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p. Gaetano Piccolo S.I. – Commento al Vangelo di domenica 22 Settembre 2024

Domenica 22 Settembre 2024
Commento al brano del Vangelo di: Mc 9,30-37

La forza della paura

Quando davanti a noi ci sono i segni della morte รจ difficile sperare nella risurrezione. Quando attraversiamo il tempo dellโ€™ingiustizia e del dolore innocente, il tempo della sofferenza gratuita e dellโ€™oppressione, รจ difficile continuare a sperare e ad avere fiducia. Tutto sembra finito. รˆ il tempo del buio.

Cosรฌ, quando Gesรน parla della sua passione, i discepoli si concentrano su quellโ€™orizzonte di morte. Quella parola risuona nel loro cuore con tale forza al punto da oscurare la promessa di risurrezione. Anche nella nostra vita, quando attraversiamo momenti difficili, siamo piรน inclini a dare spazio alla tristezza e allo sconforto e facciamo fatica a rimanere fermi nella certezza che Dio non ci abbandona.

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La sofferenza del giusto

Il tempo del buio, come viene descritto dal libro della Sapienza, nella prima lettura di questa domenica, รจ spesso il tempo dellโ€™ingiustizia, quello in cui il giusto รจ messo alla prova: quante volte ci siamo ritrovati a pensare che sono proprio i buoni a essere spesso trattati male dalla vita e dagli altri? Quante volte ci siamo ritrovati a pensare che, al contrario, quelli che sono spregiudicati, violenti e cattivi sembrano avere sempre la meglio?

Il testo della Sapienza descrive con sorprendente realismo i tratti della cattiveria umana: il giusto รจ messo alla prova solo perchรฉ con il suo comportamento infastidisce, ricorda infatti al cattivo come dovrebbe essere, come si puรฒ essere migliori. Il malvagio รจ un disagiato che pensa di risolvere il problema eliminando chi gli fa da specchio.

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In questo brano il cattivo รจ anche il potente, colui che ha il potere di fare del male. Anzi, questo male lo commette solo per il gusto sadico di vedere fin dove il giusto resiste. La storia ci ha insegnato purtroppo come si puรฒ diventare disumani!

La solitudine di Gesรน

Se abbiamo nella mente questo testo del libro della Sapienza, il passo del Vangelo di Marco ci fa percepire ancora di piรน tutto il dolore di Gesรน.

Gesรน prova infatti a condividere con i discepoli, cioรจ con i suoi amici, con le persone che gli stavano piรน vicino, il suo dolore. Eppure, i discepoli, invece di esprimere la loro compassione, rivelano tutta la loro distanza: il loro cuore รจ da unโ€™altra parte, rigettando il Maestro nella sua piรน profonda solitudine.

Il testo di Marco dice infatti che la reazione dei discepoli davanti alla sofferenza di Gesรน รจ quella di discutere tra loro su chi fosse il piรน grande. Si tratta di una vera e propria disputa, come mette in evidenza il verbo usato da Marco: รจ il verbo della dialettica, dellโ€™arte di presentare ragioni convincenti per vincere nella discussione!

Nel momento in cui il Maestro sta condividendo il suo dolore per una morte imminente, i discepoli cominciano a pensare chi potrร  sostituirlo! La disumanitร  si esprime in tanti modi: i discepoli cercano di dimostrare tra loro chi รจ il piรน abile per candidarsi alla sostituzione del Maestro, che di lรฌ a poco potrebbe essere fatto fuori.

La scuola della competizione

Non ci meravigliamo, non รจ un atteggiamento insolito. Tutti noi frequentiamo e conosciamo ambienti dove la dinamica fondamentale รจ quella della competizione. In molti luoghi si sgomita e si diffama lโ€™altro solo per avere piรน spazio per emergere.

Del resto siamo stati abituati fin da piccoli a questa competizione: fin dai primi anni di scuola ci hanno fatto credere che lโ€™obiettivo della vita รจ quello di emergere sugli altri. Abbiamo imparato a mettere in atto strategie per eliminare i potenziali avversari. Ci siamo nutriti di gelosie, di invidie, di critiche, quando i migliori non eravamo noi.

E cosรฌ siamo cresciuti nella convinzione demoniaca che lโ€™altro รจ un avversario da eliminare: molte nostre interazioni si fondano su questo obiettivo. Per emergere, dobbiamo distruggere. Dobbiamo emergere, altrimenti non valiamo niente.

รˆ la convinzione che Satana instilla dentro di noi affinchรฉ gli esseri umani si distruggano a vicenda, facendo essi stessi il lavoro sporco. Entriamo cosรฌ in una voragine di competizione che in realtร  ci lascia sempre vuoti, non ci soddisfa mai, creando al contrario dentro di noi un atteggiamento sempre piรน brutale nei confronti degli altri.

Lasciarsi abbracciare

Davanti a questo comportamento dei discepoli, Gesรน non chiede compassione per sรฉ, non reclama attenzione, ma coglie lโ€™occasione per insegnare al contrario quale sia il vero senso della vita: prende un bambino e lo abbraccia!

Il bambino รจ una persona disarmata, inerme, debole. Non puรฒ fare grandi cose, ma puรฒ lasciarsi abbracciare. Lo scopo della vita allora non รจ conquistare spazi, ma lasciarsi abbracciare da Dio, riconoscendo la propria piccolezza. In genere, infatti, chi non riconosce la propria fragilitร , non si lascia neanche abbracciare da Dio. Vogliano tutti essere grandi, adulti, sicuri di noi, e piano piano allontaniamo Dio dalla nostra vita.

Ma quel bambino rappresenta anche tutti quelli che stanno intorno a noi e che di solito vediamo come avversari: in realtร , a ben guardare, scopriremo che sono tutti bambini da accogliere. Sappiamo bene oggi che dietro un adulto violento e aggressivo cโ€™รจ un bambino che non รจ stato abbracciato.

Gesรน ci invita a cambiare lo sguardo su di noi e sugli altri. Ci chiede di non essere in competizione con noi stessi, ma soprattutto di non vedere lโ€™altro come lโ€™avversario da eliminare: questo รจ un pensiero demoniaco! Lโ€™altro, dice Gesรน, รจ un bambino da accogliere.

Leggersi dentro

  • Come reagisci davanti alla sofferenza del giusto?
  • Riesci a evitare di vedere gli altri come avversari da eliminare?

Per gentile concessione di P. Gaetano Piccolo S.I.
Fonte

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