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Commento al Vangelo del 12 Gennaio 2025 – Sussidio Avvento CEI

Domenica 12 Gennaio 2025 - BATTESIMO DEL SIGNORE – FESTA - ANNO C
Commento al brano del Vangelo di: Lc 3,15-16.21-22

Il Battesimo di Gesù al Giordano, celebrato nella liturgia di oggi, chiude il Tempo di natale. Il bambino nato a Betlemme di Giudea, manifestato ai magi, ora viene riconosciuto e mostrato dal Padre come il Cristo: unto di Spirito Santo e mandato per compiere la missione di salvezza.

Un Dio che consola

La liturgia della Parola di questa festa insiste sull’aspetto della manifestazione di Dio, così come era avvenuto per l’Epifania, con la quale si trova legata. La prima lettura, di Is 40,1-5.9-11, è tratta dal Deutero-Isaia (Is 40-55), testo attribuibile a un profeta anonimo che operò in Babilonia sul finire del tempo dell’esilio di Israele (terminato ufficialmente nel 538 a.C.). Egli intende consolare e spronare un popolo scoraggiato e disperato, invitandolo a credere che Dio non lo ha abbandonato e che è restato al suo fianco.

In particolare, i primi 11 versetti del cap. 40 descrivono in forma di prologo polifonico la missione del profeta. Dapprima (vv. 1-2) Dio si rivolge a un gruppo (profetico o angelico), comandando di annunciare la consolazione a Israele perché il tempo dell’esilio, visto come punizione per il peccato del popolo, è ormai giunto al suo termine.

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L’annuncio, incalzante e pressante, intende giungere al cuore del popolo (rappresentato da Gerusalemme), alla sua profondità, perché possa credere che quanto Dio promette sicuramente e prontamente lo realizzerà. Poi un membro del gruppo risponde all’invito di Dio (vv. 3-5), chiedendo al popolo di preparare nel deserto la via del Signore.

La missione di Dio e il suo respiro universale

In questo modo, il testo profetico annuncia a Israele un nuovo esodo, come quello dall’Egitto, segnato dall’azione potente e liberatrice di Dio a favore dei suoi. Tuttavia, il nuovo intervento del Signore avrà un respiro ancora più universale; infatti, la sua gloria sarà manifestata a ogni uomo.

Le parole di questi versetti saranno riprese nei Vangeli a proposito della predicazione del Battista, svolta in preparazione della manifestazione messianica di Gesù (Mt 3,3; Mc 1,2-3; Lc 3,4-6; Gv 1,23).

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Il messaggio di Gerusalemme

L’ultima parte del brano liturgico (vv. 9-11) pone al centro la Sion o Gerusalemme messaggera, la quale, dopo aver ricevuto la buona notizia della consolazione di Dio, deve diffonderla alle altre città della regione di Giuda.

Questo Signore si mostra sia come un guerriero vittorioso che porta le spoglie dei nemici di Israele, sia come un pastore premuroso che raduna, nutre e si prende cura del gregge del suo popolo. Questa immagine richiama Cristo buon pastore secondo Gv 10,11-18 ed è da vedere, nel contesto della liturgia odierna, in connessione con il manifestarsi sulla riva del Giordano di Gesù, Figlio di Dio venuto a portare la consolazione divina, prendendo su di sé la debolezza della condizione umana.

In Gesù Dio rivela il suo volto di Padre

Il testo del Vangelo di Lc 3,15-16.21-22 è da considerare in due diversi momenti. Infatti, i primi versetti (vv. 15-16) fanno parte del discorso del Battista alle folle (3,7-18) e sono una risposta alla loro domanda sull’identità di colui che parla e che svolge la sua attività di battezzatore sulle rive del Giordano per preparare la venuta di un altro.

Se il popolo mostra la ricerca del Messia, Giovanni non si lascia intrappolare dalle sue lusinghe e nega il proprio statuto messianico. La motivazione è basata sulla differenza tra il suo battesimo, amministrato con acqua, e quello di colui che deve venire, contrassegnato dallo Spirito e dal fuoco.

Il battesimo e la missione pubblica di Gesù

Finalmente, l’identità di colui che deve venire è manifestata nella scena del battesimo di Gesù. Il battesimo non è raccontato in dettaglio, ma è menzionato per mostrare la solidarietà di Gesù con il suo popolo e, di qui, con ogni uomo segnato dalla debolezza del peccato.

Il centro del racconto si trova in ciò che avviene dopo: l’apertura del cielo, la discesa dello Spirito e la voce celeste che proclama il battezzato come il Figlio amato. In Cristo, la comunicazione tra Dio e gli uomini è ristabilita, e la discesa dello Spirito annuncia il suo profilo di inviato di Dio per una missione.

Un’acqua che rinnova mediante lo Spirito

Il brano della seconda lettura, tratto da Tt 2,11-14.3,4-7, indica il passaggio dal battesimo di Gesù, sua manifestazione all’inizio del ministero, al nostro lavacro di rigenerazione e di rinnovamento.

La prima parte del testo può essere compresa come una professione di fede battesimale che unisce la prospettiva cristologica con quella morale. La seconda parte richiama esplicitamente il battesimo dei credenti in Cristo, sottolineando che la salvezza di Dio si è manifestata per pura misericordia attraverso il lavacro battesimale nello Spirito.

Così, i credenti sono chiamati a riscoprire il loro battesimo come l’inizio di un’esistenza nuova, animata dallo Spirito e segnata dalla speranza che non muore.

Brano del Vangelo di Lc 3,15-16.21-22 semplificato:

GESÙ VA AL FIUME GIORDANO DA GIOVANNI BATTISTA PERCHÉ VUOLE IL BATTESIMO. GIOVANNI BATTISTA NON VUOLE BATTEZZARE GESÙ E DICE A GESÙ: «TU PUOI BATTEZZARE LE PERSONE. PERCHÉ VIENI DA ME PER IL BATTESIMO?». GESÙ DICE A GIOVANNI BATTISTA: «BISOGNA FARE QUELLO CHE VUOLE DIO». GIOVANNI BATTEZZA GESÙ E SUBITO SI APRONO I CIELI E SCENDE LO SPIRITO SANTO IN FORMA DI UNA COLOMBA SU GESÙ. LA VOCE DI DIO DAL CIELO DICE: «GESÙ È IL MIO FIGLIO AMATISSIMO».

Commento al Vangelo tratto dal sussidio CEI al periodo di Avvento/Natale 2024, scarica il file PDF completo.

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