Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 24 Novembre 2024.
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Il trionfo degli sconfitti
โAllora Pilato fece prendere Gesรน e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: Salve, re dei Giudei! E gli davano schiaffiโ (Gv 19,1-3).
Come mai Gesรน non reagisce, come aveva fatto quando era stato colpito dal servo del sommo sacerdote (Gv 18,23)?
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Lโintronizzazione di un re da burla era un gioco ben noto nellโantichitร . Un prigioniero che dopo alcuni giorni doveva essere giustiziato veniva rivestito delle insegne regali e trattato da imperatore. Uno scherno crudele, messo in atto anche nei confronti di Gesรน.
Nella scena descritta da Giovanni compaiono tutti gli elementi che caratterizzano lโintronizzazione di un imperatore: la corona, il mantello di porpora, le acclamazioni.
ร la parodia della regalitร e Gesรน la accetta perchรฉ dimostra nel modo piรน esplicito qual รจ il suo giudizio sulle ostentazioni di potere e sulla ricerca della gloria di questo mondo. Ambire a sedersi su un trono per ricevere onori e inchini รจ per lui una farsa anche se, purtroppo, รจ la piรน comune e grottesca commedia recitata dagli uomini.
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Nella scena conclusiva del processo (Gv 19,12-16), Pilato conduce fuori Gesรน e lo pone a sedere su una tribuna elevata. ร mezzogiorno e il sole รจ allo zenit quando di fronte a tutto il popolo Pilato, indicando Gesรน coronato di spine e rivestito con il mantello di porpora, proclama: โEcco il vostro reโ. ร il momento dellโintronizzazione, รจ la presentazione del sovrano del nuovo regno, del regno di Dio.
Per i Giudei la proposta รจ tanto assurda da apparire provocatoria. Reagiscono furiosi con un rifiuto indignato: โVia, via, crocifiggilo!โ (Gv 19,15). Un re cosรฌ non lo vogliono nemmeno vedere, delude ogni attesa, รจ un insulto al buon senso.
Gesรน รจ lรฌ, in alto, perchรฉ tutti lo possano contemplare, illuminato dal sole che brilla in tutto il suo splendore; รจ in silenzio, non aggiunge una parola perchรฉ ha giร spiegato tutto. Attende che ognuno si pronunci e faccia la sua scelta.
Si puรฒ puntare sulle grandezze, sulle regalitร di questo mondo oppure seguire lui, rinunciando a tutti i beni e preferendo la sconfitta per amore. Da questa scelta dipendono la riuscita o il fallimento di una vita.
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โRegna con Cristo chi diviene con lui servo dei fratelliโ.
Prima Letturaย (Dn 7,13-14)
13ย Guardando ancora nelle visioni notturne,
ecco apparire, sulle nubi del cielo,
uno, simile ad un figlio di uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui,
14ย che gli diede potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano;
il suo potere รจ un potere eterno,
che non tramonta mai, e il suo regno รจ tale
che non sarร mai distrutto.
Il capitolo dal quale sono tratti i due versetti della lettura si apre con una drammatica visione notturna. Dallโoceano che, nellโantico Medio Oriente, era il simbolo del mondo ostile e del caos, emergono quattro enormi belve: un leone, un orso, un leopardo e una quarta bestia spaventosa, terribile, dalla forza eccezionale; stritola ogni cosa con i suoi denti di ferro (Dn 7,2-8).
Il linguaggio e le immagini sono apocalittiche; i riferimenti e le allusioni alla storia dei popoli vanno capiti.
