“Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse (…)”.
Se volessimo racchiudere in un solo versetto la definizione di guastafeste, potremmo usare esattamente il primo versetto del Vangelo di oggi. Gesù è percepito come qualcuno che ci distoglie dall’incanto delle nostre illusioni, che rovina le nostre discussioni, che demolisce quelle che a noi sembrano le priorità.
Ascolta “don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 26 Novembre 2024” su Spreaker.Egli non lo fa per dispetto ma per totale affetto. Infatti, solo chi ti ama ti aiuta a rimettere i piedi per terra e a capire che ci sono cose su cui investiamo la nostra vita che inevitabilmente finiranno, e altre invece che sono incorruttibili. Scegliere tra la prima e la seconda è il vero affare della vita.
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Ma gli ascoltatori sembrano conservare più una curiosità apocalittica sulla vita, pensando che persino la fine in fondo è uno spettacolo a cui partecipare. Gesù ribalta questa loro convinzione facendo loro comprendere che la fine non coincide mai con ciò che noi consideriamo fine.
Infatti, rivoluzioni, guerre, terremoti, carestie e pestilenze possono essere fatti drammatici che ci ricordano che siamo creature finite, ma non per forza esse sono davvero la fine. Basta guardare la storia per accorgerci come dopo molti di questi eventi è seguita una rinascita.
La nostra vita è attraversata da eventi che ci ricordano la nostra finitudine, ma invece di pensare che tutto sia finito dovremmo pensare che tutto deve avere un fine altrimenti non ne vale la pena. È la memoria della nostra finitudine che ci fa rinascere con una consapevolezza nuova.
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Autore: don Luigi Maria Epicoco
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