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Alberto Maggi – Commento al Vangelo di domenica 10 Novembre 2024

Domenica 10 Novembre 2024
Commento al brano del Vangelo di: Mc 12, 38-44

Commento al Vangelo del 10 novembre 2024 a cura di p. Alberto Maggi OSM

Lettura e commento del Vangelo della domenica (Mc 12,38-44)
Link al video

Trascrizione, non rivista, del video.

[…]

Buonasera, cari amici. Benvenuti al nostro appuntamento settimanale di commento dell’Angelo.

Dico subito che la settimana prossima anticipiamo alla sera del mercoledì, perché giovedì siamo a Roma. Chi vuol venire è benvenuto alla Facoltà Teologica Mariana per presentare il libro di Bernardette, quindi siete i benvenuti. E ancora, grazie, grazie! Ieri è stato il mio compleanno, siete stati in tanti carini e generosi a farmi gli auguri. Bene.

Sono le 20, iniziamo subito la lettura e il commento del Vangelo. Vedo che ci sono già diverse persone, le salutiamo tutte. Allora, è il capitolo 12 di Marco, dal versetto 38. Qual è il contesto? C’è stato l’episodio dell’irruzione di Gesù nel tempio, quando ha cacciato tutti quanti. Le autorità, impaurite e allarmate, scrive Marco, cercavano il modo di farlo morire. Però non possono. Perché? Perché il popolo è ammirato dal suo insegnamento.

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Non potendo per ora sferrare l’attacco finale, tutto il Sinedrio, composto dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani, scatena contro Gesù un’ondata di agguati tesi a screditarlo, per fargli perdere il consenso della gente. Una volta isolato, sarà più semplice eliminarlo. Quindi Gesù è considerato pericoloso dai detentori del potere religioso, e contro di lui si lanciano in attacchi i farisei con gli erodiani, i sadducei e gli scribi.

Bene, il risultato di tutti questi attacchi è che la numerosa folla lo ascoltava volentieri. Da qui, l’evangelista presenta questo brano importantissimo, anch’esso strutturato. Ormai siamo diventati pratici, secondo il trittico: un pannello centrale più importante e poi due laterali.

Nella prima tavola c’è la denuncia di Gesù agli scribi, che divorano le case delle vedove. Nella parte centrale, l’offerta della vedova. E nell’ultima tavola, l’annuncio della distruzione del tempio. Allora, leggiamo.

Marco, capitolo 12, versetto 38. Il versetto precedente finiva con: “La numerosa folla lo ascoltava con piacere”. E nel suo insegnamento… quindi l’insegnamento che è rivolto alla folla è sempre attuale e valido. Diceva — e qui l’evangelista adopera un verbo all’imperativo — “Guardatevi”, cioè: state attenti. È un’espressione che indica fare attenzione al massimo pericolo. Uno si chiede: da chi dirà Gesù di stare attenti? Qual è il massimo pericolo? Saranno i peccatori, i miscredenti, i nemici della religione, i pagani? Chi saranno? Ecco la sorpresa: dagli scribi.

Gli scribi, ricordo, non vanno confusi con gli scrivani. Erano laici che, dopo tutto un percorso di vita e di studio, all’età di 40 anni ricevevano, attraverso l’imposizione delle mani, la trasmissione dello spirito di Mosè. Da quel momento erano il magistero ufficiale del tempio. La loro parola aveva lo stesso valore, se non di più, della parola di Dio. Perché quando c’era un conflitto di interpretazione tra la parola di Dio e quella dello scriba, bisognava chiedere allo scriba. Quindi, è il magistero ufficiale del tempio, e godevano di grandissima importanza, erano riveriti più del sommo sacerdote e del re.

Ebbene, Gesù cosa ci dice? “Attenti, attenti! Da chi? Dagli scribi.” E poi dà delle indicazioni per saperli riconoscere. Ricordo che quella dell’evangelista non è cronaca, ma teologia. Quindi è un insegnamento valido per sempre.

Allora, la prima indicazione valida per sempre ci invita a stare in guardia. Attenti a questi individui che, naturalmente, sono pericolosi: amano passeggiare in lunghe stole, in lunghe vesti. Cos’è questo? Lunghe stole, lunghe vesti: hanno un abbigliamento, dei distintivi, delle insegne religiose che mostrano il loro particolare grado di unione con Dio. Loro non sono come gli altri, quindi hanno bisogno di dimostrare, attraverso indumenti distintivi, che sono più degli altri.

