Un cieco, una strada, Gesù che passa, un grido, un grido più forte, una domanda, una guarigione. Potremmo sintetizzare così il racconto del Vangelo di oggi che sembra descrivere attraverso la storia di quest’uomo la condizione di ciascuno di noi e i rischi che a volte come Chiesa corriamo.
Ascolta “don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 27 Ottobre 2024” su Spreaker.Infatti è proprio di ogni uomo rimanere bloccato e fermo su una strada quando non vede più un senso, un motivo, un orizzonte. E quando ciò accade si può solo mendicare la vita non viverla. Ma anche in una condizione simile Gesù può venire a salvarci. Per farlo usa la Chiesa, che altro non è che un popolo che fa sentire la Sua presenza:
“Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!»”.
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Noi non siamo Gesù, ma di fatto siamo ciò che più lo dovrebbe ricordare, annunciare, indicare. E davanti a un annuncio simile l’unica preghiera possibile è quella di questo cieco:
“Allora egli gridò: «Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!»”.
Non è una preghiera composta, misurata, a bassa voce. Non è un esercizio di stile e di equilibrio. È la preghiera urlata di chi sta annaspando, di chi sente la possibilità di un cambiamento che davvero può capovolgere la vita.
La preghiera quando è vera assomiglia al grido di quest’uomo. Ma paradossalmente davanti alla scompostezza di questo cieco la medesima folla che aveva annunciato il passaggio di Gesù diventa ostacolo:
“Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!»”.
Può sembrare schizofrenico l’atteggiamento di chi annuncia e poi sgrida, ma è quello che sovente capita anche oggi nelle nostre comunità. Da una parte annunciamo, e dall’altra parte siamo noi stessi il motivo per cui l’uomo disperato di oggi non incontra Gesù.
Fortunatamente però Gesù è più forte anche della nostra mediocrità, e sa ascoltare contro ogni tentativo di mettere a tacere:
“Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!»”.
Autore: don Luigi Maria Epicoco
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