Come figura di speranza, il vescovo Gero di Savona-Noli ieri sera ha indicato Genesi 23: la trattativa di Abramo per comprare un sepolcro per la moglie Sara. La promessa di Dio si realizza, ma in un modo paradossale: in una porziuncola di terreno, in 400 sicli d’argento per l’acquisto di un luogo ove seppellire l’amata moglie.
Quella di Abramo è una povertà che si accontenta di gioire per il tutto in quel frammento. Gli basta una zolla di terra per vedere in compimento la Promessa, seppur in modi diversi da quelli attesi. Il tutto della presenza di Dio può essere riconosciuto anche in un singolo istante.
C’è un sano sapersi accontentare, che non è rassegnazione né ripiego, bensì mantenere vivo il desiderio di una vita abbondante (resistenza) pur mollando la presa (resa): abbandonarsi con fiducia alle mani di un A/altro e riconoscere che lì, in quel poco – in quel morire – si offre la desiderata abbondanza.
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«Il Signore lo aveva benedetto in tutto»: ecco come si compie la vicenda di Abramo che, compiuto il suo compito di dare degna sepoltura alla moglie, può consegnarsi, godere del matrimonio del figlio, ed essere sepolto infine da Isacco e Ismaele insieme.
La gioia del credente non è un banale lieto fine, non è un ottimismo buonista, né l’esito di una prestazione, ma il compimento silenzioso di una promessa in cammino, affidata alle nostre mani.
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia e in Filosofia ha conseguito il dottorato in Ontologia Trinitaria – Teologia all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI). È socio ordinario dell’Associazione Teologica Italiana. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain”. È docente nelle scuole secondarie della Liguria e di Teologia Fondamentale all’ISSRM di Foggia. È un Piccolo Fratello dell’Accoglienza.
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.
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