Lo straordinario nellโordinario
Prima lettura (Is 62,1-5) e vangelo (Gv 2,1-12) presentano la simbolica nuziale quale cifra dellโincontro tra Dio e lโumanitร . In particolare, la celebrazione delle nozze รจ immagine che allude allโalleanza tra Dio e il suo popolo. Il testo evangelico non รจ un resoconto cronachistico e non รจ neppure riducibile a semplice racconto di miracolo, ma รจ una narrazione simbolica con significati cristologici e teologici significativi che ruotano attorno alla dinamica di continuitร e novitร dellโalleanza.
Il contesto in cui si colloca il testo profetico di Is 62,1-5 รจ quello della โrinascitaโ di Gerusalemme dopo le fine della deportazione babilonese. Rinascita in realtร auspicata, desiderata, profetizzata nella forma di un nuovo esodo (cf. Is 43,16-21), ma realizzata solo parzialmente e in maniera molto deludente: parecchi figli dโIsraele avevano preferito restare in terra babilonese dove avevano ormai avviato una nuova vita, sposandosi, avendo una casa, trovando un lavoro, e non avevano certo intenzione di precipitare di nuovo in una situazione di incertezza e densa di incognite affrontando un ritorno pieno di rischi e criticitร .
Ecco dunque che il profeta decide di non tacere, di alzare la voce e di non risparmiarsi, quasi per costringere lโaurora a spuntare, per spingere il sole a sorgere e affrettare cosรฌ unโalba per la cittร di Gerusalemme, unโalba che significhi un nuovo giorno finalmente di giustizia e di salvezza (62,1). Giustizia e salvezza che consistono nel ricongiungimento della sposa-Gerusalemme con il Signore-suo sposo e nel ricongiungimento con i suoi figli che finalmente ritornano dalla deportazione (62,5). Questo evento diverrร anche testimonianza per tutti i popoli che vedranno la gloria di Gerusalemme, nuovamente illuminata dalla luce e dallโamore del Signore cosรฌ che nessuno la potrร piรน chiamare โabbandonataโ o โdesolataโ, ma โsposataโ, donna-cittร in cui Dio pone il suo compiacimento e trova la sua gioia (62,3-4).
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Un elemento interessante che emerge dal testo รจ lโimmagine di Dio come amante gioioso, come giovane innamorato che sposa la donna che ama: โcome gioisce lo sposo per la sposa, cosรฌ il tuo Dio gioirร per teโ (62,5). La storia del popolo, e dunque della sposa-Gerusalemme, รจ stata travagliata e ha conosciuto allontanamenti, tradimenti, fatiche, ma qui il profeta afferma che ciรฒ che sta per avvenire non รจ tanto una riconciliazione dopo un periodo di crisi e di lontananza, ma รจ qualcosa di nuovo, di inaugurale, come รจ inaugurale, nuovo e traboccante di bellezza e di promessa di inebriante felicitร il giorno delle nozze, quello che il Cantico dei Cantici definisce โil giorno della gioia del cuoreโ (Ct 3,11).
Il testo โparla di giovani che si sposano, non di adulti che si riconcilianoโ (Alonso-Schรถkel) e se ci si riferisce al passato e alla situazione di abbandono e desolazione che Gerusalemme ha vissuto รจ solo per mettere ancor piรน in risalto la novitร e la freschezza dellโevento annunciato dal profeta. Le immagini dicono la capacitร di rinnovamento e ringiovanimento dellโamore. Lโamore รจ forza creatrice, leggerezza che rende giovani, luce che dona gioia, bellezza che promette felicitร . Alla gioia di Dio, descritta con toni esuberanti come in Sof 3,17, corrisponde la gioia di Gerusalemme che puรฒ riabbracciare il Signore-suo sposo e anche i suoi figli. Gerusalemme ritrova la sua dimensione sia coniugale che materna.
Il messaggio รจ somigliante a quello di Is 54,1-8 in cui a Gerusalemme รจ promessa una moltitudine di figli e il ricongiungimento con lo sposo. Qui perรฒ รจ opportuna unโannotazione di tipo testuale circa il v. 5 perchรฉ il lettore resterร certamente sbalordito al sentire che โcome un giovane sposa una vergine, cosรฌ ti sposeranno i tuoi figliโ (traduzione CEI). Se la prima immagine (un giovane che sposa una vergine) รจ ben in contesto, altrettanto non si puรฒ dire della seconda. Per questo il testo ebraico, che parla inequivocabilmente di โtuoi figliโ, รจ stato corretto per via congetturale in โil tuo costruttoreโ, cioรจ Dio stesso, risolvendo cosรฌ lโimbarazzante immagine di figli che sposano la madre.
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Tuttavia, si puรฒ mantenere il senso di โtuoi figliโ, ma accordando al verbo di cui essi sono soggetto non il senso di โsposareโ, bensรฌ quello di โprendere con sรฉโ. Ovvero, i tuoi figli โ Gerusalemme โ ti assicureranno protezione, cura, assistenza, ti saranno vicini, ti prenderanno con sรฉ. ร interessante, a questo punto ricordare lโipotesa avanzata da qualche studioso, che cioรจ il testo di Is 62,5, letto con questo significato, costituisca il sottofondo veterotestamentario di Gv 19,27, dove il discepolo amato prende con sรฉ la madre di Gesรน dopo che dalla croce Gesรน aveva rivolto a Maria le parole โDonna, ecco tuo figlioโ e al discepolo amato: โEcco tua madreโ (Gv 19,26-27).ย
Il rimando alla scena della croce dove รจ presente Maria รจ significativo perchรฉ ci consente di passare al brano evangelico odierno che nellโepisodio delle nozze di Cana vede anche lรฌ la presenza della madre di Gesรน e la mostra quale simbolo dellโIsraele fedele da cui viene il Messia, dunque la salvezza (โLa salvezza viene dai Giudeiโ: Gv 4,22). Sotto la croce Maria ritrova simbolicamente nel discepolo che Gesรน le affida come figlio, il suo stesso Figlio che vive in coloro che lo confessano risorto e credono in lui. Ovvero, in quella comunitร cristiana che dovrร sempre guardare a Israele come a una madre.
