore dei peccatori piรน ostinati. Utilizzata in questo contesto perรฒ, la seconda parte del racconto crea un certo imbarazzo, disturba un poโ lโemozione e il raccoglimento che si sono creati. Piรน di una volta ci saremo chiesti perchรฉ Gesรน non si รจ fermato dopo lโabbraccio del padre al figlio prodigo e lโinizio della festa.
Chi si pone questa domanda non ha fatto attenzione ai versetti che introducono la parabola, non ha verificato a chi e per quale ragione Gesรน la racconta. Non รจ ai peccatori che egli si rivolge, ma ai giusti: โSi avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: Costui riceve i peccatori e mangia con loro. Allora egli disse loro questa parabolaโ (vv.1-3).
Loro sono i farisei e gli scribi, gli impeccabili che stanno correndo un grosso rischio spirituale. Sono loro che sono in pericolo perchรฉ hanno falsato completamente il rapporto con Dio, non hanno capito che egli ama tutti gratuitamente e davanti a lui non si possono accampare meriti.
Nel capitolo precedente Gesรน รจ presentato a tavola di uno dei capi dei farisei (Lc 14,1). Ora ha cambiato decisamente compagnia: รจ insieme a tutti i pubblicani e peccatori, anzi, pare li abbia invitati a casa sua. Una scelta scandalosa che provoca lโindignazione dei giusti che non possono che concludere: questโuomo che frequenta persone impure non puรฒ venire da Dio. Per giustificare il suo comportamento Gesรน racconta la parabola. Eโ dunque nella seconda parte del racconto che si trova lโinsegnamento principale. Eโ lรฌ che entra in scena il fratello maggiore che rappresenta chiaramente i farisei, gli osservanti irreprensibili dei comandamenti e dei precetti della legge. Sono costoro che devono cambiare modo di pensare se non vogliono rimanere esclusi dal banchetto del Regno annunciato dai profeti (Is 25,6-8).
Dopo questa introduzione veniamo alla parabola.
Un giorno il figlio piรน giovane di un ricco proprietario terriero si presenta al padre e pretende la sua parte di ereditร . Il saggio Siracide sconsiglia di aderire a una simile richiesta. Direbbe al padre: โEโ meglio che i tuoi figli ti preghino che non rivolgerti tu alle loro mani. Solo al momento della morte assegna la tua ereditร โ (Sir 33,22.24). Ma il padre della parabola non oppone alcuna resistenza. Senza dire una parola divide le sue sostanze tra i suoi due figli, in conformitร con ciรฒ che stabilisce la legge.
Questo comportamento del padre indica il rispetto di Dio nei confronti delle scelte dellโuomo. Egli esorta, educa, consiglia, accompagna, ma lascia sempre la libertร , anche di sbagliare.
Perchรฉ il figlio minore decide di abbandonare in fretta la famiglia?
La prima ragione รจ che egli vede nel padre una specie di tiranno che impone la sua volontร e non permette di fare quello che si vuole. Gli anni della giovinezza sono pochi, passano come un soffio e si corre il pericolo di perdere le migliori occasioni e il tempo piรน prezioso per godersi la vita. Si ispira ai ragionamenti dei dissennati: โLa nostra esistenza รจ come unโombra. Su, godiamoci i beni presenti, facciamo uso delle creature con ardore giovanile, non lasciamoci sfuggire il fiore della primavera, coroniamoci di boccioli di rose prima che avvizziscano; nessuno di noi manchi alla nostra intemperanzaโ (Sap 2,5-9).
Tuttavia รจ forse ingiusto pensare che le colpe siano solo sue. Tra poco conosceremo suo fratello e intuiremo subito che tipo รจ, come la pensa, come ragiona, come รจ orgoglioso della sua perfezione, della sua integritร morale, come รจ intollerante con chi non condivide le sue convinzioni, il suo impegno, il ritmo frenetico del suo lavoro e ci renderemo conto che vivere accanto a un tipo del genere non รจ nรฉ facile nรฉ gratificante.
La meta del giovane รจ โun paese lontanoโ.
Rompe con la sua famiglia, con il suo popolo, con le tradizioni religiose della sua terra e va a stabilirsi fra i pagani, allevatori di porci, gli animali impuri per eccellenza (Lv 11,7). Eโ lโimmagine dellโallontanamento da Dio, del rifiuto di tutti i principi morali, della scelta di una vita dissoluta e priva di inibizioni.
