Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 3 Novembre 2024.
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Si puรฒ comandare al cuore?
Il faraone era lโamato del dio Ra. Fin dai tempi piรน remoti, il dio Ra motivava i suoi interventi in favore del sovrano con la formula: โPer lโamore che ho per teโ.
Il Dio dโIsraele non conosceva questo sentimento dolce e delicato. Nei testi piรน antichi della Bibbia a lui sono attribuite solo passioni forti: si pente, si sdegna, si addolora (Gn 6,6-7), coltiva la fiera lealtร del feudatario nei confronti del suo vassallo, ma non lโamore, per questo si comprende che, in preda al terrore, Israele abbia supplicato Mosรจ: โParlaci tu e noi ascolteremo, ma non ci parli Dio, altrimenti moriremo!โ (Es 20,19).
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Dio contemplรฒ il creato e โvide che era cosa buonaโ, ma non si allude a una sua emozione di gioia; sono riferite le sue alleanze con Noรจ e Abramo, ma si cercherebbe invano nel testo sacro, come ragione della sua scelta, lโinciso perchรฉ li amava. Il Signore ode il lamento del suo popolo oppresso in Egitto, si ricorda della sua alleanza, guarda, se ne dร pensiero (Es 2,23-25), ma anche qui non cโรจ alcun accenno allโamore. Israele era riluttante ad attribuire al Signore il verbo โaheb, amare, a causa delle sue sfumature erotiche.
Fu Osea che introdusse lโimmagine dellโaffetto coniugale e, dopo di lui, nessuna espressione di questo amore, nemmeno la piรน audace, fu trascurata. Servรฌ per esprimere gli affetti, le emozioni, le tenerezze di Dio nei confronti dellโuomo. Si scoprรฌ il suo amore per i patriarchi (Dt 4,37), Abramo fu riconosciuto come โsuo amicoโ (Is 41,8), gli venne attribuito lโaffetto viscerale di un padre (Sl 103,13) e il giuramento: โAnche se i monti si spostassero e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da te il mio affettoโ (Is 54,10).
Solo dopo essersi reso conto di questo amore perenne e gratuito, Israele sentรฌ il bisogno di corrispondervi e capรฌ che un Dio che ama cosรฌ, senza condizioni, รจ in diritto di comandare anche al cuore e di esigere anche ciรฒ che umanamente pare impossibile: โSe il tuo nemico ha fame, dagli pane da mangiare, se ha sete, dagli acqua da bereโ (Pr 25,21).
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Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โSolo chi ha capito che Dio รจ amore diviene capace di amareโ.
Prima Letturaย (Dt 6,2-6)
Mosรจ parlรฒ al popolo dicendo:ย 2ย โTemi il Signore tuo Dio osservando per tutti i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti dรฒ e cosรฌ sia lunga la tua vita.3ย Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica; perchรฉ tu sia felice e cresciate molto di numero nel paese dove scorre il latte e il miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto.4ย Ascolta, Israele: il Signore รจ il nostro Dio, il Signore รจ uno solo.ย 5ย Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta lโanima e con tutte le forze.ย 6ย Questi precetti che oggi ti dรฒ, ti stiano fissi nel cuoreโ.
I figli di Agar, abitanti del deserto dellโArabia, erano rinomati per i loro proverbi e detti sapienziali; i mercanti di Merra e di Teman erano narratori di favole, nella loro terra erano apparsi i famosi giganti dei tempi antichi, alti di statura, esperti nella guerra. Eppure, nessuno di questi popoli era stato scelto da Dio; a nessuno di loro egli aveva rivelato la via della sapienza (Bar 3,23-27). Sul Sinai lโaveva consegnata a Mosรจ e da quel giorno Israele si riteneva il depositario, nel mondo, della saggezza e dellโintelligenza ed esclamava: โBeati noi, o Israele, perchรฉ ciรฒ che piace a Dio ci รจ stato rivelatoโ (Bar 4,4). Ancora oggi, nella preghiera del mattino, ogni ebreo ringrazia Dio cosรฌ: โBenedetto sii tu Signore che scegliesti noi fra tutte le nazioni e a noi desti la tua leggeโ.
