Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 15 Dicembre 2024.
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Gioia, un dono da accogliere
Cosa chiede lโuomo alla vita se non la felicitร ? La Bibbia ebraica impiega qualcosa come ventisette sinonimi per esprimere i sentimenti di gioia. Nulla di piรน contrario alla Bibbia dunque della religione del dolorismo, della musoneria, delle facce corrucciate che sโintravedono a volte anche nelle nostre assemblee domenicali.
Ma come giungere alla gioia? Bastano la ricchezza, la buona salute, il successo? Chi puรฒ essere considerato realmente beato?
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A questa domanda lโisraelita dei tempi piรน remoti rispondeva: felice รจ colui che gode dei frutti del suo campo (Is 9,2), che rallegra il suo cuore con il vino (Gdc 9,13), che ha una famiglia unita (Dt 12,7) e prole numerosa (1 Sam 2,1.5); felice รจ il popolo che ottiene una vittoria militare (1 Sam 18,6), che contempla la propria cittร ricostruita (Ne 12,43), che festeggia con inni, musiche e danze gli abbondanti raccolti che Dio gli ha concesso (Dt 16,11.14). Tutto questo โ lo sappiamo โ non basta.
Con le nostre scaltrezze, i nostri accorgimenti, i nostri sforzi possiamo sรฌ raggiungere lโallegria, il buon umore, lโeuforia, lโilaritร , il piacere, il divertimento, ma non la gioia. Questa รจ frutto dello Spirito e noi possiamo soltanto accoglierla, come un dono.
Possiamo, perรฒ, frapporre ostacoli: le letture di oggi ci aiuteranno ad identificarli per poterli rimuovere.
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Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โAlleluia, viene in mezzo a noi il Dio della gioiaโ.
Prima Letturaย (Sof 3,14-18a)
14ย Gioisci, figlia di Sion,
esulta, Israele,
e rallegrati con tutto il cuore,
figlia di Gerusalemme!
15ย Il Signore ha revocato la tua condanna,
ha disperso il tuo nemico.
Re dโIsraele รจ il Signore in mezzo a te,
tu non vedrai piรน la sventura.
16ย In quel giorno si dirร a Gerusalemme:
โNon temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia!
17ย Il Signore tuo Dio in mezzo a te
รจ un salvatore potente.
Esulterร di gioia per te,
ti rinnoverร con il suo amore,
si rallegrerร per te con grida di gioia,
18ย come nei giorni di festaโ.
โGuai a Gerusalemme, cittร ribelle! I suoi capi sono leoni ruggenti, i suoi giudici sono lupi della sera. I suoi profeti sono boriosi, uomini fraudolenti. I suoi sacerdoti profanano le cose sacre, violano la leggeโ (Sof 3,1-4). Cosรฌ inizia il terzo capitolo del libro di Sofonia dal quale รจ tratta la nostra lettura.
Siamo in uno dei momenti piรน difficili della storia dโIsraele. In Gerusalemme tutti sono corrotti: il re, i sacerdoti, i profeti e i giudici; il popolo ha abbandonato la fede e tradito il suo Dio.
Che fare in una simile situazione? Sofonia non ha alternativa: comincia a minacciare catastrofi. Le prime parole che pronuncia, in nome del Signore, sono: โTutto farรฒ sparire dalla terra. Distruggerรฒ uomini e bestie. Sterminerรฒ lโuomo dalla terraโ (Sof. 1,2-3). Poi continua: sta per giungere il giorno del castigo, โgiorno dโira, dโangoscia, di afflizione, di rovina, di sterminio, di tenebre, di caligine, di nubi, di oscuritร , di squilli di tromba e di allarmiโ (Sof 1,15-16) e avanti su questo tono fino quasi alla fine del suo libro. Poi, improvvisamente, ecco la profezia contenuta nella nostra lettura.
Rivolto al popolo esclama: โGioisci, esulta, sii felice, rallegrati con tutto il cuore!โ (v.14), โnon temere, non lasciarti cadere le braccia!โ (v.16).
