Lo aspettavamo esattamente come il profeta Daniele lo aveva descritto: un figlio dโuomo potente, nelle cui mani vi รจ il potere, la gloria e lโonore; re forte a cui tutti i popoli si prostrano e che ogni nazione serve, re di un regno invincibile. Lo attendevamo talmente potente e straordinario da ritenere che non dal basso sarebbe arrivato, ma dallโalto, dalle nubi, da quel Cielo che noi abbiamo collocato sopra di noi, forse perchรฉ attorno a noi e sotto di noi ci siamo abituati a vedere un mondo che non ci convince e un regno fatto di troppe ingiustizie.
Noi lo aspettavamo cosรฌ, come la Prima lettura di questa domenica di fine dโanno liturgico ce lo descrive. E come noi lo aspettavano in tanti: popoli antichi e popoli a noi contemporanei; donne e uomini da sempre in attesa del messia liberatore, ieri come oggi.
Lo aspettavamo e forse lo aspettiamo ancoraโฆ
Ancora con cuore e occhi rivolti al cielo, in attesa di vederlo arrivare con straordinaria potenza.
Ancora troppo concentrati sulle nubi per riuscire a scorgerlo nella terra.
Eppure lui รจ venuto, e ancora viene, e certamente verrร .
LโOnnipotente, straordinariamente presente nel continuo scorrere del tempo, un giorno verrร , forse scenderร dallโalto, ma intanto possiamo contemplarlo giร presente, e presente dal basso, in quelle porzioni di storie e di vite che gli fanno spazio ogni giorno, in quella terra buona (che รจ la vita di chi sceglie di seguirlo) che lui continua a fecondare e a rendere capace di generare cose buone (scelte e gesti capaci di perdono e riconciliazione, accoglienza e riconoscimento, giustizia e rettitudine, condivisione e ascolto)โฆ cose che fanno vivere al contempo chi le dona e chi le riceve.
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Gesรน Cristo, il Signore che noi seguiamo, la Parola che continua a farsi via per la nostra vita ha scelto di essere tra noi, uno di noi.
Ed รจ cosรฌ che lo contempliamo re.
Re di un regno differente, con un potere alternativo e con confini decisamente sconfinati. E anche se al nostro Re abbiamo eretto altari, edificato templi, fatto statue, creato ostensori, non possiamo nรฉ dobbiamo esimerci dallโadorarlo, lodarlo e contemplarlo nellโunico modo che lui ha voluto e scelto per sรฉ: la croce, suo vero trono e solo albero della vita.
ร lรฌ, su quel trono, che la storia ha cambiato decisamente marcia.
ร su quel trono che i poveri, gli esclusi, i diversi, gli emarginati, i feriti, i non riconosciuti nella dignitร di essere umani hanno acquisito per sempre il diritto di essere di Dio.
ร lรฌ, su quel trono intriso delle lacrime e del dolore di ogni tempo, che il nostro re, il Signore ci ha liberato perchรฉ fossimo (e restassimo) liberi.
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Per gentile concessione di Sr. Mariangela, dal suo sito cantalavita.com