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Enzo Bianchi – Commento al Vangelo del 13 Ottobre 2024

Domenica 13 Ottobre 2024
Commento al brano del Vangelo di: Mc 10, 17-30

โ€œFissรฒ lo sguardo su di lui e lo amรฒโ€

Nella sequela di Gesรน si puรฒ abbandonare la famiglia carnale per un nuova famiglia, si puรฒ vivere il celibato nella feconditร  dellโ€™amore di Cristo, dei suoi fratelli e delle sue sorelle. Abbandonare tutto puรฒ essere, per alcuni chiamati dal Signore, destinatari dellโ€™amore preveniente di Gesรน e della sua misericordia, il loro โ€œfareโ€ in questo mondo.

Se domenica scorsa la buona notizia era quella della volontร  del Dio creatore sullโ€™uomo e sulla donna uniti nellโ€™alleanza della famiglia (cf. Mc 10,6-9), oggi il vangelo ci annuncia che, a causa del regno di Dio, la famiglia va relativizzata: se รจ vero che la via ordinaria della sequela di Cristo รจ il matrimonio, tuttavia โ€œa causa di Gesรน e del Vangeloโ€ la famiglia puรฒ essere abbandonata (come รจ successo realmente e concretamente ai dodici discepoli) o puรฒ non essere scelta da quanti accolgono la chiamata a โ€œfarsi eunuchi per il regno dei cieliโ€ (Mt 19,12). Di piรน, se nel vangelo di domenica scorsa Gesรน, citando lโ€™in-principio della Genesi, affermava: โ€œLโ€™uomo lascerร  suo padre e sua madre e si unirร  alla sua donnaโ€ (Mc 10,7; Gen 2,24), allโ€™inizio della vicenda di Gesรน con i suoi discepoli si legge unโ€™affermazione significativamente parallela: โ€œGiacomo e Giovanni lasciarono il loro padre Zebedeo โ€ฆ e andarono dietro a Gesรนโ€ (Mc 1,20). Lasciare i precedenti legami familiari per vivere lโ€™avventura del matrimonio, lasciarli per vivere lโ€™avventura del celibato alla sequela di Gesรนโ€ฆ

Questo brano evangelico รจ talmente conosciuto, รจ stato cosรฌ tante volte predicato e usato a fini vocazionali, che rischiamo di pensare di averlo compreso una volta per tutte e dunque, โ€œconoscendolo giร โ€, di poterlo leggere rapidamente. Cerchiamo invece, innanzitutto, di ascoltarlo bene, con cuore docile e aperto. Lโ€™episodio narrato da Marco, collocato sempre durante la salita di Gesรน e dei suoi discepoli a Gerusalemme, ha come protagonista โ€œun taleโ€, un uomo anonimo, certamente un giudeo, un uomo che condivide con molti lโ€™ammirazione per il rabbi di Galilea. Con venerazione si presenta a Gesรน e, inginocchiandosi davanti a lui (come davanti al Signore nella liturgia), lo chiama: โ€œMaestro buonoโ€. Gesรน perรฒ reagisce a tale qualifica e ricorda che โ€œbuonoโ€ (agathรณs) si puรฒ dire solo di Dio, perchรฉ solo Dio รจ veramente la bontร , lโ€™amore, la grazia (cf. Es 34,6-7).

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Questโ€™uomo pone a Gesรน una domanda significativa per la fede giudaica: โ€œChe cosa devo fare per avere in ereditร  la vita eterna?โ€. Questo tale ricerca โ€œla vita eternaโ€, la vita per sempre, capace di vincere la morte, il male, la sofferenza. รˆ la ricerca di ogni essere umano e di tutta lโ€™umanitร , che sente la morte come unโ€™ingiustizia, una contraddizione, una minaccia per noi umani. Ognuno ha in sรฉ questa segreta speranza che la morte non sia lโ€™ultima parola, e per ottenere la vita eterna pensa a una prestazione, a un fare che sia capace di acquisirla, di meritarla. In veritร , perรฒ, il dono di Dio va ereditato, ricevuto, accolto, non ottenuto o meritato.