Il cambiamento di tono รจ tanto evidente quanto inatteso e inspiegabile. Come mai dalle minacce il profeta passa allโinvito alla gioia, alla serenitร , alla fiducia? Cosโรจ accaduto, cosโรจ cambiato in Gerusalemme? Il popolo si รจ forse convertito, ha cambiato vita, ha fatto penitenza?
No. La ragione รจ unโaltra: il Signore ha revocato la condanna. Gerusalemme non verrร punita, non sarร colta da alcuna sventura (v.15). Eโ stata una sposa infedele โ รจ vero โ ha tradito il suo Dio, ma egli non lโallontanerร da lui per sempre. La โrinnoverร con il suo amoreโ (v.17) e lei tornerร ad essere bella come una giovinetta, diverrร la consolazione del suo sposo che con lei sarร felice, โesulterร di gioiaโฆ si rallegrerร con grida di gioiaโ (vv.17-18).
E i castighi minacciati? Da questo testo risulta evidente in che consiste il giorno dellโira di Dio. Non รจ il momento in cui egli perde la pazienza, si arrabbia per la malvagitร degli uomini e decide di punirli; รจ il giorno in cui riesce finalmente a far trionfare il suo amore.
Lโira di Dio non si scaglia contro il peccatore, ma contro il peccato.
Dio compie solo opere di salvezza.
Il profeta Sofonia, vissuto in un tempo in cui il suo popolo era vicino alla rovina, annuncia la vittoria dellโamore di Dio sul peccato e la trasformazione radicale della situazione sociale, politica e religiosa. Ecco la ragione per cui invita tutti i poveri del paese a gioire.
Questa profezia รจ importante perchรฉ Luca la utilizza per descrivere lโannunciazione a Maria. Le espressioni: Rallegrati, non aver paura, il Signore รจ dentro di te sono le stesse che lโangelo rivolgerร a Maria. Lโevangelista le riprende per dirci che la profezia si รจ realizzata quando in Maria il figlio di Dio ha preso la nostra forma mortale. In Gesรน di Nazareth, Dio รจ realmente venuto ad abitare in mezzo al suo popolo, ha portato la salvezza e con essa la pienezza della gioia.
La paura puรฒ avere una funzione positiva nella nostra vita: segnala gli effetti pericolosi che derivano dalle scelte insensate, suggerisce ponderazione e induce alla saggezza. Anche Sofonia รจ ricorso alle minacce. Lo ha fatto per denunciare la miseria morale del suo popolo e per mettere in guardia dai disastri che ne sarebbero derivati.
Ma cโรจ una paura che causa solo angosce e fobie, che introduce in una visione negativa e pessimistica della vita, che porta alla depressione, che fa ripiegare sui rimorsi e fa intravedere un Dio giustiziere che aspetta lโuomo per la resa dei conti. Questa paura fa il gioco degli atei e dei miscredenti i quali incitano ad abbandonare questa fede che blocca la crescita, impedisce la realizzazione e la felicitร dellโuomo.
Salutare รจ solo la paura che deriva dalla percezione, chiara e immediata, delle conseguenze negative delle scelte di peccato. Tuttavia, perchรฉ possa essere di aiuto, deve essere collocata allโinterno del progetto di salvezza di Dio, deve essere affiancata e sostenuta dalla ferma convinzione che lโamore di Dio finirร comunque per prevalere, deve โ come ci suggerisce la lettura di oggi โ sfociare sempre nella gioia.
Seconda Lettura (Fil 4,4-7)
Fratelli,ย 4ย rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi.
5ย La vostra affabilitร sia nota a tutti gli uomini. Il Signore รจ vicino!
6ย Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessitร esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti;ย 7ย e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirร i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesรน.
Quando scrive alla comunitร di Filippi, Paolo si trova a Efeso. Eโ in carcere a causa del Vangelo e avrebbe tutte le ragioni per essere triste e abbattuto. Invece, nella sua lettera ritorna, come un ritornello, lโinvito alla gioia. Un invito che compare la prima volta dopo che lโApostolo ha accennato alla sua condizione di prigioniero: se anche dovessi dare la vita per la vostra fede โ dice ai Filippesi โ io sarei contento e ne gioirei, โallo stesso modo anche voi godetene e rallegratevi con meโ (Fil 2,17-18). Nel seguito della lettera espone i suoi progetti apostolici e poi riprende il tema della gioia: โFratelli miei, siate lieti nel Signore!โ (Fil 3,1). Infine ecco lโesortazione ancora piรน esplicita e insistente, ripresa nella lettura di oggi: โRallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi!โ (v.4).