Lontano dalla casa del Padre perรฒ non ci sono la gioia e la pace. La ricerca dei piaceri, la droga, i falsi amici, le aberrazioni sessuali finiscono per nauseare. Le avventure non saziano; lโuomo ha bisogno di un equilibrio interiore altrimenti si sente โmorire di fameโ. La scena del ragazzo costretto a mettersi a servizio di un pagano e a custodire i suoi porci rappresenta, in modo molto efficace, la condizione disperata e la degradazione cui giunge chi si allontana da Dio. Dicevano i rabbini: โEโ maledetto lโuomo che alleva porciโ.
Lโesperienza della delusione รจ provvidenziale, fa cadere in se stessi. Dicevano ancora i rabbini: โQuando gli israeliti sono costretti a mangiare carrube, si convertonoโ.
Ma questo ragazzo era pentito oppure no?
La risposta a questa domanda รจ di capitale importanza per la comprensione della parabola.
Se leggiamo attentamente i vv.17-19, notiamo che la preoccupazione del giovane non รจ il dolore arrecato al padre, ma la fame. Il caso sarebbe diverso se egli โcaduto in se stessoโ dicesse: โGuarda dove sono finito! Sono stato un figlio degenere. Ho rovinato la mia vita, ma prima di morire voglio chiedere scusa a mio padre, voglio riabbracciarlo. Poi me ne andrรฒ di nuovo, senza accettare nemmeno un caffรจ, perchรฉ non lo meritoโ. Se parlasse in questo modo, allora sรฌ darebbe segni di pentimento; invece egli non accenna minimamente al dolore arrecato al padre. La sua unica preoccupazione รจ di trovare un pezzo di pane. Anche il bel discorsetto che prepara e che intende recitare allโarrivo a casa ha un unico scopo: commuovere il padre e convincerlo a dargli da mangiare.
La conclusione che sโimpone allora non puรฒ essere che questa: non cโรจ alcun indizio che deponga a favore di un suo pentimento.
Egli comunque parte e mette in atto, fin nei dettagli, il progetto delineato nel suo soliloquio (v.20). A questo punto ritorna in scena il padre: non dice una parola; la sua reazione di fronte al figlio che ritorna รจ descritta con cinque verbi che da soli bastano a far considerare questo versetto come uno dei piรน belli di tutta la Bibbia.
โ Lo vide da lontano. Lo vede per primo perchรฉ da sempre lo sta aspettando.
โ Si sentรฌ sconvolgere le viscere. Il verbo greco splagknizomai indica una commozione cosรฌ intensa e profonda da essere percepita anche fisicamente nelle โviscereโ. Eโ il sentimento che una madre prova nei confronti del figlio che porta in grembo. Non si puรฒ immaginare unโemozione piรน intima e piรน forte. Nel NT questo verbo compare solo nei Vangeli (dodici volte) ed รจ sempre riferito a Dio o a Gesรน, come a dire che soltanto Dio รจ capace di provare questa forma di amore.
โ Si mise a correre. Un gesto istintivo, ma incauto per un vecchio e poco dignitoso per una persona di rango. A questo padre lโemozione ha chiaramente fatto perdere il controllo delle reazioni. Agisce ascoltando solo il cuore.
โ Gli si gettรฒ al collo. Letteralmente: gli cadde sul collo che รจ molto di piรน che abbracciare. Troviamo questa espressione solo unโaltra volta nel NT. Eโ usata per esprimere i sentimenti degli anziani di Efeso quando salutano Paolo, sapendo che non avrebbero piรน rivisto il suo volto: โScoppiarono in un gran pianto e gettandosi al collo di Paolo lo baciavano e lo ribaciavanoโ (At 20,37).
โ Non smetteva piรน di baciarlo. Non รจ il tradizionale bacio di saluto dato allโospite, ma รจ il segno dellโaccoglienza, รจ lโespressione della gioia e del perdono. Il padre non permette al figlio di inginocchiarsi.
Di fronte alla reazione del padre, il figlio prodigo โ sul cui pentimento abbiamo giร avanzato riserve โ prende la parola e โrecitaโ la sua confessione. Non riesce a concluderla. Quando sta per aggiungere: โtrattami come uno dei tuoi garzoniโ, il padre lo interrompe e comincia a dare ordini (vv.21-22). Le sue disposizioni hanno tutte un significato e un richiamo simbolico.