Il simbolismo delle quattro fiere รจ spiegato dallโautore stesso (Dn 7,17-27). Rappresentano i quattro grandi imperi che si sono succeduti e che hanno oppresso il popolo di Dio. Il leone indica il regno sanguinario di Babilonia, la maledetta; lโorso รจ lโimmagine del popolo della Media, vorace e sempre pronto ad aggredire; il leopardo con quattro teste รจ il simbolo dei persiani che scrutano in ogni direzione in cerca di preda; la quarta bestia, la piรน spaventosa, raffigura il regno di Alessandro Magno e dei suoi successori, i diadochi. Di questi, uno si presenta particolarmente sinistro, Antioco IV, il persecutore dei santi fedeli alla legge di Dio. Egli detiene il potere proprio nel tempo in cui รจ scritto il libro di Daniele.
La storia dโIsraele รจ stata un susseguirsi di regni crudeli e impietosi con i deboli. Hanno violato i diritti dei popoli e si sono imposti con la violenza e la sopraffazione, si sono comportati da bestie.
Il mondo sarร sempre vittima di dominatori arroganti che fanno della forza il loro dio? Il Signore assisterร indifferente allโoppressione del suo popolo?
Al veggente รจ dato contemplare unโaltra scena grandiosa: in cielo vengono collocati dei troni e un vegliardo, che rappresenta lo stesso Dio, si asside per il giudizio e pronuncia la sentenza: alle bestie viene tolto il potere e lโultima viene uccisa, fatta a pezzi e gettata nel fuoco (Dn 7,9-12). Poi cosa accade?
ร a questo punto che si inserisce il brano della nostra lettura. Daniele continua la sua rivelazione: โGuardando nelle visioni notturne, ecco apparire, con le nubi del cielo, uno simile ad un figlio dโuomoโ al quale il vegliardo, Dio, affida il potere, la gloria ed il regno.
Figlio dโuomo รจ unโespressione ebraica che significa semplicemente uomo. Dopo tante bestie, ecco finalmente comparire un uomo. Lโuomo รจ immagine di Dio e la sua vocazione รจ quella di dominare gli animali (Gn 1,28; Sl 8,7-9).
Chi รจ costui? Chi rappresenta?
Non viene dal mare come i quattro mostri, ma dal cielo, cioรจ da Dio. Lโautore del libro di Daniele non si riferiva a un singolo individuo, ma a Israele che, dopo la grande tribolazione affrontata sotto Antioco IV, avrebbe ricevuto da Dio un regno eterno, un regno che non sarebbe mai tramontato. Tutti gli altri popoli gli sarebbero stati sottomessi, senza essere oppressi, perchรฉ il suo re avrebbe avuto un cuore dโuomo.
Con questa profezia, scritta durante la persecuzione dellโempio Antioco IV (167-164 a.C.), lโautore voleva infondere coraggio e speranza nelle persone pie del suo popolo. Lโoppressione era ormai alla fine; ancora pochi anni e Dio avrebbe consegnato a Israele il dominio del mondo.
Quando si รจ compiuta questa profezia?
Dopo due o tre anni, Israele conquistรฒ infatti lโindipendenza politica. Era dunque giunto il regno del โfiglio dโuomoโ?
Come sempre accade quando lโautoritร รจ intesa come potere e dominio, anche i nuovi liberatori, i Maccabei, si trasformarono presto in oppressori e sfruttatori.
La profezia si รจ compiuta solo con lโavvento di Gesรน, il โfiglio dโuomoโ che ha dato inizio al regno dei santi dellโAltissimo (Mc 14,62). Tutti i regni che si sono susseguiti prima di lui si sono ispirati al medesimo brutale principio: la competizione. Il forte ha soggiogato il debole, il ricco si รจ imposto al povero, il piรน capace ha asservito il meno dotato. Nuovi dominatori si sono installati al posto dei loro predecessori, senza rendere piรน umana la convivenza dei popoli, anzi peggiorandola, perchรฉ pensieri e sentimenti rimanevano identici: voracitร , crudeltร e sopraffazione.
Gesรน ha interrotto per sempre il susseguirsi di questi imperi feroci, ha capovolto i valori ponendo al vertice non il potere, ma il servizio. Ha introdotto un criterio nuovo, quello del cuore dโuomo, che รจ lโopposto del cuore crudele delle belve.