Qual รจ il motivo della gioia dei Filippesi?
Non il successo nella vita, la buona salute, il buon andamento dellโeconomia, lโassenza di preoccupazioni (Paolo ed i Filippesi ne avevano quante ne abbiamo noi oggi), ma la certezza che โil Signore รจ vicinoโ. Questo รจ il pensiero che accompagna il cristiano e che lo rende affabile, gentile, generoso nei confronti di tutti (v.5).
La fede dร la certezza che tutto ciรฒ che accade non sfugge al progetto di Dio e tutto quindi andrร a finire bene. Chi รจ animato da questa fiducia non dispera mai, non si lascia prendere dallโansia nรฉ turbare dallโangoscia, ma espone al Signore ogni sua necessitร nella preghiera (v. 6) e da questa unione con Dio ottiene come dono la pace.
Vangeloย (Lc 3,10-18)
10ย Le folle interrogavano Giovanni: โChe cosa dobbiamo fare?โ.ย 11ย Rispondeva: โChi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettantoโ.ย 12ย Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: โMaestro, che dobbiamo fare?โ.ย 13ย Ed egli disse loro: โNon esigete nulla di piรน di quanto vi รจ stato fissatoโ.ย 14ย Lo interrogavano anche alcuni soldati: โE noi che dobbiamo fare?โ. Rispose: โNon maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre pagheโ.ย 15ย Poichรฉ il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo,ย 16ย Giovanni rispose a tutti dicendo: โIo vi battezzo con acqua; ma viene uno che รจ piรน forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerร in Spirito Santo e fuoco.ย 17ย Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerร con fuoco inestinguibileโ.
18ย Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella.
โRazza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire allโira imminente? La scure รจ giร posta alla radice degli alberi; ogni albero che non porta buon frutto, sarร tagliato e buttato nel fuocoโ (Lc 3,7.9). ร con queste parole severe che Giovanni accoglie quanti vanno da lui a farsi battezzare. Avrร anche ragione, ma di certo le sue minacce non sembrano una โbuona notiziaโ e neppure sono in armonia con il tema della gioia che caratterizza le letture di questa domenica.
โFate opere degne della conversione!โ โ ripete alle folle (Lc 3,8). Va bene, ma quali sono queste opere? La gente semplice, alla quale si rivolge, si aspetta proposte chiare, non discorsi astratti e generici.
Nella prima parte del Vangelo di oggi (vv.10-14) compaiono tre gruppi di persone โ il popolo, i pubblicani, i soldati โ che vanno dal Battista per avere indicazioni concrete. Si tratta di uno schema ternario di domande e risposte che serve per presentare situazioni esemplari (Cfr. Lc 9,57-62). Eโ un artificio letterario che invita ad applicare il principio ascetico indicato dal Battista ad altri casi simili.
La domanda: โCosa dobbiamo fare?โ รจ ripresa piรน volte nellโopera di Luca (At 2,37; 16,30; 22,10). Indica la completa disponibilitร ad accogliere la volontร di Dio da parte di chi si rende conto di essere andato fuori strada, รจ deciso a cambiare vita e chiede unโindicazione sul cammino da intraprendere.
Immaginiamo che qualcuno di noi, desideroso di prepararsi bene al Natale, rivolga questa medesima domanda a coloro che consideriamo โespertiโ in campo religioso (il catechista, lโoperatore pastorale, la suora, il prete). Cosa ci risponderebbero?
Qualcuno suggerirebbe di aiutare un fratello che รจ in difficoltร o di visitare un ammalato, ma avremmo anche altre risposte: โRecita ogni giorno il rosarioโ; โDiโ tre Salveโregina prima di addormentartiโ; โVatti a confessareโโฆ Si tratta di consigli buoni โ intendiamoci โ tuttavia il Battista non sceglie questo cammino. Non suggerisce nulla di specificamente โreligiosoโ, non raccomanda pratiche devozionali, cerimonie penitenziali (imposizione di ceneri, digiuni, preghiere, ritiri spirituali nel deserto). Esige qualcosa di molto concreto: una revisione radicale della propria vita a partire dal principio etico dellโamore al fratello.
