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Enzo Bianchi – Commento al Vangelo del 10 Novembre 2024

Domenica 10 Novembre 2024
Commento al brano del Vangelo di: Mc 12, 38-44

Questa povera vedova ha dato tutta la sua vita

La povera vedova del vangelo si spoglia di ciรฒ che le era necessario per vivere, di tutto ciรฒ che aveva, non di una porzione di ciรฒ che aveva. Questa donna รจ per Gesรน unโ€™immagine dellโ€™amore che sa rinunciare anche a ciรฒ che รจ necessario: ecco una donna anonima, ma una vera discepola di Gesรน.

Il brano evangelico di questa domenica ci testimonia un attacco molto duro di Gesรน verso gli scribi e i farisei, diventati nel mondo cristiano figure tipologiche, che incarnano perfidia, ipocrisia, orgoglio. Attenzione perรฒ, perchรฉ qui si richiede da parte nostra un esercizio ermeneutico sapiente, che sappia anche essere โ€œgiustoโ€.

Gli scribi erano gli esperti delle sante Scritture, uomini che fin dallโ€™infanzia si dedicavano alla lettura e allo studio della tradizione di Israele; giunti poi allโ€™etร  matura, diventavano persone autorevoli, rabbini, โ€œmaestriโ€, dotati di poteri giuridici nelle diverse istituzioni giudaiche. I farisei โ€“ lโ€™abbiamo sottolineato altre volte โ€“ erano invece un โ€œmovimento ecclesialeโ€, un gruppo che con zelo cercava di vivere la Legge di Mosรจ e la precettistica elaborata dai padri rabbinici. Erano semplici fedeli, appartenenti al popolo, e rappresentavano una componente forte, molto presente e anche missionaria allโ€™interno di Israele. Certamente gli scribi e anche alcuni farisei furono avversari di Gesรน, ma la polemica di Gesรน, riattualizzata dagli evangelisti in un contesto di aspro confronto e di persecuzione dei cristiani, ritenuti dai farisei una setta eterodossa, riguardava soprattutto la loro postura di โ€œpersone religioseโ€. Nel riprendere questa polemica gli evangelisti intendevano inoltre denunciare quelli che nella chiesa cristiana avevano ormai assunto lo stesso stile. Si faccia dunque attenzione a non finire per leggere i vangeli in modo antigiudaico: non tutti gli scribi erano arroganti, non tutti i farisei erano ipocriti, anzi a volte i vangeli testimoniano di scribi vicini al regno di Dio (cf. Mc 12,34) e di farisei retti e giusti che sono stati ben disposti verso Gesรน (cf. Lc 13,31).

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Sรฌ, cโ€™รจ stato un conflitto aspro, ma Gesรน oggi potrebbe rivolgere gli stessi duri avvertimenti a tanti ecclesiasticiโ€ฆ Basta leggere con attenzione le parole rivolte da Gesรน alla folla, che si potrebbero cosรฌ parafrasare e attualizzare: โ€œDiffidate degli scribi, degli esperti di Bibbia e di teologia! Quando escono, appaiono con vesti lunghe, filettate, addirittura colorate, indossano abiti sgargianti, si ornano di catene, di croci gemmate e preziose, cercano i volti di chi passa per essere salutati e riveriti, senza discernere le persone nel loro bisogno e nella loro sofferenza: volti che non sono guardati, ma chiamati a guardare! Nelle assemblee liturgiche hanno posti eminenti, cattedre e troni simili a quelli dei faraoni e dei re, e sono sempre invitati ai banchetti di potentiโ€. Davvero queste invettive di Gesรน sono piรน che mai attuali: sono parole che dovrebbero farci arrossire e spingerci a interrogarci nel cuore su dove siamo finitiโ€ฆ

Quando si adotta questa postura di arroganza, si assume inevitabilmente uno stile che chiede ammirazione, che desidera adepti, che esige applausi da parte di persone devote. Per mantenere un tale atteggiamento occorre poi avere molto denaro, e cosรฌ si finisce per divorare le case delle vedove ed esigere soldi proprio da parte dei piรน poveri, soldi derubati! รˆ stato cosรฌ ed รจ ancora cosรฌ qua e lร  nella chiesa, e ognuno di noi in cuor suo conosce in quali modi, magari diversi da quelli stigmatizzati da Gesรน, รจ tentato di apparire, di mostrarsi, di ricevere riconoscimenti e applausi anche nella vita ecclesiale! Non possiamo qui non rendere testimonianza a papa Francesco per i suoi richiami e i suoi sforzi in vista di una chiesa povera, nella quale โ€œi primiโ€, quelli che governano o presiedano, non ricadano nei vizi degli uomini religiosi, che chiedono agli altri di dare gloria a Dio dando gloria proprio a loro, che si pensano suoi rappresentantiโ€ฆ

