Quando pensiamo alle Beatitudini ci viene piรน facilmente in mente il racconto magnifico e solenne del vangelo di Matteo, al capitolo quinto. Tu sul monte, nuovo Mosรจ, poni il fondamento della nuova legge. Il Vangelo di questa domenica riporta invece la versione di Luca. Apparentemente simili, ad una lettura appena piรน attenta ci accorgiamo che cambia molto, al punto che sembra la narrazione di un un episodio diverso.
Siamo in un luogo pianeggiante, laddove Matteo raccontava di una montagna. Si specifica che da quella montagna, da dove hai scelto i dodici, sei sceso. Qui le beatitudini sono quattro, in gergo tecnico vengono dette โmacarismiโ – dalla parola greca tradotta in โbeati” – mentre in Matteo sono otto piรน una. Sono seguite da quattro โguai!โ che saltano immediatamente allโocchio, anche perchรฉ ci fanno innervosire, e sono lรฌ per quello.
Lโaltra differenza che salta subito allโocchio รจ lโutilizzo del pronome personale โvoiโ. In Matteo proclami beati otto categorie che sono da definire, ed รจ possibile farlo solo a partore da Te. Sei Tu che Ti sei fatto povero, donando lo Spirito a noi. Sei Tu che piangi sopra il Tuo popolo, colui che รจ mite ed umile di cuore, il misericordioso che porta la pace. In buona sostanza sei Tu โbeatoโ e se siamo in Te lo divenimo anche noi. Lโultima beatitudine, la nona, si rivolge ai discepoli, alla comunitร perseguitata, ed introduce il โvoiโ.
Termine che invece รจ il protagonista nel racconto di Luca. Non a caso hai appena chiamato i dodici e si dice che Ti rivolgi proprio a loro. Implicitamente quindi parli anche a tutta la comunitร , e quindi a noi. Lโevangelista ha giร di fronte una chiesa perseguitata e che, convinta del Tuo imminente ritorno, in alcune cittร ha forse addirittura scelto di rinunciare ai beni materiali per poi andare finanziariamente in crisi – san Paolo lancerร la prima grande colletta del cristianesimo a favore della comunitร di Gerusalemme -.
La comunitร che annunci nel terzo Vangelo รจ perรฒ sempre e comunque una realtร povera, che conosce le lacrime e il bisogno, assieme alla calunnia. Un poโ il contrario di quello che tanti di noi vorrebbero, di quello che molti hanno cercato di costruire nei millenni.
Per poter dire โbeati voi poveriโ perรฒ ci sono almeno due condizioni: la prima รจ di essere scesi dal monte. Al punto che hai bisogno di alzare gli occhi verso i Tuoi discepoli. Certamente… si puรฒ dire โbeatoโ a chi piange, ha fame, รจ calunniato solo se si รจ piรน in basso, se si รจ piรน povero. Dirlo dalla cima del monte, dallโalto di un trono o di una cattedra non รจ credibile, fa venire giustamente voglia di scatenare la rivoluzione proletaria.
La seconda condizione รจ che non venga a mancare la speranza. Che รจ giร qualcosa di vivo nel nostro presente, lo chiami il โRegno di Dioโ, รจ giร il nostro oggi. La speranza che ci doni perรฒ รจ legata ad una promessa – non รจ qualcosa che ci siamo inventati noi per illuderci e illudere i poveri su di un futuro migliore -. Sei Tu che metti in gioco la Tua credibilitร , la credibilitร del Tuo amore, promettendo una ricompensa di gioia. Vorremmo dire che ci basta poterti amare nel presente, che non abbiamo bisogno di una ricompensa. Curiosamente la fede della Chiesa da secoli ci insegna che lโamore – anche quello per Te – invece ne ha bisogno. Abbiamo necessitร di saperci amati. E proprio perchรฉ amati sappiamo che grande sarร il Tuo dono.
don Claudio Bolognesi