Al popolo dice: โChi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha e chi ha da mangiare faccia altrettantoโ (vv.10-11).
Domenica scorsa il Battista ha invitato a rivedere il rapporto con Dio se si vuole preparare la venuta del Messia. Ha chiesto un cambiamento nel modo di pensare e di agire per avere il perdono dei peccati (Lc 1,3). Oggi mette a fuoco il nuovo rapporto che si deve instaurare con il prossimo. Amore, solidarietร , condivisione, rimozione delle disuguaglianze e degli abusi di potere sono le parole chiave del suo discorso.
Non si puรฒ certo accusare il Battista di mancanza di chiarezza. Le preghiere e le devozioni vanno bene, purchรฉ non si trasformino in alibi, purchรฉ non siano impiegate come espedienti per sfuggire alla richiesta di condivisione dei beni con i piรน bisognosi.
Ci raduniamo volentieri per pregare, per cantare, ma quando ci viene chiesto di mettere a disposizione dei fratelli i beni che possediamoโฆ tutti i nostri entusiasmi religiosi svaniscono, di colpo. Eppure il Battista รจ ancora โcomprensivoโ nei confronti della debolezza umana. Dice: โSe hai due tuniche danne una a chi non ne haโ. Dai suoi discepoli Gesรน esigerร ancora di piรน: โA chi ti porta via il mantello, dagli anche la tunica!โ (Lc 6,29).
In seguito si presentano da Giovanni i pubblicani.
Sono coloro che esercitano la professione piรน odiata dal popolo: riscuotono le tasse e sono dei collaborazionisti con il sistema oppressivo dei romani. Arricchiscono estorcendo denaro dai piรน deboli e indifesi. A costoro il Battista non chiede di cambiare professione, ma di non approfittarsi del loro mestiere per sfruttare i piรน poveri.
Forse pensiamo di non avere nulla a che vedere con questa professione. Invece โ dobbiamo ammetterlo โ ci comportiamo da โpubblicaniโ quando, ad esempio, raggiunta una posizione di prestigio, esigiamo parcelle elevatissime per le nostre prestazioni, adducendo magari come giustificazione: โSono queste le tariffe stabiliteโ.
Il pubblicano รจ il simbolo di colui che maneggia il denaro in modo โdisinvoltoโ. Pubblicano รจ chi compra e vende senza scrupoli pensando solo al proprio tornaconto; รจ chi, con abili raggiri, riesce ad imbrogliare le persone semplici, chi evade le tasse, chi ordisce truffe ai danni dello Stato, chi approfitta dellโingenuitร del povero per sfruttarlo ed arricchirsi.
Chi si comporta da โpubblicanoโ non puรฒ certo prepararsi al Natale solo con qualche preghiera.
Gli ultimi a chiedere consigli al Battista sono i soldati. Ci aspetteremmo che Giovanni consigliasse loro di spogliarsi della divisa, di gettare immediatamente le armi e di rifiutarsi di combattere. Ma anche qui egli si mostra โtolleranteโ. Gesรน sarร piรน radicale e proibirร qualunque ricorso alla violenza. Dirร al discepolo: โNon opporti al malvagio; anzi, se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche lโaltraโ (Mt 5,39).
I soldati di quel tempo erano mal pagati ed allora che facevano? Avendo le armi in mano, approfittavano della loro forza per malmenare la gente, molestare le donne, estorcere denaro ed imporre servizi duri e umilianti ai piรน deboli, angariare i poveri contadini e costringerli a portare carichi. A costoro il Battista chiede che non maltrattino nessuno e che si accontentino delle loro paghe.
I soldati sono il simbolo di coloro che possono abusare della loro forza. Chi sโapprofitta del posto che occupa, della professione che svolge per dominare e sopraffare i piรน deboli si comporta da โsoldatoโ (di quel tempo, naturalmente) ed รจ invitato a rivedere il suo comportamento se vuole prepararsi alla venuta del Signore.
