โChe cosa dobbiamo fare?โ domandano a Giovanni Battista.
Ed egli risponde: โdate, non esigete, non trattenete, non maltrattate, non estorceteโ.
Cโรจ solo un compito cui sono chiamato: diventare piรน umano. Scoprendo chi sono, e vivendo di conseguenza. Per potermi cosรฌ accorgere che lโaltro viene prima di me e che la sua povertร รจ il prezzo che sta pagando per assicurare la mia ricchezza. La sua fame qualcosa di necessario per la mia sazietร .
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Cโรจ solo un modo per stemperare il male dentro e fuori di noi: opporgli gesti di bene. Coltivare lร dove รจ possibile relazioni di pace, gesti di luce, atteggiamenti dโaccoglienza, investendo sulla giustizia. Sarร il momento in cui daremo volto al Dio senza volto, e saremo la sua carne nel quotidiano vivere. Il Natale non sarร piรน dunque reminiscenza dโun evento passato, ma stupore dโun mondo rinnovato.
A noi dunque il compito di essere presenza di Dio qui ed ora, ma con una consapevolezza altra rispetto a quella raggiunta da Giovanni nel brano evangelico odierno. Egli promette che โverrร uno che battezzerร in spirito santo. E pulirร la sua aia per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerร la paglia con un fuoco inestinguibileโ. A parlare qui รจ il profeta che richiama ad una giustizia radicale ma orfana della misericordia. E noi sappiamo come la giustizia senza lโamore risulta il peggiore dei mali. Come lโamore senza giustizia รจ il piรน banale dei sentimenti.
Gesรน alla sua venuta non avrebbe provveduto di fatto ad alcuna pulizia, dividendo tra grano e paglia, buoni e cattivi, santi e peccatori. Semplicemente perchรฉ il suo Dio non distrugge nessuno, e non premia alcuno. Come il roveto ardente da cui il Mistero si comunicรฒ a Mosรจ, lโamore incarnato brucia e non consuma, ama e non trattiene, perdona e lascia liberi.
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Per gentile concessione di don Paolo Scquizzato