Sรฌ, cโ€™รจ una salvezza, una beatitudine futura promessa e donata da Dio a chi crede, a chi appartiene al suo popolo, ma concretamente, nella vita ordinaria, quotidiana, che cosa occorre fare? Domanda pertinente anche per noi, oggi, perchรฉ la fede nel Dio vivente non puรฒ essere solo adesione intellettuale, desiderio di lui, sentimento di amore, seppur profondoโ€ฆ Anche lโ€™amore comandato da Dio, amore per lui, il Signore (โ€œAmerai il Signore tuo Dioโ€ฆโ€: Dt 6,5), deve significare un modo di vivere, un โ€œfareโ€, un comportarsi secondo la sua volontร  (cf. Gv 14,15; 1Gv 5,3). Non รจ sufficiente avere una fede ortodossa, puntuale, e non basta confessare Dio con le labbra, nel culto!

Per questo Gesรน, da interprete acuto e fedele della Legge di Mosรจ, risponde citando le parole dellโ€™alleanza, i comandamenti tratti dalle dieci parole, ma significativamente solo quelli che riguardano le relazioni con il prossimo: โ€œNon uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falsoโ€ (Es 20,13-16; Dt 5,17-20). Riassume poi i precetti in โ€œnon fare torto a nessunoโ€ (Dt 24,14), e al vertice mette quello che nella lista รจ il primo in riferimento al prossimo: โ€œOnora tuo padre e tua madreโ€ (Es 20,12; Dt 5,16). Questo modo di rispondere di Gesรน a un credente รจ significativo: egli afferma che la salvezza si gioca nei rapporti con gli altri, con il prossimo. Non gli dice come vivere il rapporto con Dio, nรฉ cosa credere o sperare: per la salvezza e la beatitudine futura tutto si decide sullโ€™amore concreto vissuto qui e ora verso gli altri, verso i fratelli e le sorelle in umanitร . Sรฌ, โ€œnon fare torto a nessunoโ€, โ€œamare il prossimo come se stessoโ€ (cf. Mt 19,19; Lv 19,18) รจ ciรฒ che รจ indispensabile per la salvezza!

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Quello (solo secondo Matteo รจ โ€œgiovaneโ€: Mt 19,20) allora ribatte: โ€œMaestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezzaโ€. Parole oggettivamente straordinarie: chi infatti potrebbe dire lo stesso di sรฉ? Parole dunque pretenziose, prive della necessaria umiltร ? Marco non ci permette di giudicare queste parole, ma forse sono proprio esse a spiegare lโ€™esito dellโ€™incontro con Gesรน. Questโ€™ultimo, udita lโ€™affermazione dellโ€™altro, โ€œfissรฒ lo sguardo su di lui e lo amรฒโ€ (emblรฉpsas autรด egรกpesen autรฒn). Sรฌ, Gesรน lo ama profondamente, e in quel flusso di amore preveniente e gratuito gli dice: โ€œUna cosa sola ti manca: vaโ€™, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!โ€ (deรปro akoloรบthei moi). Non cโ€™รจ vocazione, chiamata se non nellโ€™amore: solo amando il Signore chiama, solo guardando in profonditร  con tenerezza Gesรน chiede di seguirlo! Ma conosciamo lโ€™esito: questโ€™uomo si rattrista e se ne va addolorato. Sรฌ, perchรฉ quando si rifiuta lโ€™amore, lโ€™esito รจ la tristezza. Ciรฒ che era determinante era lโ€™amore di Gesรน, non le sue parole, che potevano anche essere altre. Gesรน lo ha amato, ed egli non ha accolto quellโ€™amore: questa la causa della tristezza.