Raccontavano i rabbini che, in una notte oscura, un uomo accese una lampada, ma il vento la spense. La accese una seconda volta e poi una terza, ma di nuovo fu spenta. Allora disse: aspetterรฒ che sorga il sole. Allo stesso modo Israele fu salvato dallโEgitto, ma la sua libertร fu spenta dai babilonesi; venne salvato di nuovo, ma fu subito oppresso dai medi, dai persiani e dai greci. Allora disse: attenderรฒ il sole, il regno del messia.
Gli ebrei stanno ancora aspettando che sorga questa luce. Anche noi la attendiamo perchรฉ ancora non brilla in tutto il suo splendore, ma sappiamo che รจ giร sorta: รจ Gesรน di Nazareth, il cui regno โรจ come la luce dellโalba, che va aumentando in splendore fino a quando รจ giorno pienoโ (Pr 4,18).
Seconda Lettura (Ap 1,5-8)
5ย Gesรน Cristo รจ il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra.
A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue,ย 6ย che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.
7ย Ecco, viene sulle nubi e ognuno lo vedrร ;
anche quelli che lo trafissero
e tutte le nazioni della terra si batteranno per lui il petto.
Sรฌ, Amen!
8ย Io sono lโAlfa e lโOmega, dice il Signore Dio, Colui che รจ, che era e che viene, lโOnnipotente!
Da Patmos, una minuscola isola dellโEgeo, un cristiano esiliato โa causa della parola di Dio e della testimonianza resa a Gesรน Cristoโ (Ap 1,9) scrive a sette chiese dellโAsia Minore, scosse dalla persecuzione scatenata da Domiziano, per esortarle alla perseveranza nella fede.
Il nostro brano, tolto dal prologo delle sette lettere che costiuiscono la prima parte del libro dellโApocalisse, esordisce con un riferimento a Gesรน cui sono attribuiti quattro titoli significativi: Cristo, testimone fedele, primogenito dei morti, principe dei re della terra (v. 5).
Oggi ci interessa soprattutto lโultimo, principe dei re della terra, perchรฉ รจ lโinvito a valutare con occhi nuovi la storia del mondo. Tutti guardavano allโimperatore di Roma come allโarbitro dei destini dei popoli, allโuomo onnipotente che si spacciava per dio e riempiva delle sue statue tutto lโimpero. Invece non era lui a reggere le sorti del mondo: egli era sottoposto a un sovrano superiore, a Cristo cui il Padre aveva consegnato il regno che nessuno mai potrร distruggere.
La potenza di un impero si valuta anzitutto dalle dimensioni del territorio su cui si estende. Il regno di Cristo non occupa alcuno spazio geografico, non si basa su dimostrazioni di forza e non consiste nel dominio. I membri di questo regno non sono nรฉ soldati, nรฉ schiavi, nรฉ sudditi, ma sacerdoti (v. 6) chiamati a offrire, con la loro vita, sacrifici graditi a Dio, cioรจ opere di amore. ร questo lโunico ordine che ricevono dal loro re.
Ogni gesto di generositร che compiono รจ un esercizio del loro sacerdozio. Quando sono perseguitati a causa della loro fedeltร al vangelo, offrono a Dio il piรน gradito dei sacrifici: lโamore eroico verso quegli stessi carnefici che li fanno ingiustamente soffrire e li mettono a morte.
Lโautore invita le comunitร cristiane dellโAsia Minore, inclini a scoraggiarsi a causa della persecuzione, a puntare lo sguardo verso il Signore che viene (v. 7). La sua vittoria รจ assicurata e ognuno la vedrร , anche se il suo trionfo non sarร di quelli che gli uomini si attendono: non umilierร i suoi nemici, non condannerร coloro che lo hanno trafitto, ma li vincerร convertendo il loro cuore. Tutti riconosceranno il loro peccato e si convertiranno al suo amore. ร questa lโunica vittoria che le comunitร cristiane devono attendersi.