Gesรน fa questi discorsi nel tempio, di fronte alla sala del tesoro, dove i fedeli, i pellegrini saliti a Gerusalemme, mettono le loro monete in โ€œcassette per le offerteโ€. Come sempre, Gesรน osserva, vede, comprende e discerne: sa cosa accade accanto a sรฉ, รจ vigilante e trae dalla concreta realtร  lezioni di vita. Qui che cosa vede? Nota che ci sono alcuni che mettono grandi somme di denaro: sono i ricchi, quelli che senza grande fatica e senza privarsi di qualcosa di essenziale, nella loro devozione possono mettere anche molto denaro nel tesoro del tempio. Anche di questo abbiamo avuto e abbiamo esperienza nella chiesa. Solo cinquantโ€™anni fa i primi banchi in chiesa avevano la targa in ottone con incisi i nomi dei ricchi che avevano fatto grandi offerte, e quei banchi erano loro riservati. E i poveri? In fondo alla chiesa, in piedi, perchรฉ anche le sedie messe a disposizione erano a pagamento. Nulla di nuovo dunque!

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Gesรน perรฒ vede e discerne tra tutti una donna โ€“ per di piรน vedova โ€“, cioรจ una persona che non conta nulla in un mondo dominato da uomini, che sentono anche il tempio come qualcosa che appartiene a loro: le donne, infatti, non facevano assemblea davanti a Dio come loro e con loro. Questa povera donna avanza tra molti altri, nella sua umiltร , e sembra che nessuno possa notarla. Gesรน invece la nota e la addita tra tutti come โ€œla vera offerenteโ€, la vera persona capace di fare un dono, di dare gloria al Signore. Costei getta solo due spiccioli, due piccole monete di rame, cioรจ un quadrante, un quarto di soldo: una somma insignificante! Ma ecco che Gesรน commenta il suo gesto e lo fa in modo solenne, introducendo le sue parole con: โ€œAmenโ€, cioรจ: โ€œรˆ cosรฌ, รจ la veritร  e io ve la dicoโ€. โ€œAmen, io vi dico: questa povera vedova ha gettato nella cassetta delle offerte piรน di tutti gli altri. Tutti, infatti, hanno preso dal loro superfluo; lei, invece, nella sua povertร , ha dato tutto quello che aveva, tutto quello che aveva per vivere (hรณlon tรฒn bรญon autรชs; alla lettera, โ€˜tutta la sua vitaโ€™)โ€. E cosรฌ ama Dio con tutto il cuore, con tutta lโ€™anima e con tutti i suoi beni, come chiede lo Shemaโ€˜ Jisraโ€™el (cf. Dt 6,5).

Questa vedova, recatasi al tempio per dire il suo amore a Dio, non viene in contatto con Gesรน, non riceve da lui nessuna parola diretta e โ€“ possiamo supporre โ€“ nemmeno si accorge che Gesรน รจ presente e la vede. Non รจ una donna che conosce Gesรน e crede in lui, รจ una figlia di Israele che cerca soltanto di osservare la volontร  di Dio, che si affida totalmente a lui, che non grida sui tetti ciรฒ che fa, che non suona la tromba davanti a sรฉ per farsi notare (cf. Mt 6,2), ma aderisce alle parole dei profeti che proclamano i poveri privilegiati e amati da Dio. รˆ unโ€™icona dellโ€™Israele povero e fedele, che dipende da Dio solo (cf. Sof 2,3; 3,12-13); รจ la contro-figura degli uomini religiosi che apparentemente osservano la Legge, dimenticando invece โ€œla giustizia, la misericordia e la fedeltร โ€ (Mt 23,23) e, anzi, divorando proprio le case delle vedoveโ€ฆ Ma รจ anche simile a tanti poveri della terra che, nella loro pratica religiosa o anche nella loro โ€œirreligiositร โ€, cercano di compiere ciรฒ che รจ buono secondo la loro coscienza, e Gesรน la indica come esemplare, come operatrice di bene, come esempio di dono totale. Questa donna, infatti, non dร , come gli altri, briciole di ciรฒ che possiede; non dร  lโ€™offerta senza che ne consegua per lei una sofferenza; non offre denaro di cui non ha affatto bisogno, perchรฉ ne ha tanto in piรน: no, questa donna si spoglia di ciรฒ che le era necessario per vivere, di tutto ciรฒ che aveva, non di una sua porzione minima. Questa vedova รจ per Gesรน unโ€™immagine dellโ€™amore che sa rinunciare anche a ciรฒ che รจ necessario: ecco una donna anonima, ma una vera discepola di Gesรน.

Oggi quando parliamo di โ€œchiesa dei poveriโ€ dovremmo fare memoriale di questa donna, discepola di Gesรน nella chiesa dei poveri da lei inaugurata, e dovremmo interrogarci su cosa diamo a quelli meno muniti di noi, ai piรน poveri. Noi che facilmente buttiamo via il cibo, qualche volta diamo ai poveri qualcosa che ci costringe a sentire un bisogno, a fare a meno di ciรฒ che ci piacerebbe possedere o consumare? Si fa troppo presto a dire โ€œchiesa poveraโ€ o โ€œdi poveriโ€: ma noi ne facciamo parte o ne siamo esclusi?

Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi.

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