La prima indicazione che Gesù ci dà è: “Attenti, attenti a quelli che, per far vedere che hanno una particolare relazione con Dio, vestono in maniera diversa. Vi fregano!” L’evangelista non usa questa espressione volgare, ma il senso della narrazione è proprio questo: che fregano, imbrogliano la gente.

Quindi, la prima indicazione: attenti a quelli che vestono in modo diverso. Se lo fanno, è perché vi vogliono fregare e ricevere i saluti nelle piazze principali. Il saluto, lo sappiamo, in Oriente non è un semplice “ciao”, ma un atto di riverenza. Dove amano ricevere questi saluti? L’evangelista adopera il termine greco “Agorà”, la piazza principale. Amano essere visti, amano essere riveriti, amano essere ossequiati dalla gente.

Poi Gesù continua: “E i primi posti, i primi seggi nelle sinagoghe.” I primi seggi non vanno interpretati secondo il nostro concetto: non sono quelli davanti. La sinagoga era normalmente di forma rettangolare, e ai lati c’erano due gradinate. La gradinata più in alto era quella dove sedevano le persone importanti, cioè gli scribi. Gli altri stavano più in basso, a livello dei loro piedi.

Quindi, questi sono i primi seggi nelle sinagoghe. Loro si mettono in alto, distanti dal resto della gente. Nei banchetti, avverte Gesù, si mettono ai primi posti. Perché? Perché ai primi posti si viene serviti per primi, vicino al padrone di casa. È un’insaziabile voracità di queste persone religiose, che occupano tutti gli spazi della vita civile.

Ma dato che l’appetito vien mangiando, gli scribi, denuncia Gesù, tengono allenate le ganasce voraci divorando… chi? Le case delle vedove. È una denuncia tremenda, perché la legge prevedeva che, con i tributi del tempio, bisognava mantenere le classi sociali indifese, rappresentate figuratamente dalle vedove e dagli orfani. Questi, tanto pii e tanto devoti, che fanno vedere il loro grado di religiosità e vicinanza con Dio, sono pericolosi perché si appropriano, divorano… il verbo usato dall’evangelista è tremendo: “divorano le case delle vedove”. Si impadroniscono dei loro patrimoni, si impadroniscono di tutto quello che possono per la loro avidità insaziabile.

E fanno vedere di pregare a lungo. La traduzione abituale è: “pregano a lungo per farsi vedere”. No, non è esatta. L’evangelista dice: fanno vedere di pregare a lungo. Anche la preghiera, per loro, è una finzione, un’ostentazione. Fanno vedere di pregare, ma non pregano, perché il loro Dio non è quello adorato nel tempio. O meglio, il loro Dio è quello adorato nel tempio: l’interesse, il Mammona.

Gesù dice: “Questi riceveranno una condanna maggiore”. È strano, perché Gesù non condanna i peccatori, ma i massimi rappresentanti dell’istituzione religiosa. Qual è la condanna? L’ha già detto al capitolo 12, affermando che Dio aveva tolto loro la vigna e l’avrebbe data ad altri.

Ed ecco il colpo di scena: Gesù si siede di fronte al tesoro. Cos’è il tesoro? Nel tempio c’era un edificio che conservava tutti gli ori e i tesori. Il libro dei Maccabei dice che il tesoro di Gerusalemme era colmo di ricchezze immense, tanto che la somma era incalcolabile. Il tempio di Gerusalemme era la più grande banca del Medio Oriente. Quando Tito, con le truppe romane, conquistò Gerusalemme, il prezzo dell’oro calò in tutto il Medio Oriente della metà.

Gesù si siede di fronte al tesoro. “Sedersi di fronte” è un’espressione tecnica che indica colui che si mette di fronte al proprio avversario in atteggiamento di sfida. Gesù è qui in un atteggiamento bellicoso. Il suo avversario è il tesoro, il vero Dio del tempio: il Mammona. E osserva come la folla gettava monete nel tesoro.

L’evangelista adopera un verbo che indica il gettare con violenza, come si fa per togliersi di dosso un peso. E, naturalmente, è la folla quella che porta i tributi al tempio. Invece, i capi religiosi, con le loro istituzioni, che fanno? Ricevono soltanto. Ecco, una vedova…

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