Alla fine del brano (v. 8) Dio appone la sua firma alle affermazioni del veggente dellโApocalisse, presentandosi come lโAlfa e lโOmega. Lโimmagine della prima e dellโultima lettera dellโalfabeto greco รจ una felice trasposizione nella cultura ellenistica dellโaffermazione biblica: โIo sono il primo e lโultimo; fuori di me non vi sono dรจiโ (Is 44, 6). La storia del mondo รจ una vicenda intermedia: tutto parte da Dio e tutto ritorna a lui. Ai suoi occhi il potere degli imperatori di Roma รจ un breve interludio, anche se ai cristiani pare tanto doloroso e interminabile.
Vangeloย (Gv 18,33-37)
In quel tempoย 33ย disse Pilato a Gesรน: โTu sei il re dei giudei?โ.
34ย Gesรน rispose: โDici questo da te oppure altri te lโhanno detto sul mio conto?โ.
35ย Pilato rispose: โSono io forse giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?โ.
36ย Rispose Gesรน: โIl mio regno non รจ di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perchรฉ non fossi consegnato ai giudei; ma il mio regno non รจ di quaggiรนโ.
37ย Allora Pilato gli disse: โDunque tu sei re?โ.
Rispose Gesรน: โTu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla veritร . Chiunque รจ dalla veritร , ascolta la mia voceโ.
Nella parte piรน alta della cittร di Gerusalemme, in quello che era stato il palazzo del re Erode il grande, Pilato aveva stabilito il suo pretorio. Lรฌ, allโalba della vigilia della Pasqua ebraica, i giudei condussero Gesรน con lโaccusa di essere un malfattore.
ร allโinterno di questo pretorio che ha luogo il dialogo riferito nel nostro brano. La questione che viene formulata fin dalla prima domanda che il procuratore rivolge a Gesรน รจ delle piรน delicate: โTu sei il re dei giudei?โ.
Da quando nel 63 a.C. Pompeo aveva conquistato Gerusalemme e assoggettato la Giudea al dominio romano, nelle sinagoghe si era cominciato a recitare un salmo, composto da un rabbino imbevuto del pensiero biblico: โSignore, tu sei nostro re. La regalitร del nostro Dio รจ eterna su tutte le nazioni. Tu hai scelto Davide come re dโIsraele e hai giurato che la sua discendenza non si sarebbe mai estinta davanti a te. Ora, a causa dei nostri peccati, i peccatori si sono innalzati contro di noi. Guarda, Signore, e suscita un figlio di Davide, nel tempo che tu hai stabilito, per regnare su Israeleโ (PsSal 17).
Era un esplicito rifiuto della potenza straniera.
Velleitari tentativi di rimettere in discussione il potere romano erano stati abbozzati fin dal 4 a.C., dopo la morte di Erode. In Perea si era ribellato Simone, uno schiavo di corte che, dopo aver incendiato i palazzi di Gerico, aveva fatto scorrerie in tutto il regno. In Giudea, Atronge, un pastore dalla statura gigantesca aveva inflitto pesanti perdite allโesercito romano. Infine, al tempo del censimento di Quirinio (6 d.C.), Giuda il galileo, ricordato anche nel libro degli Atti (At 5,37), aveva iniziato unโaltra sedizione a Sefforis, vicino a Nazaret, incitando il popolo a non pagare il tributo a Cesare.
Tutte queste rivolte erano state soffocate nel sangue. Cosรฌ, dal 6 al 36 d.C., la Giudea conobbe un periodo di tranquillitร sotto lโautoritร dei prefetti di Roma. I movimenti rivoluzionari, fra i quali il celebre partito degli zeloti, comparvero solo in seguito, verso la metร degli anni 40 d.C., quando Roma compรฌ lโinsensatezza di inviare in Palestina procuratori crudeli e corrotti.