ร nel contesto di questo giustificato orgoglio nazionale che va collocato il brano di oggi.
Esordisce (vv. 2-4) con lโesortazione a temere il Signore. Non รจ lโinvito ad avere paura: lo spavento presuppone unโimmagine di Dio incompatibile con la rivelazione biblica. Temere Dio significa porsi dinanzi a lui in un atteggiamento di totale abbandono, vuol dire disponibilitร ad accogliere docilmente la sua volontร di bene. โOra so che tu temi di Dioโ, dichiara lโangelo del Signore ad Abramo (Gn 22,12). Intendeva dire: โOra so che tu sei fedele a Dio e gli obbedisci in tuttoโ. I timorati di Dio sono coloro che gli sono sottomessi e sono pronti a eseguire qualunque cosa egli chieda, non perchรฉ paventano i suoi castighi, ma perchรฉ, essendo certi del suo amore, si fidano ciecamente di lui.
Nella seconda parte del brano (vv. 4-6) รจ introdotto il celebre testo che ogni pio israelita ripete, anche oggi, tre volte al giorno: โAscolta Israeleโฆโ.
Inizia con la professione di fede nellโunicitร di Dio: โIl Signore รจ il nostro Dio, il Signore รจ uno soloโ (v. 4).
La tentazione piรน subdola non รจ lโateismo, ma il politeismo, la scelta di costruirsi โvitelli dโoroโ e legare il proprio cuore a idoli che illudono, promettono soddisfazioni, serenitร e pace, ma poi tradiscono, schiavizzano, disumanizzano chi li venera. Cosciente di questo pericolo, ogni israelita sente il bisogno di richiamare continuamente a se stesso la veritร fondamentale della sua fede: il Signore รจ uno solo.
Poi viene la raccomandazione: โAmerai il Signore tuo Dioโ (v. 5).
Nel libro del Deuteronomio i verbi temere e amare sono intercambiabili ed esprimono ambedue un attaccamento esclusivo al Signore.
Lโamore a Dio non va identificato con la pratica dei doveri religiosi, con la partecipazione agli atti di culto; per ingraziarsi gli dรจi, i popoli dellโantico Medio Oriente offrivano olocausti di animali e le primizie dei raccolti, convinti che, se il soave odore delle vittime non fosse regolarmente salito al cielo, gli dรจi si sarebbero adirati e avrebbero inviato pestilenze, siccitร e carestie.
Anche Israele per lungo tempo concepรฌ il suo rapporto con il Signore in termini cultuali. Ritenne di poter ottenere i favori del suo Dio offrendogli, come i pagani, sacrifici e olocausti.
Non รจ cosรฌ che il Signore vuole che gli si manifesti amore. Sono violente le requisitorie dei profeti contro il ritualismo religioso: โChe mโimporta dei vostri sacrifici senza numero? โ dice il Signore โ Smettete di presentare offerte inutili, lโincenso รจ un abominio per me; noviluni, sabati, assemblee sacre, non posso sopportare delitto e solennitร . I vostri noviluni e le vostre feste io detesto, sono per me un peso; sono stanco di sopportarli. Quando stendete le mani, io allontano gli occhi da voi. Anche se moltiplicate le preghiere, io non ascolto. Imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete lโoppresso, rendete giustizia allโorfano, difendete la causa della vedovaโ (Is 1,10-20; cf. Am 5,21โ25).
Lโamore che Dio pretende non รจ un fugace sentimento, unโemozione momentanea, una dichiarazione di affetto fatta con le labbra, ma lโadesione totale a lui nellโadempimento di ciรฒ che gli รจ gradito.
Per i semiti il cuore era la sede non solo delle emozioni, ma anche della razionalitร e delle decisioni. Amare Dio con tutto il cuore significa consegnargli il controllo di tutte le scelte e di tutti i sentimenti. Vuol dire anche mantenere un cuore indiviso, un cuore dove non ci sia spazio per gli idoli. Se รจ il Signore che con la sua parola riempie il cuore, alla bramosia del denaro, ai capricci, alle ambizioni non puรฒ piรน essere concesso alcun peso nella valutazione di ciรฒ che si deve fare, dire o volere.