Per quellโ€™uomo era giunta lโ€™occasione della scelta, del discernimento tra lโ€™amore, la comunione, oppure il possesso di beni nella solitudine. Eppure egli non arriva a conoscersi, a osare e a decidersi. Cosรฌ appare chiuso allโ€™amore, incapace di accogliere lโ€™amore su di sรฉ, di accettare di essere amato. Lโ€™amore gratuito โ€“ lo sappiamo โ€“ puรฒ ferire il nostro narcisismo, chiedendoci di uscire da noi stessi per aprirci allโ€™altro, di toglierci tante maschere per amare ed essere amati nella veritร . Lโ€™amore passivo รจ esigente e a esso facciamo resistenza, piรน che allโ€™amore che noi stessi rivolgiamo con protagonismo verso gli altri. La veritร  รจ che quellโ€™uomo risulta segnato dalla mancanza che non vuole riconoscere: gli manca la gratuitร  del dare, dello spogliarsi per condividere, e gli mancherร  per sempre lโ€™esperienza dellโ€™amore. Per questo โ€œse ne va tristeโ€.

Allora Gesรน rivela ai discepoli che, per accogliere lโ€™amore, occorre non avere degli altri amori che seducono e alienano, come il denaro, la ricchezza, il potere. Chi possiede queste cose non sa discernere lโ€™amore, che chiede accoglienza, perchรฉ รจ giร  sazio, autosufficiente, non ha bisogno di essere amato da un altro. Pietro allora interviene per ricordare che lui e gli altri hanno lasciato tutto per seguire Gesรน: hanno lasciato la casa, la famiglia (madre, padre, fratelli e sorelle), i figli che avevano o ai quali avevano rinunciatoโ€ฆ Forse Pietro mendicava un riconoscimento di Gesรน per la loro rinuncia a ciรฒ che รจ buono e santo come una famiglia, ma che per loro era una perdita, non un guadagno (cf. Fil 3,7), se paragonato allo โ€œstare con Gesรนโ€ (cf. Mc 3,14). E Gesรน, in risposta, gli dice: โ€œNon cโ€™รจ nessuno che abbia lasciato tutto questo a causa mia e del Vangelo, che non riceva giร  ora, in questo tempo, cento volte tanto, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrร โ€.

Oggi si dimentica troppo facilmente anche nella chiesa (ma ci si crede ancora?) che Gesรน puรฒ chiedere a โ€œchi puรฒ fare spazioโ€ (ho dynรกmenos choreรฎn choreรฎto: Mt 19,12) di rinunciare alla famiglia che aveva e a quella che avrebbe potuto crearsi. Il celibato per il Regno non puรฒ essere ridotto alla rinuncia allโ€™esercizio sessuale, ma รจ molto di piรน: รจ una โ€œnon coniugazioneโ€ nรฉ psicologica nรฉ affettiva, รจ non avere piรน una famiglia umana ma vivere e sentire come sufficiente la famiglia dei fratelli e delle sorelle di Gesรน. Come gli stesso ha annunciato: โ€œChi รจ mia madre e chi sono i miei fratelli? โ€ฆ Chi fa la volontร  di Dio, costui per me รจ fratello, sorella e madreโ€ (Mc 3,33.35). Nella sequela di Gesรน si puรฒ abbandonare la famiglia carnale per un nuova famiglia, si puรฒ vivere il celibato nella feconditร  dellโ€™amore di Cristo, dei suoi fratelli e delle sue sorelle. Stiamo attenti a non annacquare lo scandalo della sequela di Cristo, a non nascondere la rinuncia, che รจ determinante nel seguire Gesรน.

Abbandonare tutto puรฒ essere, per alcuni chiamati dal Signore, il loro โ€œfareโ€ in questo mondo: sempre nel servizio degli altri; sempre nellโ€™amore per il prossimo, chiunque esso sia; sempre mendicando una salvezza che non puรฒ mai essere meritata, neanche vivendo le persecuzioni. Nella sequela di Gesรน non ci sono primi o ultimi per diritto acquisito, ma solo destinatari dellโ€™amore preveniente di Gesรน e della sua misericordia.

Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi.

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