Anche in un periodo di relativa calma come quello in cui governรฒ Pilato (26-36 d.C.), lโaccusa di risvegliare sopite speranze nazionaliste e il sospetto di voler restaurare la monarchia davidica risultavano estremamente pericolosi.
In questo contesto storico va collocato il dialogo sulla regalitร intercorso fra Gesรน e Pilato.
La prima domanda del procuratore โ Tu sei il re dei giudei? โ mira a puntualizzare lโaccusa e rivela la perplessitร di Pilato che si ritrova davanti un uomo solo, disarmato, senza soldati che lo possano difendere, che รจ stato abbandonato dai suoi stessi amici e schiaffeggiato da un servo di Anna. Non pare proprio il tipo capace di mettere in pericolo il potere di Roma.
Gesรน risponde con una controdomanda, per costringere il procuratore a prendersi le sue responsabilitร : โDici questo da te oppure altri te lโhanno detto sul mio conto?โ, cioรจ: hai qualche ragione per ritenermi un sedizioso, oppure stai dando retta a chiacchiere? Non ti รจ stata riferita la mia reazione al tentativo di un mio discepolo di mettere mano alla spada (Gv 18,10-11)?
La replica di Pilato รจ quasi risentita: โSono io forse giudeo?โ, cioรจ: io sono un funzionario romano e amministro la giustizia in modo autonomo. Poi continua: โLa tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?โ (v. 35).
ร a questo punto che il tema della regalitร di Cristo entra nel vivo.
Gesรน cerca di aiutare il procuratore a capire: โIl mio regno non รจ di questo mondoโ (v. 36).
Pilato conosce solo i regni di questo mondo. Se qualcuno gli parla del regno di Tiberio, subito pensa allโimmenso territorio sul quale lโimperatore estende il suo dominio, oppure al tempo, agli anni in cui ha regnato, oppure ancora allโautoritร sovrana che egli esercita. Ha in mente anche le caratteristiche ben definite dei regni di questo mondo: sono portati avanti da uomini mossi dallโambizione, si basano sullโuso della forza e del denaro, vanno difesi con le armi, il forte si impone e comanda e i sudditi devono stare sottomessi e obbedire.
Quello di Gesรน non ha nulla in comune con questi regni. Egli non uccide nessuno, va lui a morire; non comanda sugli altri, obbedisce; non si allea con i grandi e i potenti, si mette dalla parte degli ultimi, di coloro che non contano nulla. Per gli uomini possedere, conquistare, sterminare sono segni di forza, per Gesรน sono indici di debolezza e di sconfitta. Per lui grande รจ colui che serve.
Pilato non capisce di che cosa Gesรน stia parlando; riesce solo a fargli una domanda generica: โDunque tu sei re?โ (v. 37).
Gesรน ha sempre reagito con durezza con chi ha tentato di farlo aderire a una regalitร di questo mondo; fin dallโinizio lโha considerata una proposta diabolica (Mt 4,8-10). Ha deluso le attese messianiche dei suoi discepoli, รจ fuggito quando il popolo lo voleva proclamare re (Gv 6,15). Ora invece che รจ sconfitto e ha le ore contate, ora che non cโรจ piรน alcuna possibilitร di equivoco, di fronte al rappresentante del mondo pagano, proclama solennemente: โSรฌ, sono reโ.
Poi spiega: โSono venuto nel mondo per rendere testimonianza alla veritร โ (v. 37). Non per insegnare delle veritร , come facevano i saggi, ma per testimoniare la veritร .
Per i filosofi greci la veritร era la scoperta dellโessenza delle cose, indicava la caduta di ogni velo, di ogni segreto sul senso del loro esistere. Legata a questa veritร filosofica cโera la veritร storica che consisteva nel raccontare in modo oggettivo, nel riferire i fatti esattamente comโerano accaduti.
