ร tempo, รจ giunta lโora, ed รจ questa, di creare un argine ai nostri pensieri, di avere il coraggio di fermarsi almeno dieci minuti davanti al mistero di questo Dio che viene. Quanto Natali abbiamo celebrato? E quanto, ancora, rischiamo di dimenticare il festeggiato?
Bello potersi trovare, bello avere speranza, bello fare e ricevere regali. Ma bello soprattutto dire del bene di quanto Dio sta facendo, intessendo la sua Storia dโamore nelle nostre piccole storie. Fare come Zaccaria che, dopo nove mesi di silenzio forzato, ha imparato a vedere oltre.
Imparassimo a tacere almeno un poco per accogliere e riconoscere lโopera di Dio in noi e accanto a noi! Prepariamoci, allora, benedicendo anche noi Dio, cioรจ dicendo del bene, riconoscendo il bene, operando il bene. Ci avviamo a celebrare ancora, qui e oggi, lo stupore di un Dio che diventa uomo, affinchรฉ lโuomo diventi come Dio.
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Per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza. Perchรฉ tutti abbiamo urgente bisogno di essere salvati, non scherziamo. Ma per poter essere salvati occorre prima ammettere di esserci perduti, di non essere capaci, da soli, di trovare il tesoro nascosto, di dare senso profondo e compiuto alle nostre irrequiete e irascibili vite, di fiorire.
E cosรฌ appare il mondo in questo ennesimo Natale: perso, ma inconsapevole di esserlo per davvero. Cosรฌ mettiamo fra parentesi le nostre paure profonde e ci stordiamo di canti da pelle dโoca, luci e tante tante illusioni.
Mentre la salvezza si rende accessibile, a portata di mano, basta alzare lo sguardo. Vengano i Giovanni Battista a farci conoscere la salvezza, vengano a scuoterci dai nostri stucchevoli buonismi, per portarci a contemplare lโinaudito di un Dio che diventa accessibile, che si fa fragile neonato consegnato alla nostra indifferenza.
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Poche ore: รจ tempo di partire, รจ tempo di metterci in strada.
FONTE: Diario di Avvento (Alumera)
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