HomeVangelo del Giornop. Ermes Ronchi - Commento al Vangelo di martedì 4 Febbraio 2025

p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo di martedì 4 Febbraio 2025

Commento al brano del Vangelo di: Mc 5,21-43

UNA MANO CHE TI PRENDE PER MANO

C’è una casa a Cafarnao, dove la morte ha messo il nido. 

Una dimora importante, quella del capo della sinagoga, eppure impotente a garantire la vita di una bambina. 

Giairo ha preso il mantello ed è uscito, ha camminato in cerca di Gesù, e Gesù interrompe ciò che sta facendo e si mette a camminare con lui. Sulle frontiere tra la vita e la morte. 

- Pubblicità -

Stare con il dolore degli altri diventa uno dei gesti cristiani più rivoluzionari.

Perché il dolore, 
il dolore innocente? 

I figli di tanti Giairo muoiono in un’età in cui invece è d’obbligo fiorire, non soccombere. 

- Pubblicità -

Eppure Gesù non dà una risposta, dà altro: 
il dolore non domanda spiegazioni, ma condivisione: “e andò con lui”. 

Non temere, soltanto continua ad aver fede”, quella che ti ha fatto uscire di casa in cerca di aiuto e di ascolto. 

Ma come è possibile non temere, non essere nella paura quando la morte si è portata via il mio sole? 

Il contrario della paura non è il coraggio, è la fede, atto umanissimo che tende alla vita! 

Che dice: ho bisogno, mi fido, mi affido. Sulla tua parola getterò le reti, anzi: 
nelle tue mani getto la vita! 

Giunsero alla casa e vide gente che piangeva e gridava. disse loro: 

Perché piangete? 
Non è morta, ma dorme”.

Coloro che noi chiamiamo ‘mortidormono a questa vita nostra, ma in realtà sono stati presi per mano e si sono alzati, come la bimba di Giairo.

Lo deridono. 

Con quella derisione con cui dicono anche a noi: ma tu credi alla resurrezione? Ti illudi, non c’è niente dopo la morte. 

Ma la fede assicura che Dio è dei vivi e non dei morti, che dire Dio è dire risurrezione.

Gesù cacciò tutti fuori di casa. Caccia via quelli che non credono che Dio inonda di vita anche le strade della morte.

Gesù prende con sé il padre e la madre

Li prende con sé perché il tempo dell’amore è infinitamente più lungo del tempo della vita. 

La vita finisce ma l’amore no. E ciò che vince la morte non è la vita, è l’amore. 

Ogni bambino, dice alla mamma: tu non morirai mai!

Ed entrò dove era la bambina.

E non è solo la stanzetta interna della casa, è la stanza più oscura del mondo, quella senza luce
l’esperienza della morte, dove anche Gesù entrerà, per essere come noi.

Poi la prende per mano. Dio non è un dito puntato, ma una mano che ti prende per mano

E mostra che bisogna toccare la disperazione delle persone per poterle rialzare

Toccare le loro lacrime.

E le disse: “Talità kum. Bambina alzati”. 

Tocca a te farlo: 
rimettiti in piedi, 
sulle tue gambe, 
con le tue risorse. 

Qualunque sia il dolore che portiamo dentro, qualunque sia la morte che ci assedia, il Signore ripete: alzati!

E subito la bambina si alzò e camminava. 

Restituita all’abbraccio dei suoi, 
a una vita incamminata e verticale

Là dove ci siamo fermati, Dio continua a farci ripartire.

E ripete su ogni essere la benedizione delle antiche parole: Talità kum, giovane vita, alzati, rivivi, risplendi

E aggiunge: 

datele da mangiare, 
nutrite di sogni, 
di carezze e di fiducia 
il suo rinato cuore bambino
E ci rialzerà tutti, trascinandoci su, 
in alto, 
dentro la sua risurrezione.

Per gentile concessione di p. Ermes, fonte.

Articoli Correlati