HomeVangelo della DomenicaDon Luciano Labanca - Commento al Vangelo del 19 Gennaio 2025

Don Luciano Labanca – Commento al Vangelo del 19 Gennaio 2025

Domenica 19 Gennaio 2025 - II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C
Commento al brano del Vangelo di: Gv 2,1-11

Fino allโ€™orlo

La conclusione del brano evangelico di questa domenica ci fa immediatamente comprendere il perchรฉ venga proclamato proprio allโ€™inizio del Tempo Ordinario: รจ il primo dei segni compiuti da Gesรน, secondo la struttura del Vangelo di Giovanni. Nella tradizione della Chiesa, inoltre, รจ stato sempre associato alla solennitร  dellโ€™Epifania, in cui come in un unico mistero si ricordano i tre eventi di manifestazione della gloria di Gesรน: nellโ€™adorazione dei Magi, nel Battesimo e nella sua rivelazione alle nozze di Cana.

Questo segno, dunque, possiamo vederlo un poโ€™ come la porta per entrare nel tempo in cui, accompagnati dalla liturgia della Chiesa, mediteremo sul ministero pubblico di Gesรน. Prima di addentrarci nel segno, riprendendo ancora lโ€™espressione finale, ne troviamo spiegate le finalitร : รจ una manifestazione della sua gloria e suscita la fede nei suoi discepoli. Ogni segno, miracolo o prodigio di Gesรน nelle Scritture, ha sempre questa finalitร : รจ un dito puntato sulla vera identitร  di Gesรน, vero Dio e vero uomo, da conoscere, incontrare e adorare, e serve sempre a suscitare la fede in chi ne fa esperienza.

Tornando al segno di Cana, villaggio non lontano da Nazaret, prima di tutto ci colpisce il contesto: รจ una festa di nozze. In molte pagine delle Scritture, sia dellโ€™Antico che del Nuovo Testamento, il rapporto tra Dio e il suo popolo viene descritto secondo il paragone nuziale: Egli รจ lo sposo dellโ€™umanitร . Sorprende come nel racconto delle nozze di Cana non si parli degli sposi. La ragione รจ che il vero protagonista รจ Gesรน, unico e definitivo sposo dellโ€™umanitร .

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Accanto a Lui cโ€™รจ sua madre, probabilmente parente degli sposi. Venendo meno il vino, elemento fondamentale della gioia della festa, รจ proprio lei a prendere lโ€™iniziativa di parlarne al Figlio. Questa presenza sollecita e attenta di Maria, che troviamo allโ€™inizio del ministero pubblico di Gesรน, si ritroverร  di nuovo sotto la croce nel Vangelo di Giovanni e accompagna Gesรน anche nel tempo della Chiesa. Dante, il sommo poeta, nellโ€™ultimo canto del Paradiso, descrive in maniera magistrale questo ruolo di Maria: โ€œLa tua benignitร  non pur soccorre/ a chi domanda, ma molte fรฏate/ liberamente al dimandar precorreโ€ (Paradiso, Canto XXXIII, vv. 16-18). La sua sollecitudine รจ tale che spesso non cโ€™รจ bisogno di chiederle qualcosa, ma lei interviene liberamente ancora prima che le venga chiesto.

La risposta di Gesรน ha suscitato molte riflessioni nella storia dellโ€™interpretazione di questo testo: il figlio manca di rispetto a sua madre? Perchรฉ รจ cosรฌ rude nei suoi confronti? Lโ€™interpretazione che sembra piรน attendibile, tuttavia, รจ quella che richiama il linguaggio orientale, in cui qualcuno che vuole sottrarsi a una richiesta, lo fa porgendo unโ€™altra domanda. Questa lettura sarebbe confermata anche dalla motivazione addotta dal Maestro. La sua โ€œoraโ€, concetto centrale del linguaggio di Giovanni, non รจ ancora giunta. La gioia della festa dellโ€™umanitร  Gesรน potrร  ripristinarla soltanto nel momento della sua morte e resurrezione, quando finalmente sposerร  la Chiesa sulla croce.

Dopo questo richiamo di Gesรน al mistero della sua Pasqua, Maria invita i presenti โ€“ e con loro tutti noi โ€“ a realizzare ciรฒ che Lui dirร . Nel compimento della sua Parola cโ€™รจ la strada della vera gioia, della realizzazione della festa senza fine e Maria ce lo ricorda sempre di nuovo. Lei, con il sรฌ allโ€™angelo e lโ€™adesione costante alla volontร  del Padre, lโ€™ha vissuto in prima persona e ci invita a fare lo stesso.

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Gesรน dร  unโ€™istruzione semplice: si devono riempire dโ€™acqua le anfore, utilizzate per la purificazione rituale dei giudei. Il senso del gesto รจ chiaro: lโ€™umanitร  deve necessariamente metterci del suo, in tutto ciรฒ che puรฒ, โ€œfino allโ€™orloโ€, perchรฉ Dio possa fare la sua parte. Nella teologia scolastica si dice: gratia perficit naturam. La grazia porta a perfezione la natura. Con questa disponibilitร  a seguirlo e a fare umanamente tutto il necessario, si lascia a Gesรน la possibilitร  di compiere il resto: lโ€™acqua del nostro impegno umano, con il suo intervento divino, viene trasformata nel vino della grazia, che reca la gioia senza tramonto, proprio come il vino buono, che si distribuisce fino alla fine, cioรจ sempre.

Chiediamoci, allora, in questa domenica: nella mia vita umana e cristiana, posso dire di essere totalmente centrato sulla ricerca della volontร  di Dio, o piuttosto, desidero che Lui si pieghi ai miei desideri e alle mie aspettative? E poi, posso dire di aver riempito davvero la mia giara fino allโ€™orlo, nel senso di aver umanamente posto tutto il mio impegno in ciรฒ che sono chiamato a fare, sapendo che poi la grazia farร  il resto?

Per gentile concessione di don Luciano Labanca, dal suo sito.

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