Con tutta lโanima. Lโanima nella Bibbia equivale alla vita. Nessun istante puรฒ essere trascorso in disaccordo con il progetto del Signore. I rabbini insegnavano: il vero israelita ama Dio sempre, persino quando gli toglie la vita.
Con tutta la forza significa impiegare tutte le proprie energie e capacitร nella realizzazione dei disegni del Signore. Con il termine โforzaโ, gli israeliti indicavano anche i beni materiali, per questo sono sempre stati disposti, quando necessario, a sacrificare tutto ciรฒ che possedevano come prova del proprio attaccamento alla fede.
Seconda Lettura (Eb 7,23-28)
23ย Gli israeliti sono diventati sacerdoti in gran numero, perchรฉ la morte impediva loro di durare a lungo;ย 24ย egli invece, poichรฉ resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta.ย 25ย Perciรฒ puรฒ salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore.26ย Tale era infatti il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli;ย 27ย egli non ha bisogno ogni giorno, come gli altri sommi sacerdoti, di offrire sacrifici prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo, poichรฉ egli ha fatto questo una volta per tutte, offrendo se stesso.28ย La legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti allโumana debolezza, ma la parola del giuramento, posteriore alla legge, costituisce il Figlio che รจ stato reso perfetto in eterno.
I giudei che si erano convertiti a Cristo, coltivavano un ricordo nostalgico della loro antica tradizione religiosa. Ricordavano le grandiose cerimonie nel tempio di Gerusalemme, la solennitร con cui venivano offerti i sacrifici, gli splendidi paludamenti dei sacerdoti, i profumi degli incensi, il suono melodioso delle arpe, i canti che accompagnavano le celebrazioni liturgiche.
Quasi sempre gli uomini sono molto legati a queste manifestazioni esteriori di religiositร perchรฉ comunicano la piacevole sensazione di offrire qualcosa a Dio.
Nel brano di oggi lโautore risponde al cruccio spirituale di questi ebrei nostalgici e afferma che il sacerdozio di Gesรน e il culto che egli offre sono infinitamente superiori.
Eccone le ragioni: anzitutto i sacerdoti del tempio erano molti perchรฉ la morte impediva loro di durare a lungo e quindi dovevano essere sostituiti. Gesรน invece rimane per sempre, ha un sacerdozio che non tramonta e, di fronte a Dio, continua a intercedere per noi (vv. 22-25).
Inoltre, i sacerdoti del tempio erano peccatori e offrivano i sacrifici di espiazione non solo per il popolo, ma anche per se stessi. Gesรน invece รจ puro, santo e senza macchia; รจ stato tentato, come noi, ma non รจ mai stato vinto dal male (v. 26).
Infine Cristo รจ superiore perchรฉ non ha offerto sacrifici materiali come facevano i sacerdoti del tempio che presentavano a Dio buoi, tortore, agnelli e frutti della terra; questi sacrifici dovevano essere ripetuti continuamente perchรฉ incapaci di ottenere la salvezza. Gesรน invece ha offerto la sua vita una volta per tutte (vv. 27-28).
Agli ebrei nostalgici lโautore della lettera non risponde, come forse sarebbe tentato di fare qualcuno di noi: nelle nostre chiese le liturgie sono ancora piรน solenni di quelle del tempio, i nostri paramenti sono piรน preziosiโฆ dichiara invece che il culto offerto da Cristo รจ completamente diverso. Anche i sacrifici dei cristiani sono diversi da quelli del tempio, sono โspiritualiโ, consistono nel dono della vita al prossimo, come Cristo ha fatto (Rm 12,1).
Vangeloย (Mc 12,28-34)
28ย Si accostรฒ a Gesรน uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandรฒ: โQual รจ il primo di tutti i comandamenti?โ.29ย Gesรน rispose: โIl primo รจ: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro รจ lโunico Signore;ย 30ย amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza.31ย E il secondo รจ questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non cโรจ altro comandamento piรน importante di questiโ.32ย Allora lo scriba gli disse: โHai detto bene, Maestro, e secondo veritร che Egli รจ unico e non vโรจ altri allโinfuori di lui;ย 33ย amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val piรน di tutti gli olocausti e i sacrificiโ.34ย Gesรน, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: โNon sei lontano dal regno di Dioโ. E nessuno aveva piรน il coraggio di interrogarlo.