Diverso รจ il modo di intendere la veritร da parte degli ebrei. Nella Bibbia veritร รจ fedeltร alla parola data, รจ stabilitร e perseveranza, รจ ciรฒ o รจ colui di cui ci si puรฒ fidare. Dio รจ veritร perchรฉ non si smentisce mai, mantiene le promesse fatte, รจ animato da un amore che nulla e nessuno riuscirร mai a incrinare (Es 34,6).
Per un ebreo la veritร non รจ qualcosa di logico, ma di concreto, รจ ciรฒ che avviene nella storia.
Per consolare e illuminare il veggente del libro di Daniele, turbato dagli eventi drammatici della storia del suo popolo, il Signore gli rivela ciรฒ che รจ scritto nel โlibro della veritร โ (Dn 10,21). ร unโimmagine per indicare che Dio gli ha manifestato il progetto di salvezza che sta per mettere in atto.
Veritร sono i disegni di amore del Signore; conoscere la veritร significa capire questi disegni e lasciarsi coinvolgere nella loro realizzazione.
Gesรน รจ venuto a rendere testimonianza alla veritร , perchรฉ incarna il progetto di Dio, lo porta a compimento, per questo รจ la veritร (Gv 14,6). Con la sua presenza nel mondo, con tutta la sua vita spesa per amore, dimostra la fedeltร del Signore al suo patto con lโuomo.
Ora dovrebbero risultare piรน chiare molte espressioni usate da Giovanni. Fare la veritร (Gv 3,21) e camminare nella veritร (2 Gv 4) indicano lโadesione a Cristo con tutta la propria vita; lo Spirito della veritร (Gv 14,17; 15,26; 16,13) รจ lโimpulso divino che, dopo aver introdotto nel progetto di Dio, dร la forza di mantenersi fedeli; la veritร rende liberi (Gv 8,32) perchรฉ solo chi conduce una vita conforme al vangelo รจ realmente libero, chi se ne scosta diviene schiavo delle proprie passioni e dei propri idoli.
Gesรน conclude la spiegazione sul suo regno dichiarando: โChiunque รจ dalla veritร , ascolta la mia voceโ (v. 37) e Pilato, che capisce sempre meno, gli risponde: โCosโรจ questa storia della veritร ?โ.
Al procuratore non interessa la persona di Gesรน, ma sapere se costituisce o no una minaccia per il potere di Roma. ร refrattario al progetto di Dio, pensa al regno di questo mondo, non alla veritร . Insensibile alla voce di Gesรน e stanco di udire parole per lui senza senso, interrompe il dialogo.
ร il simbolo del mondo incredulo che si rifiuta di ascoltare la parola di veritร : non trova in essa alcun motivo di condanna, ma non ha il coraggio di prendere posizione e finisce per cedere a scelte di morte.
Non รจ perรฒ sulla decisione del procuratore romano di consegnare Gesรน per essere crocifisso che cala il sipario sul dramma della regalitร . Sul patibolo Pilato fece porre unโiscrizione in tre lingue: in ebraico, latino e greco, perchรฉ fosse letta e capita da tutti: โGesรน il nazareno, il re dei giudeiโ (Gv 19,19).
Senza rendersene conto, il rappresentante del piรน potente regno di questo mondo riconosceva, in modo ufficiale, la regalitร di Gesรน. Quando i sommi sacerdoti protestarono chiedendogli che la rettificasse, dichiarรฒ che quella dichiarazione era irreversibile: โCiรฒ che ho scritto rimane scrittoโ (Gv 19,22). Lui, il depositario dellโautoritร dellโimperatore, non la poteva modificare: la vittoria degli sconfitti era iniziata con il loro re innalzato sulla croce. Nessun regno di questo mondo era ormai piรน in grado di arrestarne lโavanzata.
Questa รจ stata la grande sorpresa di Dio.