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Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 5 Novembre 2024

Commento al brano del Vangelo di: Lc 14,15-24

Le occasioni mancate del regno di Dio

Puรฒ sembrare, a volte, che siamo molto interessati al messaggio della parola di Dio. Possiamo forse avere anche un certo entusiasmo. Puรฒ anche darsi che siamo abbastanza impegnati in ambito ecclesiale. Ma poi, quando si arriva al momento di dover decidere, quando si affaccia la necessitร  di una scelta, di tempi, di luoghi, di relazioni, di beni, allora lรฌ puรฒ darsi che torniamo indietro.

โ€œBeato chi mangerร  pane nel regno di Dio!โ€. Esclama uno dei commensali del banchetto a cui Gesรน partecipa. E Gesรน gli risponde con una parabola che in fondo รจ una domanda: Davvero? Ti interessa davvero? Davvero ritieni beato chi mangerร  pane nel regno di Dio?

E se per partecipare al banchetto del regno – anche nella primizia che esso ci offre qui sulla terra, primizia della sua gioia, della sua pace, della sua giustizia – fossero necessarie alcune prese di distanza, alcune separazioni, alcune rinunce, alcune scelte di tempi, di luoghi, di cose, tu saresti disposto a scegliere, a rinunciare?

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Forse quando nella vita quotidiana ci troviamo di fronte agli affanni dati dai beni (il campo), dal lavoro (i cinque paia di buoi), dalle relazioni (nel testo presente, la moglie) ci รจ piรน difficile lรฌ per lรฌ non solo decidere, ma anche renderci conto che talvolta ci viene richiesta una scelta. Ma questo ci fa comprendere che forse abbiamo bisogno di un maggiore tempo per stare con noi stessi, davanti alla Parola, davanti al Signore, semplicemente cosรฌ come siamo, senza paura, per โ€œriceverciโ€ da lui, dalla sua Parola, con un maggior discernimento, con una maggiore chiarezza su ciรฒ che abita il nostro cuore.

Questa pagina dellโ€™evangelo, infatti, ci dice che forse a volte nella nostra vita ci sono delle occasioni mancate, sprecate, perdute, e puรฒ darsi che neanche ce ne rendiamo conto. Qualcosa che ci passa accanto, una persona che ci interpella, una situazione imprevista che irrompe, un appello che non ci aspettavamo, una proposta che interviene improvvisa, un ostacolo che ci fa chiedere โ€œperchรฉ?โ€.

E puรฒ darsi che queste situazioni, che sono in ogni caso appelli a scoprire un lato nuovo della vita, ad aprirci a possibilitร  ancora sconosciute, ad affrontare prove che non avremmo mai pensato di dover affrontare, di fatto non entrino in noi, di fatto non โ€œincidanoโ€ sulla nostra persona e sulla nostra vita, poichรฉ siamo tutti intenti a ristabilire la calma dopo lโ€™increspatura dellโ€™onda, desiderando solo che tutto torni come prima.

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E cosรฌ affoghiamo nei nostri beni, nel nostro lavoro, nelle nostre relazioni chiuse, e, come impauriti dal nuovo che si presenta, cerchiamo la sicurezza del giร  noto, di ciรฒ che non ci chiede di cambiare. Sรฌ, perchรฉ il cambiamento, in quanto รจ una forma di diverso, fa paura, anche se ha unโ€™apparenza buona. E poi scegliere, e dunque perdere qualcosa, perchรฉ?

รˆ cosรฌ, forse, anche nellโ€™ambito della fede, dellโ€™accoglienza di quel regno di Dio che talvolta mi scomoda, mi propone di uscire dalle mie asfittiche sicurezze, mi lancia su campi nuovi che non sono nelle mie mani ma nelle mani sicure (quelle sรฌ) di Dio. Allora riesco a trovare molte motivazioni (o scuse?) per continuare a rimanere โ€œa molloโ€ nel mio tiepido brodo. 

Ma quanto tutto questo รจ veramente vitale?

sorella Cecilia

Per gentile concessione del Monastero di Bose.

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