Pilato, plenipotenziario per conto di Roma in Palestina, domanda a Gesรน, tra lโironico e il sorpreso: ยซTu sei re?ยป (v. 33b).
Tu, che hai le mani legate? Tu che non hai messo nelle tue mani nessuno me ti sei dato nelle mani di tutti? Tu lโinnocente che non dichiari guerra senza urlare: โvendettaโ?
Tu che doni la vita a chi fa fuori la tua, insegnando cosรฌ che non si vince se non perdonando?
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Tu che hai avuto solo un desiderio, quello di prenderti cura e liberare chi ha sempre faticato a stare al mondo, come i poveri, i miseri, gli esclusi, gli sbagliati, le vittime della religione: tu saresti re?
Tu che lavi i piedi a dei poco di buono, che entri in Gerusalemme a dorso dโun asino rifiutando di salire sui carri e i cavalli dei potenti?
Tu che non dai la morte per salvarti la vita, ma accetti di morire perchรฉ lโaltro possa tornare a vivere?
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Tu che non usi armi, ma inviti Pietro a riporre nel fodero la sua?
Sรฌ, caro Pilato, โIo sono reโ (cfr. v. 37). Ma lo sono non โsecondo il mondoโ, secondo quella vostra modalitร che sa di morte, ma nel senso profondo di questa parola. Il termine re ha come origine la parola sanscrita โragsโ, da cui deriva anche raggio. Io sono re di luce. Sono lโessere luminoso che illumina e dร la vita. Per questo ho insegnato che lโunico modo per vivere in maniera regale รจ servire e il solo modo per essere potenti รจ fare il bene; lโunico modo di possedere รจ donare ed รจ solo immettendo luce nel buio che lo si dirada.
โSรฌ, sono reโ, perchรฉ ho compreso che lโunico trono su cui merita salire รจ la croce, vivendo un amore che sa andare fino alla fine.
E lโunico nemico a cui merita dichiarare guerra รจ il proprio ego.
ยซUna pace futura potrร essere veramente tale solo se prima sarร stata trovata da ognuno in sรฉ stesso โ se ogni uomo si sarร liberato dallโodio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrร superato questโodio e lโavrร trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore se non รจ chiedere troppoยป. (Etty Hillesum, 19 giugno 1942)
Per gentile concessione di don Paolo Scquizzato