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Commento al Vangelo del 16 Marzo 2025 – Sussidio Quaresima CEI

Domenica 16 Marzo 2025 - II DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO C
Commento al brano del Vangelo di: Lc 9,28b-36

Videro la sua gloria (Lc 9,28b-36)

La seconda domenica di Quaresima, nella pedagogia battesimale, è divenuta quella dedicata alla Trasfigurazione di Gesù. Nella domenica precedente abbiamo visto Gesù tentato dal diavolo nel deserto, episodio evangelico ben calato nel contesto rituale dello scrutinio dei catecumeni, ai quali viene richiesto di rinunciare al satana, a tutte le sue opere e a tutte le sue seduzioni, e poi in quello della preghiera di esorcismo per la liberazione dal peccato originale.

Oggi il percorso di progressiva “illuminazione” degli “eletti” (cioè di coloro i cui nomi sono stati iscritti fra gli idonei al battesimo) prosegue con un secondo quadro che sembra rispondere e corrispondere specularmente al primo. Se infatti domenica scorsa veniva richiesta la rinuncia al male, oggi viene promesso il pegno di una ben maggiore ricompensa: se deponiamo le opere dell’uomo vecchio (cfr. Ef 4,22; Col 3,9) e lasciamo vivere Cristo in noi, l’effetto sarà la trasfigurazione della nostra stessa esistenza, meta alla quale il cristiano deve sempre tendere.

Anche il volto del battezzato viene illuminato dal riflesso del volto trasfigurato di Cristo, e la sua veste battesimale è «candida e sfolgorante» (Lc 9,29) nella luce pasquale del Signore Risorto: «guardate a Lui e sarete raggianti» (Sal 34,6), cantava già il salmista. E lo stesso Mosè, che sul monte della trasfigurazione conversa con Gesù insieme ad Elia, era noto per l’abbagliante splendore sul volto dopo aver incontrato Dio che gli aveva trasmesso il dono della legge per il popolo (cfr. Es 34,29-35). L’effetto della nuova vita battesimale, dunque, se messa a frutto con l’osservanza dei comandamenti, produce una metamorfosi: la trasfigurazione derivata dalla partecipazione alla vita divina.

La versione lucana della trasfigurazione di Gesù, che viene proclamata quest’anno, contiene la singolarità, nel tipico stile del terzo evangelista, di contestualizzare l’episodio anzitutto in un atteggiamento orante: infatti, «Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto» (Lc 9,28b-29a). La trasfigurazione avviene durante la preghiera e ne costituisce quasi una sua diretta conseguenza. L’esempio di Gesù trova accoglienza nel battezzato se questi coltiva una vita spirituale intensa e profonda: solo così egli potrà essere avvolto da un raggio di quella luce che investì i discepoli testimoni della trasfigurazione.

«Venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!”» (Lc 9,34-35). La preghiera diviene il canale comunicativo che fa sperimentare la presenza di Dio e rende possibile udire la sua voce, che invita a sua volta ad ascoltare sempre la Parola di Cristo.

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Il simbolo della nube come segno della manifestazione della gloria divina che si rende percepibile avvicinandosi all’uomo è anch’esso familiare alla tradizione biblica sull’esodo guidato da Mosè: si tratta di una nube dalla duplice funzione di fare sia ombra che luce.

Il cammino della vita cristiana, anche dopo l’evento fondante del battesimo, procederà in questo chiaroscuro, nel quale si alternano la luce della gioia e il buio della prova, lo splendore della verità e l’ombra del dubbio, il fulgore della fede e la tenebra della tentazione o della stanchezza. Ma tale cammino, compiuto con perseveranza fino alla fine, anche nelle salite o nei tunnel, permane un “pellegrinaggio di speranza”, verso la luce gloriosa della meta finale: la comunione alla gloria divina.

Commento al Vangelo tratto dal sussidio CEI al periodo di Quaresima/Pasqua 2025, scarica il file PDF completo.