Luca continua, nel suo vangelo, la narrazione in parallelo tra la storia di Giovanni e quella di Gesรน. Nella pagina evangelica di oggi, alla vigilia del Natale, che celebra e racconta la nascita di Gesรน, troviamo la nascita del Battista.
Al centro del racconto รจ, tuttavia, posta la figura di Elisabetta con la forza del suo โnoโ: ยซNo, si chiamerร Giovanniยป.
Con questo โnoโ Elisabetta esprime la sua fede e la sua obbedienza a Dio. Riconosce che il frutto del suo seno viene dall’Altissimo e non dalla carne. ร un dono ricevuto. Per questo il suo nome deve essere Giovanni, quel nome indicato dall’angelo; un nome non in linea di successione secondo la carne, secondo una tradizione genealogica familiare, ma secondo il progetto di Dio. Giovanni, infatti, significa โdono del Signoreโ.
- Pubblicitร -
Elisabetta aderisce al progetto di Dio con il suo โnoโ, testimoniando, di fronte a tutti, che il Signore non chiede solo di essere passivamente disponibili alla sua volontร , ma che chiede l’adesione del cuore e della fede degli uomini e delle donne che egli chiama. Di fronte al silenzio di Zaccaria รจ lei che, con questo โnoโ, proclama la fede in Dio, che lo riconosce Signore.
Elisabetta rompe con una tradizione, per proclamare la novitร di Dio, che anticipa quella radicale che tra pochi mesi si compirร nella nascita di Gesรน da Maria.
Il bambino nato da lei e da Zaccaria, Giovanni, ha una vocazione speciale, รจ il precursore; con la sua nascita, la sua vita e la sua morte. ร ยซvoce di uno che grida nel deserto: โPreparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieriโยป (Lc 3, 4).
Per riflettere
L’esperienza di Elisabetta รจ un richiamo per noi e ci interpella. Quali โnoโ siamo capaci di dire? Quali โnoโ dobbiamo dire per rimanere fedeli al progetto di Dio, alla sua chiamata, alla nostra vocazione, alla nostra adesione di fede, alla nostra testimonianza nel mondo di oggi?
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per lโEvangelizzazione e la Catechesi