ร un poโ enigmatica la conclusione di questo brano. Perchรฉ Gesรน non invita lo scriba a seguirlo? Perchรฉ non gli suggerisce il passo successivo per entrare nel regno di Dio? Allโuomo ricco aveva subito indicato ciรฒ che ancora gli mancava: โVaโ โ aveva detto โ vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimiโ (Mc 10,21).
Lasciamo per un momento in sospeso queste domande e cominciamo a inquadrare lโepisodio per poterne cogliere il messaggio.
Da tre giorni Gesรน si trova a Gerusalemme. Ha scacciato i venditori dal luogo santo (Mc 11,15-18), gesto che ha reso ormai insanabile il suo conflitto con lโautoritร religiosa. I sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani stanno studiando il modo per incastrarlo: gli fanno domande capziose, soppesano ogni sua parola nellโintento di cogliere qualche pretesto per poterlo accusare e togliere di mezzo. Mentre egli si aggira nel tempio, gli si avvicinano e gli sottopongono una serie di questioni di carattere religioso e politico. Gesรน risponde a tutte, pacatamente e con molta abilitร , al punto che i suoi stessi avversari rimangono stupiti e ammirati (Mc 11-12).
Il vangelo di oggi si colloca in questo contesto polemico. Uno scriba che ha assistito alle controversie precedenti si fa avanti e pone anchโegli una domanda: โQual รจ il primo di tutti i comandamenti?โ. A differenza dei colleghi che lo hanno preceduto, egli non รจ mosso da astio contro Gesรน, non intende metterlo alla prova; ha sentito parlar bene di lui e desidera verificare la sua preparazione biblica.
Studiando le sacre Scritture, i rabbini avevano ricavato 613 comandamenti e li avevano distinti in precetti negativi (che indicavano le azioni da evitare e che erano 365 come i giorni dellโanno) e precetti positivi (che imponevano azioni da compiere e che erano 248 come le membra del corpo umano). Alcuni di questi precetti erano giudicati leggeri, altri gravi, ma lโobbligo di osservarli era ugualmente rigoroso. Le donne erano dispensate dai 248 positivi, ma, anche per loro, ne rimanevano sempre molti, troppi. Si discuteva se fosse possibile riassumerli, ridurli allโessenziale. Alcuni rabbini non volevano nemmeno sentir parlare di una simile proposta. Si racconta che rabbi Shammai un giorno prese a bastonate un pagano che, avendo fretta di farsi giudeo, gli aveva chiesto una sintesi della legge di Dio. Altri rabbini erano invece piรน ragionevoli; tenevano conto del fatto che i poveri della terra mai avrebbero potuto, non dico osservare, ma anche solo apprendere tanti precetti.
Molti maestri sostenevano che il piรน importante dei comandamenti era lโosservanza del sabato; altri ritenevano che il principale era quello che imponeva di non avere altri dei; era famosa lโopinione di rabbi Hillel: โCiรฒ che non desideri per te, non farlo al tuo prossimo; questa รจ tutta la legge, il resto รจ solo commentoโ. Rabbi Akiba insegnava: โAma il prossimo tuo come te stesso; questo รจ il grande principio della leggeโ e Rabbi Simone, detto il giusto, affermava: โIl mondo si appoggia su tre cose: la legge, il culto e le opere di amoreโ.
Qual era la posizione di Gesรน su questo argomento tanto dibattuto?
Egli dava lโimpressione di essere molto comprensivo nei confronti dei peccatori e delle loro debolezze, non era intransigente come rabbi Shammai, dunque, doveva essere favorevole alla sintesi. Altre volte si era schierato contro i โsapientiโ che complicavano la vita delle persone semplici, caricando sulle loro spalle il giogo insopportabile delle prescrizioni minuziose, delle innumerevoli pratiche imposte dalla tradizione degli antichi.
La risposta che dร allo scriba riprende la piรน nota delle preghiere del suo popolo: โAscolta Israele. Il Signore Dio nostro รจ lโunico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forzaโ. Poi, senza essere richiesto, aggiunge un secondo comandamento, tratto dal libro del Levitico: โAmerai il prossimo tuo come te stessoโ (Lv 19,18).
