LA FEDE IN GESU’ SQUARCIA LE NOSTRE TENEBRE
Come la guarigione del cieco di Betsaida (Mc 8,22-26) precedeva la confessione di Pietro (8,27-30) e il primo annuncio della Passione (8,31-33), cosรฌ la guarigione del cieco di Gerico precede la proclamazione di Gesรน come Re-Messia da parte delle folle di Gerusalemme (11,1-11) e la successiva Passione del Signore (14-15).
Il cieco di Gerico chiama Gesรน “Figlio di Davide” (10,48), cosรฌ come le folle (11,10): รจ un titolo messianico (2 Sam 7; Ger 23,1-6; 33,14-18; Zc 3,8; 6,12…) che appare 19 volte nei Sinottici e mai in Giovanni, e che connota un messianismo glorioso, regale; ma Gesรน รจ il Messia sofferente, che darร salvezza solo attraverso lo “scandalo” della Croce (1 Cor 1,23). Per capire ciรฒ che accadrร a Gerusalemme, cioรจ la Passione e Morte del Signore, bisogna che Dio ci apra gli occhi (10,52), che ci renda lui capaci di accettare il mistero di una salvezza che passa attraverso l’umiliazione e la croce.
Ma nella guarigione del cieco di Gerico รจ simboleggiato anche il cammino di fede di ogni uomo: senza la luce di Dio, ciascuno di noi trova in situazione disperata, “cieco, seduto lungo la strada a mendicare” (10,46). ร la situazione del nostro mondo incapace di trovare un senso alla vita, attanagliato dal buio dell’angoscia e della paura, oppresso dalla miseria e dalla morte; e tutti mendichiamo alla vita una qualche sopravvivenza, stordendoci nel divertimento, nella corsa al denaro, al piacere, al potere, alienandoci in mille frivolezze: ma alla fine ci ritroviamo soli, al magine della strada, nelle tenebre…
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Ma per fortuna Gesรน, il Salvatore profetizzato da Geremia nella prima Lettura (Ger 31,7-9), lโunico Sommo Sacerdote capace di intercedere per noi (seconda Lettura: Eb 5,1-6), โpassa di lร ” (Mt 20,30): รจ Dio che prende l’iniziativa, che viene incontro alla nostra miseria, che scende dai suoi cieli a soccorrerci. Dio ode il disperato grido di aiuto dell’uomo, ma questi ne intuisce soltanto la presenza (“al sentire che c’era Gesรน Nazareno”: 10,47).
Le potenze mondane contestano perรฒ apertamente l’apertura dell’uomo a Dio (“Molti lo sgridavano per farlo tacere”: 10,48): Dio non c’รจ, e se c’รจ non puรฒ sentirti, รจ inutile ricorrere a lui… ร necessaria quindi perseveranza, insistenza, nella ricerca del Signore, senza lasciarci scoraggiare (“ma egli gridava piรน forte”:10,48).
Gesรน “si ferma” (10,48) accanto all’uomo; non lo chiama perรฒ direttamente, ma per il tramite della Chiesa (“Chiamatelo!”: 10,48): la Chiesa ha il compito di portare un annuncio di salvezza che non รจ suo, ma che le รจ stato affidato, e non deve intimorire gli uomini ma far loro “coraggio” (10, 49) nella ricerca del Signore.
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Noi ciechi siamo quindi chiamati a conversione: occorre che gettiamo via il mantello (10,50), che cioรจ “ci spogliamo dell’uomo vecchio con la condotta di prima, l’uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici…, e rivestiamo l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santitร vera” (Ef 4,22-24); occorre che risorgiamo interiormente (“balzรฒ in piedi”:10,49), e che andiamo con fede da Gesรน (10,49.52).
Allora ci viene chiesto l’impegno finale: di fronte alla stessa domanda di Gesรน (“Che vuoi che io faccia?”: 10,36.51), Giacomo e Giovanni avevano chiesto un posto glorioso, il cieco, tipo del vero discepolo, domanda invece la luce di Dio, la comprensione del mistero della salvezza. E “subito riacquistรฒ la vista” (10,52): solo Dio รจ la luce che vince la tenebra (Gen 1,3.18; Es 14,20; Sl 27,1; 1 Gv 1,5…): solo Gesรน รจ “la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9; cfr 3,19; 8,12): che anche noi sappiamo “subito… seguirlo per la strada” (10,52), con prontezza ed entusiasmo come il miracolato di Gerico, per non meritare la condanna di quanti “hanno preferito le tenebre alla luce” (Gv 3,18-21)!
Il commento alle letture della domenica a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito รจ โBuona Bibbia a tuttiโ.