Movimento Apostolico Ciechi
Riflessioni dell’assistente spirituale don Alfonso Giorgio per il Vangelo di venerdì 1 Novembre 2024
Trascrizione, non rivista, del video.
È la solennità di Tutti i Santi, e perché la Chiesa ci vuole ricordare che lo scopo per cui noi siamo qui, il traguardo ultimo della nostra vita, è la partecipazione alla gloria di Dio.
Entrare nella gloria di Dio, partecipare della sua santità, poiché egli stesso ci dice: “Siate santi, come io sono santo”. Non a caso, i cristiani inizialmente erano chiamati proprio “i santi”, forse perché si distinguevano dagli altri, perché era palese il loro modo di essere diverso dai pagani e dagli altri popoli.
Quello che spiccava di più nei primi cristiani era la condiscendenza, quel modo umile di accogliere la volontà di Dio nella propria vita, anche a costo di sofferenze, persecuzioni e martirio. Infatti, i martiri sono stati per noi terreno fertile: il sangue dei martiri è divenuto seme di santità per tanti.
La santità a cui penso, però, è quella di tutti, di tutti noi, perché tutti i battezzati sono chiamati alla santità. È la santità nelle piccole cose, nei piccoli gesti, la santità di un bicchiere d’acqua dato all’assetato, come ci ricorda Gesù. Non bisogna fare chissà quali cose: occorre solo un bicchiere d’acqua, un piccolo gesto.
La santità sta nei sorrisi elargiti nei momenti difficili e tristi della vita delle persone che ci sono accanto, la santità di una pacca sulla spalla verso chi soffre, verso chi è ottenebrato da un male che sembra non avere uscita. È la santità di un affiancamento, la santità di una parola che salva, detta con amore a chi si sente ormai perso.
È la santità, direbbe Papa Francesco, del vicino di casa, del pianerottolo, del condominio. È la santità di quel prezzemolo donato con generosità alla vicina di casa. È la santità dei semplici, non la santità di coloro che hanno fatto opere grandiose, che pure hanno dato lustro alla Chiesa, ma la santità dei piccoli, come Francesco d’Assisi.
Sicuramente, quello che possiamo dire è che ci accorgiamo di essere di fronte a un santo, un santo così, quando troviamo un cuore misericordioso, un cuore accogliente, quando troviamo una gioia che ci travolge, ci coinvolge e addirittura ci attrae. Questa attrazione poi diventa feconda per la Chiesa, poiché molti si sono sentiti attratti dai cosiddetti santi. I santi hanno attratto, coinvolto e contribuito al cambiamento; essi stessi sono cambiati.
Penso, ad esempio, a Sant’Agostino, che nella lettura del Vangelo ha cambiato vita. Penso a tanti come Sant’Antonio Abate, che, ascoltando il Vangelo nella sua chiesa che diceva di dare tutto ai poveri, ha pensato di vivere la sua vita nella contemplazione. E a San Francesco d’Assisi, che, sullo stesso Vangelo, ha pensato di essere povero tra i poveri e predicare la povertà e la gioia evangelica nel mondo.
La santità ci rende più umani. Vale la pena diventare santi. Oggi, però, non c’è più la moda di cercare le agiografie e raccontarle ai più giovani: è sfumato questo modo di testimoniare e parlare della bontà del Vangelo. Forse dovremmo recuperare, invece, le agiografie dei santi, e considerare che anche noi siamo chiamati alla santità. La santità non è per pochi, non è un privilegio: tutti siamo chiamati alla santità.
Tanti auguri e buona festa di Tutti i Santi.