Immagina un gruppo di amici da vecchia data, un giorno arriva un nuovo compagno che parla con fierezza e si dimostra sicuro di sรฉ. Subito quelli un pรฒ piรน scettici e sospettosi lo guardano ironici e magari infastiditi pensano: โMa chi si crede di essere?โ.
ร un poโ quello che succede a Gesรน in questo brano di Luca. Torna in Galilea, pieno di Spirito Santo, e legge nella sinagoga: โLo Spirito del Signore รจ sopra di me; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai poveriโ. Allโinizio, tutti sono affascinati. Poi Gesรน aggiunge qualcosa che spiazza: โOggi si รจ compiuta questa Scritturaโ. Il loro stupore si trasforma in diffidenza: come puรฒ uno di noi, uno qualunque, dirsi inviato da Dio?
Noi siamo come quelli nella sinagoga. Abbiamo da poco celebrato il Natale, il mistero di Dio che si fa piccolo, vicino, โuno di noiโ. Eppure, fatichiamo ad accettare che Dio possa parlarci attraverso ciรฒ che รจ ordinario: una persona vicina, una situazione scomoda, un errore che ci insegna qualcosa. Come la gente di Nazaret, preferiamo cercare Dio altrove, in cose spettacolari o lontane.
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Basilio di Cesarea diceva: โChi รจ fedele nel poco vedrร il grandeโ. Ma noi spesso disprezziamo il โpocoโ: non vediamo valore nei gesti quotidiani, nelle relazioni che ci sfidano. Unโamicizia che si rompe, un malinteso in famiglia: sono come quella sinagoga, spazi dove Dio potrebbe parlare se solo fossimo disposti ad ascoltarlo davvero.
Il Vangelo ci sfida a guardare con occhi nuovi quello che viviamo. Se Gesรน si รจ incarnato per essere vicino, non sarร che anche oggi ci sta parlando attraverso quello che hai proprio davanti? Ti fidi di Lui abbastanza da accettare che il cambiamento possa partire dalle cose piรน semplici?
E tu, come reagisci quando qualcuno attorno a te prova a fare qualcosa di grande? Lo sostieni o lo schiacci con la tua indifferenza?
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don Domenico Bruno
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