La festa della vita langue. Manca il โsuperfluo necessarioโ, ciรฒ che nel nostro brano โ alle nozze di Cana โ viene identificato col vino, metafora di ciรฒ che rende la vita, Vita.
Ci accontentiamo di vite vuote, esistenze trascinate nella distrazione e nella coazione a ripetere, anestetizzate col narcotico del fare.
Abbiamo tutti bisogno di una voce che ci raggiunga e dica: attingete! O se vogliamo: โVieni fuoriโ come Gesรน disse allโamico Lazzaro. Che รจ come dire svegliati, diventa consapevole di ciรฒ che ti abita. Sappi chi sei, di quale sostanza sei fatto, della tua natura autentica. Tu-Sei. Semplicemente sei Essere, e non ciรฒ che fai e hai fatto, ciรฒ hai costruito, edificato, posseduto, professato e creduto. Attingi a questa veritร , abbi fede in questa tua sorgente interiore. Dโaltronde cosโaltro significa โcredere in Dioโ se non questo?
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Tu-Sei-Ciรฒ che rimane quando tutto il resto decade.
โNon andare fuori di te. Rientra in te stesso. ร nellโinterioritร dellโessere umano che abita la veritร โ (Agostino).
Una vita consumata โfuori di sรฉโ รจ mera esistenza.
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Dunque svegliati e attingi alla Vita che ti abita pare dirci il Maestro, indipendentemente dallโanfora che sei o credi dโessere. E quindi diventa creativo, generativo, metti in circolo lโamore facendo germogliare ciรฒ che tocchi e chi incontri.
Perchรฉ questa nostra avventura terrena possa trasformarsi in una festa-senza-fine ha in fondo bisogno di molto poco: uscire dallโillusione e cominciare a sbocciare investendo sulla parte migliore di sรฉ.
Per gentile concessione di don Paolo Scquizzato