Commento al Vangelo di domenica 13 ottobre 2024 a cura di don Claudio Luigi Fasulo – Sanremo.
Trascrizione generata automaticamente da Youtube e rivista tramite IA.
Un Vangelo, questa domenica, che dovremmo amare tutti in modo speciale, è il Vangelo del giovane ricco, un Vangelo meraviglioso, stupendo, che ha segnato molte vite, soprattutto a livello vocazionale.
E cosa ci racconta questo Vangelo? Che c’è un ragazzo che corre, pieno di entusiasmo, pieno di slancio, verso Gesù. Che bella immagine, un’immagine pulita, gratificante. E questo ragazzo si pone delle domande vere e profonde sul senso della vita: vuole conoscere il segreto della vita, ma l’epilogo è che questo ragazzo va via triste e sconsolato.
Perché questo così malinconico finale del racconto evangelico? Bene, questo ragazzo ha un sogno nel cuore, ma ha paura di realizzarlo. Oggi è il grave ostacolo di molti giovani, di molte persone. Oggi c’è la paura di scegliere.
Eppure, ricordiamoci che anche il non scegliere, cioè stare in una specie di limbo di compromesso tutta la vita, è già una scelta. E a volte è la scelta di non voler vivere la vita.
Questo giovane aveva un dubbio che potrei tradurre così: è come se questo giovane dicesse: “Ho un grande vuoto interiore. Desidero una vita piena, una vita bella, ma nello stesso tempo non vorrei rinunciare a una certa ‘bella vita’, fatta di cose false, alla fine, e anche di divertimento finto”.
Bene, questo è il dubbio di questo giovane: “Voglio vivere una bella vita o una vita bella?”. Questo ragazzo, che è senza nome, ci fa capire che siamo noi. Siamo noi. Questo racconto evangelico è lo specchio della nostra vita.
Infatti, questo ragazzo è insoddisfatto. Sente di avere tanto, ma non sente di gustare la pienezza. Si vede come un puzzle di mille pezzi, dove ne manca magari uno o due, e quei tasselli mancanti sono il luogo in cui i suoi occhi si dirigono.
Certamente, questo ragazzo ama Dio, come noi, ma non si fida totalmente di Dio. Pone le sue forze sul suo “io”. Allora, entriamo nei dettagli: chi è questo giovane ricco? Ecco, non essendoci un nome, come dicevo prima, è un ragazzo che si è “mangiato” la sua identità. Vive un po’ per l’apparenza, pur seguendo tutti i comandamenti della fede, ma questa mondanità che vive non lo fa sentire nella realizzazione personale.
Non vuole essere, certamente, un attacco per coloro che vivono una vita agiata nella ricchezza. Anzi, molti ricchi del tempo di Gesù sono amici di Gesù. Pensiamo a Giuseppe di Arimatea, colui che gli ha donato la tomba, ma anche all’evangelista Matteo e a Zaccheo. Però, queste persone hanno dato il giusto peso alle loro ricchezze, comprendendo che la chiamata di Dio alla pienezza è il vero obiettivo nella vita.
Queste persone — Zaccheo, Giuseppe di Arimatea, Matteo e quant’altri — hanno smesso di cercare sicurezza nell’avere e hanno gettato le loro speranze nell’essere. Hanno usato le loro ricchezze come talenti per gestire il bene comune. Amo particolarmente una frase, che è citata nel Catechismo della Chiesa Cattolica, al numero 2404, quando dice che ognuno di noi, nella facoltà delle proprie ricchezze, è un amministratore della Provvidenza. Sì, tu sei un amministratore della Provvidenza con quello che tu possiedi, poco o tanto. Siamo chiamati a essere amministratori della Provvidenza altrui.
Bene, allora qual è la proposta del Vangelo di oggi? Prima cosa, la ripeto: non viene condannata la ricchezza, ma l’attaccamento a una visione di vita dove il materiale predomina sulle scelte importanti e profonde della vita, scelte vocazionali innanzitutto, come il matrimonio o la consacrazione. Ricordatevi che bisogna amare le persone e usare le cose, e non il contrario. Oggi troppo spesso vediamo usare le persone e amare, come indispensabili, i beni materiali.
La sintesi di questo Vangelo è che dobbiamo ascoltare il desiderio profondo di Dio, la sete di pienezza di Dio che nasce nel profondo del nostro cuore, affinché possiamo essere uomini liberi dalle cose del mondo, ma uniti a quel Dio che è amore e che vuole far spendere la nostra vita.
Ma è possibile vivere tutto questo? Certo, e lo vediamo nei santi, in quelle persone che lungo i secoli del Cristianesimo hanno fatto tutto per vivere delle relazioni con Dio e con gli altri, in verità di custodire queste relazioni. Cioè, passare dall’avere molto al vivere tutto. E per farlo, dobbiamo lasciare necessariamente alcune zavorre, e questo può essere faticoso. Ma pensate a una mongolfiera: sale verso le altezze del cielo nel momento in cui togliamo le zavorre, ovvero tutto quel materiale che ci tiene vincolati e non liberi nel cammino della vita. Mai avere paura di lasciare qualcosa del passato per vivere pienamente nel mondo, altrimenti si finisce come questo giovane ricco.
Pensava solo alle cose che aveva e non è riuscito a essere ciò che era il sogno di Dio per lui. Ecco perché, come sottolinea l’evangelista, se ne va triste. La vera conversione è avere il coraggio di essere felici, di lasciare le nostre convinzioni per seguire quelle di Dio, di colui, l’unico, che è il maestro di vita.
Bisogna disobbedire alle luci del mondo per vivere della luce di Cristo. Certamente non è facile da accogliere, ma è la strada giusta per giungere alla pienezza di Dio. Il beato Carlo Acutis, che tra poco diventerà santo, diceva, alla sua giovane età di 15 anni: “Tutti nasciamo originali, ma molti muoiono fotocopie”. Memorizziamo questa frase, facciamola nostra, senza paura. Il giovane ricco del Vangelo, purtroppo, ha voluto essere fotocopia.
Imitiamo invece il beato Carlo: rimaniamo originali e saremo santi. Le parole di Gesù sono per questo ragazzo un grande colpo. Gesù gli dice: “Vendi quello che hai e dallo ai poveri”. Questo messaggio è estremamente forte: il vero tesoro nel cammino della vita non sono le cose, ma le relazioni. A volte perdiamo delle relazioni a causa delle cose del mondo, a volte pensiamo che la vita sia l’avere. No, la vita è il donarsi, come coppia, perché la vita è un dono, e per essere vissuta in pienezza deve farsi dono.