TUTTI INVITATI,
TUTTI SULLA STRADA,
COME I DODICI
Vangelo che mette con le spalle al muro.
Mi proteggo da questo vangelo, pensandolo rivolto agli altri, invece siamo tutti inviati, tutti sulla strada, come i Dodici, per essere un dito puntato su Gesù, un evidenziatore, un faro su di lui.
E ci viene istintiva la scusa di Mosè: ma come Signore, mandi me balbuziente a parlare alla corte, si metteranno a ridere!
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O di Geremia:
sono troppo giovane; di Amos che protesta: sono solo un mandriano, sto dietro alle mucche.
Ma “l’annunciatore deve essere infinitamente piccolo, solo così l’annuncio sarà infinitamente grande” (G. Vannucci).
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Allora vado bene anch’io.
Perché il sacerdote Amasia non si lascia aiutare dal piccolo profeta?
Forse perché Dio brucia, e se l’accogli ti cambia la vita.
Io non ero profeta; ero un bovaro, un contadino, mi occupavo della vita. Ma il Signore mi ha “preso”. Confessa una chiamata che è quasi una violazione da parte di Dio. Il vangelo di oggi ci aiuta a farci “prendere”.
Per le strade di Galilea (ogni strada del mondo è Galilea) la gente vede arrivare, sotto il sole, due tipi strani, a piedi, più poveri di un povero, senza bisaccia e con solo un bastone.
Li vede venire a due a due, che non è la somma di uno più uno, ma è l’inizio della comunione, la prima cellula della comunità.
Ma così arriva il vangelo?
Così è venuto Cristo,
senza denaro,
senza borsa,
nudo sulla croce.
Aveva solo un bastone,
il legno della croce, piantato a sorreggere.
Più che sui contenuti da trasmettere, Gesù con i Dodici insiste sulle modalità di come si passa nel mondo: liberi e leggeri.
Il come si vive, è la vita. Prima si è visti,
poi si è ascoltati.
In tre anni di strade, olivi, lago, pane che non finisce, malati toccati e guariti, hanno appreso l’essenziale, hanno imparato Gesù.
Lui porteranno in giro per le strade.
Riassumo in due linee questo vangelo:
l’economia della piccolezza e quella della strada.
La piccolezza attraversa l’intera Bibbia e ne rappresenta l’anima profonda.
Quella di Abele,
delle donne sterili e madri,
di Giuseppe venduto dai fratelli,
di Amos e Geremia,
della stalla di Betlemme,
dei “beati i poveri”,
del granello di senape,
dei 12 che vanno senza niente fra le cose.
L’economia della piccolezza ci fa trovare profeti là dove
la grandezza vede solo piccoli contadini.
E poi l’economia della strada: che è libera ed è di tutti, che non domanda tessere, che ti apre orizzonti ed è sempre nuova.
Mettersi per strada è un inno alla libertà e alla fiducia. Un salmo cantato agli incontri che farai.
E i Dodici vanno,
più piccoli dei piccoli;
li ha messi sulla strada che non si ferma,
che verrà sempre incontro, che se li porterà con sé verso il cuore della vita.
Vanno,
profeti del sogno di Dio: quello di un mondo finalmente guarito;
ripulito dai demoni
che invecchiano il cuore giovane della vita.
Per gentile concessione di p. Ermes, fonte.