Il mondo in cui viviamo ci sollecita continuamente ad accaparrarci tutto il bene possibile: di piรน รจ meglio. Piรน riesco a impadronirmi di una certa posizione, situazione, esperienza o relazione che sia, piรน sono forte.
Inattaccabile, al sicuro: in cima alla graduatoria, la prima della lista. Piรน sono in grado di disporre di qualcosa โ e, purtroppo, spesso anche di qualcuno โ piรน sto realizzando un disegno grandioso. E mi sto illudendo di poter alienare da me quella scintilla di vulnerabilitร e fragilitร che รจ propria di tutti gli umani, e che รจ il sale dellโessere figli.
Sto credendo a unโimmagine di me che รจ assoluta, e, insieme, assolutamente fuorviante: se non penso io a me stessa, affannandomi voracemente a procurarmi di tutto e di piรน, prevalendo su chi ho accanto, allora chi lo farร per me? Sto abdicando, assolutizzandomi, al mio essere creatura in relazione. Con un Padre che mi ama, e che non puรฒ non avere cura di me e della mia vita. Mi sto dimenticando di essere figlia.
Il punto di svolta รจ nella mia interpretazione. Nei piccoli ma decisivi stadi di maturazione che il mio sguardo compie nel leggere la realtร . Non รจ il possesso a liberarmi dalla paura, dallโansia di essere al sicuro, perchรฉ stringere nodi non puรฒ liberare.
La pietra dโangolo, la sola chiave possibile รจ lโottica del dono: se scopro che ciรฒ che tengo fra le mani non รจ una proprietร che mi spetta ma un regalo prezioso che sono chiamata a custodire, raccoglierรฒ frutti gustosi e gratificanti. Spezzerรฒ vita con altre e altri, e, solo cosรฌ, la moltiplicherรฒ.
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Melania Condรฒ
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Fonte: Get up and Walk โ il vangelo quotidiano commentato