Come abbiamo appreso dalla prima lettura, Dio deve essere amato con cuore, anima e forza (Dt 6,4). Ma per Gesรน non basta: a queste tre facoltร , egli aggiunge anche tutta la mente.
Se si vuole che lโadesione a Dio sia solida e incrollabile, non la si puรฒ fondare su fugaci emozioni religiose o farla dipendere da qualche pia devozione. Deve coinvolgere la mente, deve essere frutto di una scelta cosciente e ben ponderata, che soddisfi pienamente anche la ragione.
Chi non dedica tempo allo studio della parola di Dio, chi si disinteressa dei temi teologici e dei problemi ecclesiali, chi non รจ capace di dare le ragioni della propria fede, non puรฒ affermare di amare Dio con tutta la mente.
Lโamore a Dio รจ poi accostato da Gesรน allโamore allโuomo, al punto da rendere inscindibili i due comandamenti. Anche se non รจ sempre facile stabilire ciรฒ che in concreto รจ conveniente fare, รจ abbastanza chiaro in che cosa consiste lโamore al prossimo: รจ la disponibilitร a fare sempre ciรฒ che รจ bene per lโaltro. Non รจ invece del tutto evidente cosa significhi amare Dio e quale sia il rapporto tra i due comandamenti.
Lโamore allโuomo richiede impegno per far sรฌ che a nessuno manchino cibo, vestito, assistenza, istruzione e tutto ciรฒ che รจ necessario alla vita. Tuttavia questo impegno non deve far passare in secondo piano i doveri nei confronti di Dio: la preghiera, la messa domenicale e le pratiche religiose. Una parte del tempo quindi va dedicata al lavoro, alla famiglia, agli amici, ma guai rubare a Dio la parte che gli spetta.
Questa interpretazione, abbastanza diffusa, non รจ soddisfacente ed รจ pericolosa. Intesi in questo modo i due comandamenti sono in contrapposizione lโuno con lโaltro e mettono Dio e lโuomo in competizione, perchรฉ ciรฒ che viene dato allโuno รจ sottratto allโaltro e nessuno puรฒ mai essere pienamente soddisfatto.
Notiamo che solo nel vangelo di Marco i due comandamenti sono posti in ordine gerarchico, si afferma che cโรจ un primo precetto, chiaramente piรน importante, e un secondo.
Matteo riferisce la risposta di Gesรน al rabbino in modo piรน sfumato: โIl secondo รจ simile al primoโ (Mt 22,39), dunque non รจ inferiore, come sembrava risultare dalla versione di Marco.
In Luca cโรจ un passo ulteriore, non si accenna a un primo e a un secondo, ma a un solo comandamento: โAma il Signore Dio tuoโฆ e il prossimo come te stessoโ (Lc 10,27).
In tutto il resto del Nuovo Testamento non si parla piรน di due comandamenti che riassumono tutta la legge, ma di uno solo e questo รจ lโamore allโuomo.
Nel vangelo di Giovanni Gesรน dichiara: โQuesto รจ il mio (unico!) comandamento, che vi amiate gli uni gli altriโ (Gv 15,17) e Paolo afferma che chi ama il prossimo ha adempiuto tutta la legge, โinfatti il precetto: non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento si riassume in queste parole: amerai il prossimo tuo come te stesso. Pieno compimento della legge รจ lโamoreโ (Rm 13,8-9). Scrivendo ai galati, รจ ancora piรน esplicito: โTutta la legge trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stessoโ (Gal 5,14).
I due comandamenti non possono, dunque, essere separati, perchรฉ sono la manifestazione di un unico amore, come afferma Giovanni: โChi dice: Io amo Dio e odia il proprio fratello, รจ un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non puรฒ amare Dio che non vedeโ (1 Gv 4,20).
Amare Dio non significa dargli qualcosa (tempo, preghiere, cantiโฆ), ma condividere il suo progetto in favore dellโuomo, accogliere il suo amore e effonderlo sugli altri.
Puรฒ esserci il pericolo di amare lโuomo senza amare Dio?
