Il commento al Vangelo di domenica 27 ottobre 2024 รจ curato daย don Gaetano Amore.
Trascrizione automatica (non rivista) generata da Youtube e “corretta” tramite IA.
Terza Domenica del Tempo Ordinario, anno B. Continua la narrazione dell’evangelo di San Marco al capitolo X. Ormai ci avviamo verso Gerusalemme: sono gli ultimi tratti. Parte giร da Gerico Gesรน, insieme ai suoi discepoli e a molta folla, e insieme a loro cโรจ il figlio di Timeo, Bartimeo. Ci tiene subito San Marco a tradurre il nome dall’aramaico al greco, anche se gli altri sinottici, Luca e Matteo, ci dicono che questo cieco non ha nome, quasi come a dire che Bartimeo altro non รจ che l’incarnazione del vero discepolo, che deve solo accorgersi del mistero profondo della presenza di Dio nella sua vita.
Spesso, accecato da se stesso, il discepolo non riconosce il mistero della Resurrezione, che avverrร nella passione e morte di Gesรน, appunto a Gerusalemme.
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E in quel tempo, mentre andava, incontrรฒ questo ragazzo cieco che si trovava lungo la strada a mendicare. La strada รจ il luogo della non-parola, il luogo del silenzio, il luogo dove la parola viene strappata dallo spirito di Satana. Vi ricordate? Siamo sempre al capitolo quarto di San Marco, con la parabola del seminatore. E lรฌ, Satana prende i chicchi caduti lungo la strada, li raccoglie e li porta via.
Questo uomo non รจ soltanto cieco, ma anche mendicante, quindi non autosufficiente. ร aggrappato alla speranza degli altri, dipende dal senso che gli altri gli diano vita, perchรฉ da solo non puรฒ vivere. Cosรฌ, attende che qualcun altro gli ridoni vita, lo metta in piedi e gli dia una direzione.
Ma allo stesso tempo vive questo silenzio assordante della non-parola, perchรฉ la parola di Dio non arriva sulla strada dove lui รจ cristallizzato e immobile. Vive, quindi, una vita bloccata, affidata alla pietร degli altri. Sentendo, perรฒ, con le orecchie funzionanti, che sta passando Gesรน, attraverso lโudito comincia a gridare a squarciagola: vuole interrompere il silenzio assordante, vuole invocare Dio nella sua presenza.
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Quante volte, quando rimaniamo a terra, caduti su quella strada infuocata dal nostro dolore, non facciamo altro che gridare a Dio per interrompere quel potere assordante di questo silenzio, di questa non-parola. ร questo che vuole fare il mendicante: vuole forzare la non-parola perchรฉ diventi luogo dell’incarnazione del Logos, del discorso di Dio. Bello, no?
“Figlio di Davide, Gesรน, abbi pietร di me, Christe eleison, ascoltami!” Sarebbe bello tradurlo con “Accorgiti di me, accorgiti che io sono qui, abbi pietร di me” nel senso di “Volgi il tuo sguardo su di me.” Non chiede subito il miracolo, che sia guarito: chiede semplicemente un briciolo dell’attenzione di Gesรน, che lui possa essergli accorto.
Gesรน, mentre passava, molti lo rimproveravano perchรฉ tacesse, ma egli gridava ancora piรน forte: “Figlio di Davide, abbi pietร di me!” Gesรน si fermรฒ, bellissimo, e disse. Dovremmo imparare tantissimo da questo: Gesรน si fermรฒ, perchรฉ per accorgersi che una persona ha bisogno di noi, dobbiamo portare ed entrare nelle sue stesse dinamiche.
Questo mendicante รจ immobilizzato, รจ fermo; Gesรน, per incarnarsi nella sua condizione, si ferma anche lui. Dovremmo imparare tanto, perchรฉ noi, a volte, andiamo troppo di corsa e non riusciamo a portare il passo di chi rallenta, di chi si ferma. Eppure, per poter aiutare l’altro, il prossimo che ci sta di fronte, la prima cosa che dobbiamo fare รจ entrare nella sua vita, procedere secondo i suoi ritmi, vivere la sua posizione arenata, appoggiata sul pavimento. Se tu vuoi aiutare un povero, ti devi buttare a terra pure tu.
Gesรน si ferma e dice: “Chiamatelo.” ร il verbo “caleo”, il verbo della vocazione dei dodici, no? Il verbo attraverso cui chiama. Quando Gesรน si accorge di qualcuno, dice: “Oh, vieni!” ร il verbo della vocazione. Chiamarono il cieco dicendogli: “Alzati.” ร bello che utilizzano il verbo “egeiro”, perchรฉ questo Vangelo parla di resurrezione, รจ un anticipo di quello che succederร a Gerusalemme.
Il cieco, gettato via il mantello, compie unโazione bellissima. Questo mantello รจ il vero protagonista di questo Vangelo. Secondo gli abiti del tempo di Gesรน, il “chiton” era un poโ la tunica intima, aderente alla persona, mentre il mantello serviva per coprire, e andava sempre insieme alla tunica. Voglio leggervi Luca 6:29: “A chi ti toglie il tuo mantello, non rifiutare anche la tunica.” Vedete, erano due elementi complementari.
Il mantello, per il mendicante, rappresentava il calore, la protezione, la dignitร . Ricordate in Genesi quando Adamo si trova nudo? ร privo di dignitร davanti a Dio e agli uomini. Quel residuo di dignitร รจ attaccato a quel mantello, come la coperta di Snoopy che dร forza e calore.
E cosรฌ, Bartimeo getta via il suo mantello, rinuncia a ciรฒ che credeva di essere, abbandona le sue sicurezze per avvicinarsi a Gesรน.