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p. Gaetano Piccolo S.I. – Commento al Vangelo di domenica 6 Ottobre 2024

Domenica 6 Ottobre 2024
Commento al brano del Vangelo di: Mc 10,2-16

Il volto dellโ€™altro

Il volto dellโ€™altro ci sta davanti e ci interpella. A volte ci infastidisce, ci mette in crisi, ci ricorda il nostro fallimento. E allora siamo tentati di possederlo, di manipolarlo o di controllarlo. E quando non ci riusciamo, mettiamo in atto meccanismi per distruggerlo. I nostri conflitti nascono generalmente da uno strenuo tentativo di mettere le mani sullโ€™altro: la perversione della relazione consiste nel tentativo di fare dellโ€™altro quello che voglio, di usarlo, di disporre della sua vita. รˆ una perversione perchรฉ la natura dellโ€™essere umano รจ inevitabilmente relazionale: siamo fatti per costruire relazioni, non per distruggerle.

Lโ€™altro indispensabile

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Per aiutarci a comprendere questa dimensione relazionale dellโ€™essere umano, il libro della Genesi, che ci mette sempre davanti alle questioni fondamentali, assume come modello la differenza e la relazione tra lโ€™uomo e la donna.

Il testo del libro della Genesi che ci viene proposto afferma per la prima volta che qualcosa non รจ buono. Fino a questo punto tutto ciรฒ che Dio aveva creato era buono. Lโ€™essere umano era stato definito persino molto buono. Cโ€™รจ qualcosa perรฒ che appare subito come problema: si tratta della solitudine dellโ€™uomo (ยซnon รจ bene che lโ€™uomo sia soloยป, Gen 2,18). Nella solitudine infatti non cโ€™รจ vita. Lโ€™uomo per vivere ha bisogno della relazione. Ha bisogno di un aiuto. Questo termine indica un aiuto fondamentale, necessario, un aiuto senza il quale si muore.

Nemmeno il potere puรฒ risolvere il dramma della solitudine dellโ€™uomo: per quanto egli si illuda di mettere le mani sulle cose, continua a essere infelice. Dio infatti aveva dato allโ€™uomo la possibilitร  di dare un nome agli animali (Gen 2,19): si tratta di una cessione di potere da parte di Dio. Dare il nome vuole dire infatti nella cultura ebraica possedere, comandare, fare dellโ€™altro una mia proprietร . Lโ€™uomo anche se padrone รจ infelice! Per citare la frase finale del celebre film Into the wild (2007): ยซla felicitร  รจ reale solo se condivisa!ยป.

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Un altro che risponda

Lโ€™essere umano si realizza solo se ha qualcuno davanti a sรฉ: un aiuto che gli corrispondesse (Gen 2,20). Lโ€™essere umano ha bisogno di uno che gli risponda. รˆ questo per la Genesi il senso della duplicitร  insita nellโ€™umanitร : maschio (iลก) e femmina (iลกลกa). Quando ci isoliamo, quando non ascoltiamo piรน nessuno, quando ci chiudiamo nel nostro mondo, quando lโ€™altro รจ sempre e solo un nemico, tradiamo la nostra dimensione umana!

Lโ€™altro non puรฒ essere posseduto perchรฉ non รจ nostro, non รจ un mio oggetto, non รจ in mio potere: nel racconto della Genesi, infatti, nessuno dei due esseri viventi conosce lโ€™origine dellโ€™altro, non sa da dove viene: lโ€™uomo รจ addormentato quando Dio crea la donna e la donna non era presente quando lโ€™uomo veniva creato. Lโ€™altro non รจ mai in mio possesso perchรฉ non lo conosco mai fino in fondo e non posso farne ciรฒ che voglio.

Unโ€™origine comune

Al contrario, la Genesi ci rimanda a unโ€™origine comune: la donna, lโ€™alteritร  per eccellenza, รจ tratta dal fianco, come se fosse lโ€™altro lato della stessa umanitร . Siamo unโ€™unica carne: fare male altro รจ fare male a me stesso.

La Lettera agli Ebrei, nel passo che leggiamo questa domenica, rimanda proprio a questa origine comune, rendendola ancora piรน radicale: ยซcolui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origineยป (Eb 2,11). Siamo salvati per mezzo di Gesรน proprio perchรฉ egli ha assunto questa nostra umanitร .

Il salmo 127, a sua volta, canta la complessitร  della vita, dove la fatica e la felicitร  stanno insieme dentro le dinamiche relazionali: ยซDella fatica delle tue mani ti nutrirai, sarai felice e vivrai di ogni beneยป (Sal 127,2).

Il piรน debole nella relazione

La difficoltร  di riconoscere e vivere la relazione con lโ€™altro senza sottometterlo e senza approfittarne attraversa ogni epoca, la nostra come quella di Gesรน. Nel Vangelo di questa domenica infatti, Gesรน rimanda al testo della Genesi, che abbiamo commentato, proprio per affrontare il problema della violenza sul piรน debole. Siamo sempre davanti alla necessitร  di difendere chi per tanti motivi si trova in una posizione svantaggiata: dopo aver affrontato il tema del ripudio della donna, Gesรน infatti difende i bambini, chiamandoli a sรฉ e sottraendoli al rimprovero degli adulti. Le donne e i bambini sono il simbolo di tutti coloro che in diversi contesti sono i deboli, coloro su cui ricade la violenza del potere, lโ€™abuso della forza, molte volte nascosto anche dietro intenzioni di giustizialismo.

Gesรน condanna il ripudio della donna perchรฉ era diventato uno strumento che lasciava la donna senza diritti, esponendola ulteriormente a essere sfruttata. Oggi possiamo purtroppo assistere a tante altre situazioni in cui il piรน debole รจ lasciato senza diritti. Il piรน debole non รจ tutelato. La gestione della giustizia ha molti spazi di arbitrio e generalmente chi รจ piรน potente usa il diritto in suo favore.

Attraverso le letture di questa domenica, la Chiesa dovrebbe alzare la sua voce e, anche al suo interno, tornare a difendere chi รจ veramente il piรน debole, chi รจ senza diritti, affinchรฉ le nostre relazioni possano essere autentiche, senza diventare luogo di abuso e di distruzione dellโ€™altro.

Leggersi dentro

  • Sei uno che si prende cura di chi รจ piรน debole o uno che approfitta delle debolezze degli altri?
  • Sei disposto a rischiare e a comprometterti per difendere chi รจ piรน debole?

Per gentile concessione di P. Gaetano Piccolo S.I.
Fonte

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