Nella seconda parte del Vangelo (vv.15-18) il Battista riprende il suo linguaggio apparentemente duro, rigoroso, quasi intollerante. Parla di separazione del buon grano dalla pula e minaccia la distruzione di questa nel fuoco inestinguibile. Sembra che ai peccatori non lasci alcun margine per esultare: li attende โ assicura โ ed รจ imminente, un terribile giudizio di Dio.
Eppure il severo discorso di Giovanni รจ concluso dallโevangelista con una frase sorprendente: โCon queste e molte altre parole di consolazione egli annunziava al popolo la buona novellaโ (v.18).
Avete capito bene: parole di consolazione (รจ questa la traduzione corretta del verbo parakaleo). Per Luca il messaggio del Battista รจ buona novella, รจ una notizia lieta, รจ la promessa di un evento felice.
Il modo di esprimersi di Giovanni forse non รจ conforme alla nostra sensibilitร attuale, non รจ nรฉ dolce nรฉ tenero, eppure ciรฒ che vuole comunicare รจ gioia e speranza. Se consideriamo con attenzione il testo, verifichiamo che egli non promette alcun castigo di Dio, parla solo della venuta dello Spirito Santo e del fuoco che annienterร la pula.
Lโacqua pulisce, ma puรฒ anche uccidere, puรฒ sommergere e far affogare. Quando immergeva nel fiume Giordano coloro che venivano a farsi battezzare da lui, Giovanni compiva un gesto che significava purificazione dalle macchie di peccato e morte alla vita passata. Nulla piรน. Il suo era un battesimo imperfetto, incompleto โ e di questo il precursore era perfettamente cosciente. Sapeva che lโacqua che egli impiegava era un bagno esteriore.
Per divenire linfa vitale lโacqua deve essere assorbita dalle piante, deve essere bevuta e assimilata dagli animali e dagli uomini.
Il battesimo di Gesรน non รจ unโacqua che pulisce di fuori, รจ acqua che penetra dentro, ravviva e trasforma. Eโ acqua che diviene in chi la beve โsorgente che zampilla per la vita eternaโ (Gv 4,14). Eโ il suo Spirito, รจ la forza di Dio che trasforma lโuomo vecchio in creatura nuova. Eโ il compimento della profezia di Ezechiele: โVi aspergerรฒ con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherรฒ da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vi darรฒ un cuore nuovo, metterรฒ dentro di voi uno spirito nuovo, toglierรฒ da voi il cuore di pietra e vi darรฒ un cuore di carne. Porrรฒ il mio spirito dentro di voi e vi farรฒ vivere secondo i miei statuti e vi farรฒ osservare e mettere in pratica le mie leggiโ (Ez 36,25-27).
A questo punto diviene chiara anche lโimmagine del fuoco. Ne parlerร in seguito Gesรน stesso: โSono venuto a portare il fuoco sulla terra, e vorrei davvero che fosse giร acceso!โ (Lc 12,49). Non รจ il fuoco preparato per punire i peccatori impenitenti. Lโunico fuoco che Dio conosce รจ quello portato sulla terra da Gesรน, รจ lo Spirito che rinnova la faccia della terra (Sal 104,1). Scenderร dal cielo nella Pentecoste (At 2,3) e unirร gli uomini in unโunica lingua, quella dellโamore.
Sarร questo il fuoco che purificherร il mondo da tutto il male, che annienterร ogni โpulaโ.
Non sono i peccatori dunque che devono temere la venuta di Cristo, ma il peccato del quale รจ annunciata la distruzione. I peccatori devono solo rallegrarsi perchรฉ per loro รจ giunta la liberazione dal male che li tiene schiavi.
Ci sono molte allegrie che non sono cristiane. Il Battista indica il cammino per lasciarsi riempire il cuore della vera gioia: preparare la venuta del Signore nella propria vita mediante la condivisione dei beni con i poveri e mediante il rifiuto di ogni forma di abuso, di sopraffazione, di prevaricazione nei confronti del fratello.