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don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 28 Ottobre 2024

Commento al brano del Vangelo di: Lc 6,12-19

Ci sono alcuni apostoli di cui la Parola di Dio abbonda di notizie, e altri di cui si sa molto poco o quasi nulla. A questo secondo gruppo appartengono Simone e Giuda che oggi festeggiamo.

La domanda vera però è un’altra: cosa è davvero importante nella vita degli apostoli? Le loro gesta, le loro vicende, le opere che hanno compiuto o soprattutto la loro chiamata?

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In realtà è proprio la chiamata la cosa più interessante della loro vita, perché è proprio a partire da essa che hanno potuto fare poi tutto ciò che poi hanno realizzato:

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“Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d’Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore”.

Il dono della fede è il dono di essere chiamati personalmente da Lui. Non c’è niente di più personale del proprio nome.

Una fede che non ci dà del tu e ci chiama per nome è solo cultura, ma non salvezza. Il vero problema di molti cristiani è essere nati in una cultura cristiana ma non essere mai entrati nella prospettiva dei credenti perché si passa dall’una all’altra parte solo quando si riceve il dono di incontrare Gesù personalmente e non vagamente.

La forza dei discepoli e di ogni apostolo è nella chiamata che essi ricevono. Ogni credente è un chiamato, ma molto spesso non lo sa.

Mi sembra una bella grazia da domandare oggi a questi apostoli: accorgercene.

Fonte


Autore: don Luigi Maria Epicoco
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