Il passo evangelico si apre (vv. 1-2) elencando le circostanze di tempo (il terzo giorno), di luogo (Cana di Galilea), di azione (le nozze), e di persone (Maria, Gesรน e i suoi discepoli) in cui si svolge la scena. Lโevento รจ uno sposalizio, un evento dunque comune, attinente alla quotidianitร , allโordinario dipanarsi delle vicende umane. Ed รจ in questo contesto cosรฌ ordinario che Gesรน โmanifestรฒ la sua gloriaโ (Gv 2,11). Il luogo dello straordinario รจ lโordinario; il manifestarsi del divino avviene nellโumano; la gloria di Dio si esprime, dirร lโintero IV vangelo, nellโamore. E quale migliore espressione della vitalitร dellโamore che uno sposalizio?
La partecipazione di Gesรน a un banchetto nuziale diviene โlโinizio dei segniโ: questa annotazione fornisce una chiave per leggere quanto avvenuto a Cana, ma piรน estesamente per rapportarsi alla realtร nello spazio della fede. La realtร vieneย risignificata, assume un valore ulteriore non esauribile nella fatticitร degli eventi, nella materialitร delle cose, nel senso letterale delle parole. Cosรฌ, โil terzo giornoโ diviene riferimento allโalleanza sinaitica avvenuta โil terzo giornoโ (Es 19,10-11.16) e profezia della resurrezione che avverrร โil terzo giornoโ (1Cor 15,4); lโimmagine delle nozze (gรกmos: vv. 1.2) evoca lโalleanza tra Dio e lโuomo (Os 1-3; Ger 2; Ez 16; Is 54,4-8; 61,10; 62,4-5); le sei (numero che denota imperfezione e incompiutezza) giare di pietra (come di pietra erano le tavole su cui era scolpita la legge mosaica), vuote, estremamente capienti e di fatto inamovibili, destinate alla purificazione dei Giudei, diventano segno dellโantica alleanza che Gesรน rinnova con quel vino buono che รจ riferimento ai beni messianici (Is 25,6).
La realtร รจ piรน della realtร : questo significa lโapproccio simbolico al reale. Ecco allora che anche la presenza di Maria a Cana, che il testo sottolinea essere precedente lโarrivo di Gesรน stesso e dei suoi discepoli (vv. 1-2), diviene riferimento allโIsraele che attende il Messia, alla Figlia di Sion chiamata a riconoscere il compimento dellโalleanza e lโinstaurazione del tempo messianico. Cosรฌ, le sue parole a Gesรน (โNon hanno piรน vinoโ: Gv 2,3) non sono una richiesta di miracolo e le sue parole ai servi (โQualunque cosa vi dica, fatelaโ: Gv 2,) non sono una mediazione, ma semplicemente mostrano Maria nella sua totale disponibilitร allโobbedienza quale figura dellโIsraele che accoglie le condizioni ancora sconosciute della nuova e definitiva alleanza che Dio stringe in Gesรน il Messia. In filigrana si puรฒ vedere il riferimento al passo di Es 24,7 e alle parole del popolo al momento della conclusione dellโalleanza sinaitica: โQuanto il Signore ha detto, noi loย faremoย e loย ascolteremoโ.
Lโacqua divenuta vino, e il vino โbuonoโ tenuto in serbo โfino ad oraโ (2,10), diventano a loro volta rimando simbolico alla storia che Dio, in Cristo, sta scrivendo nella storia umana. Ma il rapporto tra antico e nuovo non รจ di sostituzione, bensรฌ di novitร nella continuitร : il Messia ha bisogno delle giare di pietra e dellโacqua per poter offrite il vino buono. Senza quellโacqua non ci sarebbe neppure il vino buono. Si noti poi che Giovanni per designare il vino โbuonoโ usa lโaggettivoย kalรฒsย (2,10; lett. โbelloโ), termine usato altrove nel IV vangelo per indicare il pastore che รจ Gesรน (10,11.14) e le sue opere (10,32-33). Il rimando profondo รจ ancora alla pienezza del tempo messianico, alla salvezza, allโalleanza nuova. Cosรฌ come lo รจ la sovrabbondante quantitร di vino che viene servita ormai al termine del banchetto: sei giare โcontenenti ciascuna da ottanta a centoventi litriโ (2,6) significa qualcosa come circa seicento litri. Ma la profusione, lโeccesso, la sovrabbondanza รจ il segno dellโagire divino, del Dio che โdร lo Spirito senza misuraโ (Gv 3,34) del Dio che โcosรฌโ (Gv 3,13) ha amato il mondo, con lโincomprensibile prodigalitร di chi ama al punto di perdere se stesso per amore. Come un amante follemente innamorato della sua amata.
Per gentile concessione del Monastero di Bose