โ Al figlio deve essere consegnata una veste lunga, la migliore, quella usata per le feste, per gli ospiti di riguardo, la stessa che, secondo il veggente dellโApocalisse, รจ indossata in cielo dagli eletti โche stanno in piedi davanti al trono e davanti allโAgnelloโ (Ap 7,9). Dio reintegra nella sua famiglia, con tutti gli onori, colui che ritorna.
โ Lโanello al dito. Non รจ lโanello coniugale, ma quello con il sigillo. Al giovane viene ridata lโautoritร sui servi e il potere sui beni del padre. Stranamente รจ come se nulla fosse stato sperperato. Puรฒ disporre ancora di tutta lโereditร che sembra (ed รจ) inesauribile.
โ I sandali ai piedi sono il segno dellโuomo libero. Gli schiavi andavano scalzi.
Nella sua casa Dio non vuole servi, ma gente libera (Gv 15,15). Per questo โ si notino i dettagli โ il padre interrompe la confessione del figlio prima che dichiari la sua disponibilitร a trasformarsi in salariato, poi ordina che gli sia consegnata la veste lunga, non quella corta, usata dai servitori nei giorni feriali. Infine i sandali: non ci si presenta davanti a Dio a piedi nudi, come i garzoni che, tremanti, si aspettano di ricevere ordini o rimproveri. Egli non รจ un padrone, vuole essere amato, non temuto o servito.
Una festa conclude il cammino verso la casa del Padre.
Nel giudaismo si insegnava che Dio concedeva il suo perdono a chi era sinceramente pentito e manifestava la sua volontร di convertirsi mediante digiuni, penitenze, vestiti laceri, prostrazioni. La prima parte della parabola si conclude invece in modo scandaloso e i farisei che la stanno ascoltando cominciano a capire. Il Dio annunciato da Gesรน รจ ben diverso da come lo immaginavano: organizza un banchetto per chi non lo merita, introduce nella sua festa i peccatori senza verificare se sono pentiti, se sono sinceramente decisi a cambiare vita. Li abbraccia senza porre loro alcuna domanda.
ร questo il punto di attrito fra Gesรน e le guide spirituali dโIsraele. Se egli accogliesse i peccatori pentiti non susciterebbe alcuna reazione. Anche gli scribi e i farisei perdonano a chi riconosce di avere sbagliato e promette di emendarsi. La loro irritazione nasce dal fatto che Gesรน รจ amico dei pubblicani che continuano a fare il loro mestiere, frequenta le case dei peccatori che non si sono convertiti. Nel suo comportamento Dio rivela i suoi sentimenti: egli non ama solo i giusti ed i peccatori pentiti; vuole bene a tutti, sempre e senza condizioni. Egli chiede a noi di โamare anche chi ci fa del maleโ; non ci dice di amare i nemici che si pentono e ci chiedono scusa, ma di fare loro del bene anche se continuano a perseguitarci. Esige questo comportamento perchรฉ il Padre che sta nei cieli ce ne dร lโesempio: fa sorgere il suo sole sui giusti e sui malvagi (non sui malvagi pentiti! โ Mt 5,44-48). Se egli costruisse barriere fra buoni e cattivi, se amasse gli uni e odiasse gli altri, come potrebbe esigere da noi di fare altrimenti?
ร inevitabile che, di fronte a questa gratuitร dellโamore di Dio, sorga una domanda: se Dio vuole bene anche ai malvagi, perchรฉ sforzarsi di comportarsi bene? Eโ per rispondere a questo interrogativo che Gesรน, nella seconda parte della parabola (vv.25-32), introduce il figlio maggiore. Vediamo che tipo รจ e chi rappresenta.
Arriva dai campi, sfinito, forse anche teso e preoccupato โ รจ sempre lui che deve risolvere tutti i problemi โ e trova la sorpresa: una festa, musiche, danzeโฆ Non รจ stato nรฉ invitato nรฉ avvisato. Chiama uno dei servi e si informa su ciรฒ che sta accadendo. Il testo originale ha il verbo allโimperfetto (si informava) che indica unโazione prolungata. Eโ cosรฌ allibito e sconcertato che, anche dopo i reiterati chiarimenti del servo, rimane incredulo. Si indigna e la sua ira รจ piรน che giustificata: รจ la reazione logica dellโuomo fedele e irreprensibile che si trova di fronte ad una palese ingiustizia.