Una simile eventualitร รจ tanto impossibile che la Bibbia non la prende nemmeno in considerazione. Se uno ama lโuomo certamente รจ animato dallo Spirito, perchรฉ lโamore puรฒ venire solo da Dio (1 Gv 4,7).
Rimane ora da chiarire chi Gesรน intenda per prossimo.
Giร nel libro del Levitico, fra le persone da amare, รจ incluso lo straniero: โIl forestiero dimorante fra voi lo tratterete come uno che รจ nato fra voi; lโamerai come te stessoโ (Lv 19,34) e parecchi rabbini, rifacendosi al brano della Genesi dove si evidenzia che Dio ha creato lโuomo a sua somiglianza (Gn 5,1), sostenevano che il termine prossimo includeva tutti gli uomini. In genere perรฒ il comandamento era riferito solo ai membri del popolo dโIsraele o, al massimo, a coloro che risiedevano dentro i confini della Terra santa.
Gesรน pone fine a ogni discriminazione e dichiara senza esitazioni e in modo inequivocabile: prossimo รจ chiunque si trovi nel bisogno, sia egli un amico o un nemico (Mt 5,43-48).
Nella sua risposta (vv. 32-33) lo scriba, riprendendo lโaffermazione di Gesรน, introduce il confronto fra la pratica di questi due comandamenti e il culto offerto nel tempio.
Non ha difficoltร a pronunciare il suo giudizio perchรฉ, da buon rabbino, ha studiato gli scritti e assimilato il pensiero dei profeti e dei saggi dโIsraele. Sa che โPraticare la giustizia e lโequitร , per il Signore vale piรน di un sacrificio (Pr 21,3); ricorda lโesclamazione del salmista: โSacrificio e offerta non gradisci. Non hai chiesto olocausto e vittima per la colpa. Allora ho detto: Che io faccia il tuo volere. Mio Dio, questo io desidero, la tua legge รจ nel profondo del mio cuoreโ (Sl 40,7). Non ha dubbi: lโamore รจ immensamente piรน prezioso e gradito a Dio di qualunque offerta.
Gesรน che citando il profeta Osea ha ripetutamente rivolto ai farisei lโinvito: โAndate e imparate che cosa significhi: Opere dโamore io voglio e non sacrificiโ (Mt 9,13), non puรฒ che compiacersi della sensibilitร spirituale del suo interlocutore, per questo soggiunge: โNon sei lontano dal regno di Dioโ (v. 34).
A questo punto possiamo riprendere gli interrogativi che ci siamo posti allโinizio: perchรฉ Gesรน non ha indicato subito allo scriba quello che ancora gli mancava per entrare nel regno di Dio? Perchรฉ non lo ha invitato a seguirlo?
La ragione va ricercata nella prospettiva teologica di Marco, che ha strutturato il suo vangelo come un viaggio di Gesรน dalla Galilea a Gerusalemme.
Ora il Maestro รจ giunto alla meta, non รจ piรน in cammino. Chi lo ha seguito, chi ha visto le sue opere, ha ascoltato le sue parole e capito il suo messaggio, chi si รจ lasciato aprire gli occhi e, come il cieco Bartimeo, si รจ unito ai discepoli lungo il cammino, รจ finalmente in grado di fare la scelta del dono della vita insieme con lui.
Gli altri โ il saggio rabbino del vangelo di oggi, i pii israeliti osservanti della Legge e tutte le persone buone e oneste โ sono soltanto vicini al regno di Dio. Per entrarvi devono accostarsi a Cristo, studiare a fondo il suo messaggio, valutare la sua proposta e accordargli la propria adesione cosciente e risoluta. Per arrivare a questa scelta devono prima percorrere con lui la strada che dalla Galilea porta a Gerusalemme.
Leggere il vangelo di Marco equivale a fare questo cammino. Puรฒ darsi che, giunti allโultima pagina, non si abbia ancora il coraggio di offrire la propria vita con Gesรน. Puรฒ darsi che non si sia ancora pienamente convinti che la sua proposta รจ quella giusta. Non cโรจ da abbattersi per questo, bisogna riprendere il viaggio con lui, ripartendo dalla Galilea. Un giorno, come al cieco di Betsaida, Gesรน riuscirร finalmente ad aprire a tutti gli occhi.