Iª lettura 1Re 17,10-16 dal Salmo 145 IIª lettura Eb 9,24-28 Vangelo Mc 12,38-44
In Italia: 74ª Giornata del ringraziamento
La lettera agli Ebrei ci parla di Gesù Cristo come del sommo sacerdote che entra nel santuario, ma non in quello costruito dagli uomini, che è solo un’immagine di quello vero. Egli entra là dove è Dio, non dove gli uomini hanno preparato soltanto “lo sgabello per i suoi piedi” sopra l’arca dell’alleanza. Gesù è presso Dio dove ha portato il sacrificio definitivo, quello gradito al Padre, cioè il suo amore perfetto, quell’amore che dona la propria vita. In tal modo ha annullato il peccato, cioè la distanza dell’umanità dal Dio dell’amore e della misericordia.
- Pubblicità -
L’ingresso di Gesù nel santuario vero ed eterno è stato da lui stesso preparato con l’esercizio dell’amore e della misericordia. Ogni suo gesto, narrato dagli evangelisti, ci manifesta la bellezza e la perfezione del suo amore.
Oggi sentiamo due dei suoi insegnamenti ai discepoli. Questi hanno appena avuto l’occasione di ammirare uno scriba per il suo intervento sull’amore di Dio e del prossimo: c’è perciò il rischio che essi prendano ad esempio della propria vita gli scribi, che spesso però danno esempio di vanagloria, di orgoglio, di ambizione e persino di avidità; essi fungevano anche da avvocati delle vedove indifese e povere.
Gesù parla con cognizione di causa, dice cose che succedevano realmente, e assolutamente non vorrebbe che i suoi discepoli diventassero così. La vanità e la vanagloria devono restare fuori dalla Chiesa, l’orgoglio non deve animare i responsabili della comunità, l’avidità, che tende a sfruttare la sofferenza dei poveri, deve far ribrezzo a chi vuole appartenere a lui. “Guardatevi dagli scribi!”.
- Pubblicità -
Siamo proprio nel Tempio, dove gli scribi più famosi sono presenti. I discepoli galilei hanno sempre desiderato vedere gli scribi di Gerusalemme, persone apprezzate da tutti. Gesù non ha paura di metterli in guardia proprio da loro. Nel tempio essi sono più di scandalo che di edificazione. La vita spirituale dei discepoli non guadagna nulla ad ammirare persone ambiziose, vanitose, orgogliose e amanti della ricchezza.
Ma nel tempio Gesù non chiude gli occhi: egli osserva tutto ciò che succede in quella che è la “Casa del Padre mio”. Vede chi offre le elemosine e ode la cifra delle somme che i ricchi gettano nelle casse del tesoro, cifra gridata perché il segretario possa segnarla nei registri.
Ed ecco, egli ode anche la cifra pronunciata da una donna vestita da vedova.
Gesù chiama subito i discepoli, che accorrono, come i pulcini di una chioccia che ha trovato qualcosa di buono per loro. La vedova “ha gettato più di tutti gli altri”. Chissà quanto!
Che s’aspettano i discepoli? Tutti quei ricchi alla sera non s’accorgeranno nemmeno di aver offerto qualcosa, perché non mancherà loro nulla dalle loro tavole: hanno gettato del denaro che non adoperavano, perché ne avevano molto altro.
La donna alla sera si accorgerà di non aver nulla da mangiare. Ella somiglia alla vedova che ha incontrato il profeta Elia e che gli ha offerto tutto ciò che aveva, perché certa che Dio si sarebbe preso cura di lei. Gesù vede che quella donna ha partecipato al suo modo di essere sommo sacerdote: ha offerto la propria vita!