Al padre che esce per supplicarlo (anche qui il verbo รจ allโimperfetto: continuava a supplicarlo, con insistenza) chiedendogli di entrare, egli elenca i suoi meriti: non ho mai trasgredito nessun comando, ho sempre servito fedelmenteโฆ Eโ il ritratto perfetto del fariseo osservante e scrupoloso che nel tempio puรฒ dire al Signore: โIo non sono come gli altri uomini, ladri ingiusti, adulteri, digiuno due volte la settimana e pago le decimeโ (Lc 18,11-12).
Le parole che egli pronuncia sono un poโ screanzate, รจ vero, ma sono tutte giuste. Chi di noi non le condividerebbe? Era cosรฌ che ragionavano gli scribi e i farisei del tempo di Gesรน ed รจ cosรฌ che anche oggi ragionano molti credenti. Teoricamente si ammette che Dio รจ in diritto di fare del suo ciรฒ che vuole (Mt 20,15), si riconosce che da lui si riceve tutto e gratuitamente, ma in fondo si continua a pensare che i giusti sono in credito davanti a lui, che il paradiso va conquistato e che chi non se lo guadagna va sbattuto fuori.
Lโattesa della condanna di chi fa il male nasce dalla convinzione che chi commette il peccato รจ un furbo che se la gode; per questo รจ invidiato, suscita gelosie e ci si aspetta che venga punito. Non ci si rende conto che la sua vita รจ unโimmane tragedia. La ricerca sfrenata del piacere porta alla disperazione, non alla gioia. Il figlio prodigo, schifato dalle aberrazioni sessuali e dai bagordi, conclude: โio qui muoio di fameโ.
Questo fratello maggiore irreprensibile non ha capito che il padre in casa non vuole servi ma figli. Nella parabola il figlio minore usa cinque volte la parola โpadreโ perchรฉ per lui il padre รจ davvero โpadreโ, sa di non poter avanzare pretese nei suoi confronti, รจ convinto di avere ricevuto tutto gratuitamente, di non meritare nulla. Sulla bocca del figlio maggiore invece non compare mai la parola โpadreโ. Egli mostra di non essere un figlio, ma un servo; il padre per lui รจ solo un padrone. La conseguenza di questo rapporto scorretto con il padre รจ il rifiuto del fratello che viene chiamato: โquesto tuo figlioโ (v.30). Subito perรฒ il padre, con molta finezza, lo corregge: โquesto tuo fratelloโฆโ (v.32).
Essendo questa la disposizione interiore del fratello maggiore, รจ facile immaginare cosa sarebbe accaduto se il figlio minore, al suo arrivo, avesse trovato in casa lui invece del padre.
La parabola non รจ conclusa.
Resta da sapere se il figlio maggiore รจ entrato alla festa e se il figlio minore ha messo giudizio oppure, dopo qualche giorno, ha ripreso a fare il balordo.
Siccome la parabola racconta la nostra storia e in ognuno di noi sono presenti i due figli, non รจ difficile immaginare ciรฒ che รจ successo.
Il figlio maggiore รจ entrato alla festa, di sicuro. Uno come lui non puรฒ restare fuori: รจ troppo abituato a obbedire, รจ incapace di opporsi a un desiderio del padre, anche se nel suo intimo coltiva la segreta speranza che presto tutto ritornerร come prima. Vive in tensione perchรฉ da un lato intuisce che รจ vissuto per tanti anni accanto a suo padre e non lo ha capito, dallโaltro non riesce ad accettare la novitร , non puรฒ rinunciare alle sue idee, alle sue convinzioni, al compiacimento per i suoi meritiโฆ Continuerร โad andare in chiesaโ, โnon perderร una messaโ, ma criticherร sempre duramente quei predicatori che parlano della gratuitร dellโamore di Dio, della salvezza di tutti gli uomini, dellโinferno vuotoโฆ
Il figlio minore? Un giorno starร dentro e un altro fuori, sempre guardato con spregio e supponenza dal fratello maggiore, ma sempre accolto con tenerezza dal padre. Cominciarono a fare festa โ dice il testo โ non fecero festa (v.24). Cominciarono soltanto, perchรฉ ogni volta che uno dei figli esce, la festa si interrompe. Sarร definitiva e senza fine solo quando la porta sarร chiusa e tutti, proprio tutti i figli saranno dentro.