Accettare un Dio che sovverte gli schemi
Chissร come si immaginavano il regno del Maestro quei due fratelli, chissร quanto tempo avranno passato a fantasticare sulla bellezza di quei troni, figurandosi bardati di mantelli e corone, con in mano un qualche scettro simbolo di potere.
Quanto si saranno gasati nellโimmaginarsi cosรฌ importanti, uno a destra e lโaltro a sinistra, a giudicare, a far paura, a rimproverare e punire. Ma cosa avevano capito fino ad allora? Ma cosa abbiamo capito noi che ancora oggi dopo duemila anni di Vangelo sgomitiamo per un posto in evidenza, per un pugno di potere da esercitare in famiglia, in politica, nelle chiese, nelle associazioni?
Eppure poco prima Gesรน lo aveva giร detto; abbracciando un bambino aveva dimostrato, come un teorema, quanto la misura di Dio รจ la piccolezza, la fragilitร , la povertร , il nulla pretendere: lโamore disarmato.
Che fatica accettare un Dio cosรฌ rivoluzionario che sovverte gli schemi, che ribalta le certezze; che fatica anche solo pensare a un Dio che non vuole comandare e spaventare, dominare e soggiogare, ma chino su di noi, a farsi nido entro cui scaldarci, riparo dove riposare, braccia tra le quali addormentarsi. E daccapo Gesรน a spiegare, pazientemente, come un maestro con dei bambini un poโ lenti allโapprendimento, dolcemente, come un genitore che sa che il figlio non รจ proprio una cima dโintelligenza:
ยซVoi sapeteโฆtra voi perรฒ chi vuole diventare grande sarร vostro servitore, e chi vuole essere il primo sarร schiavo di tuttiยป. Dove lโha imparata questa matematica il Maestro?
[…] Continua a leggere su Avvenire.