Atei per diventare credenti
Forse bisogna diventare atei per diventare veri credenti. Piรน rileggo la storia di Gesรน con i suoi gesti e le sue parole, piรน penso che il cammino proposto ai suoi discepoli รจ stato un cammino di allontanamento da Dio.
I discepoli di Gesรน non erano certamente atei, anzi erano fermamente convinti dellโesistenza di Dio e che il Dio dei Padri di Israele era il vero e unico Dio. Non erano teologi o esperti in liturgie, e la gran parte di loro erano solo poveri pescatori, molto probabilmente analfabeti, ed erano immersi in una societร fortemente caratterizzata dalla fede in Dio e dalle tradizioni religiose.
Ad un certo punto della loro vita, non nel Tempio o in qualche momento di preghiera ma durante il loro lavoro quotidiano, incontrano questo uomo che si mostra potente nei segni e saggio nellโindicare la via di Dio. Lo seguono come Maestro di fede, pronti ad andare ovunque li avesse portati. Ma Gesรน non ha in mente principalmente un percorso per la Palestina dopo aver abbandonato casa e famiglia, ma propone loro un percorso interiore che passa anche dallโabbandono di Dio. Gesรน insegna ad abbandonare Dio, ma non il suo Dio che chiama Padre, ma quello che abita dentro la loro mente, dentro le loro ripetitive tradizioni che hanno finito per offuscare la vera identitร di Dio, e ne hanno prodotto una caricatura che non esiste se non nella mente umana.
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Il racconto degli evangelisti non nasconde la fatica dei discepoli nellโaccettare fino in fondo quello che Gesรน dice di sรฉ stesso e di Dio Padre. Gesรน insiste nel parlare di sconfitta, di sofferenza per amore, di croce, e loro non capiscono perchรฉ hanno in mente il Dio glorioso degli eserciti che sconfigge il male e dona ricchezza e potere umano a chi si sottomette a lui. Per loro il Messia inviato da Dio non puรฒ che essere un vincente che trova gioia nella ricchezza e nel potere, con tutti i nemici ai suoi piedi.
Ecco perchรฉ lโevangelista Marco ci riporta la difficoltร di comprendere dei discepoli che sono occupati a fare discorsi che sono allโopposto di quelli di Gesรน. Hanno in testa e nel cuore un dio diverso, che devono perรฒ imparare pian piano ad abbandonare, a non crederci piรน, a non affidare la loro vita a questo falso dio del potere.
Devono dunque prima diventare atei, e poi ritrovare la vera fede nel Dio che annuncia loro Gesรน con parole e soprattutto con la sua vita votata allโamore dei piccoli e dei poveri, con il suo dono totale che prevede anche la sconfitta della croce.
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A noi fa tenerezza Gesรน che abbraccia il bambino, ma se entriamo nella mentalitร dei discepoli la cosa assume toni diversi e molto duri. โChi accoglie uno solo di questi bambiniโฆโ accoglie Dio stesso! Dio come quel bambino piccolo, inerme, incompleto rispetto alle capacitร e forza di un adulto. Abbracciare chi รจ piccolo, povero, peccatore รจ arrivare a Dio amore. Siamo disposti anche noi a prendere questa strada di fede?
Il nostro Dio oggi ha un nome diverso e si chiama ricchezza, successo, consenso sociale, potere politico e economico, bellezza e prestanza fisica, giovinezza senza problemiโฆ Siamo chiamati a diventare atei di questo dio al quale, anche se non lo diciamo esplicitamente, crediamo fermamente e lo preghiamo nei riti laici della vita di oggi.
Questo non significa abbandonare la vita quotidiana e non cercare di stare bene e in salute, ma se facciamo del potere e della ricchezza il nostro unico dio, non cโรจ spazio per il Dio del Vangelo, e la proposta di Gesรน ci pare totalmente assurda.
Ma Gesรน che rimane nostro maestro di fede e anche di vita, abbraccia anche la nostra piccolezza e il nostro limite, non ci condanna, ma rilancia la proposta di trovare Dio e il suo amore non nelle cose grandi e nellโessere grandi, ma in basso, in quello che รจ piccolo, ma carico dellโimmensitร di Dio.no dalla mia bocca sono piรน corrette, piรน amorevoli, piรน inclusive e non giudicanti.
Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)