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don Giacomo Falco Brini – Commento al Vangelo di domenica 15 Settembre 2024

Domenica 15 Settembre 2024
Commento al brano del Vangelo di: Mc 8, 27-33

DOVEVA SOFFRIRE MOLTO

Nellโ€™episodio evangelico di questa domenica troviamo la domanda cruciale rivolta da Gesรน ai suoi discepoli circa la propria identitร . Una domanda declinata nel chiedere quale fosse il pensiero della gente comune sulla sua persona e poi nella richiesta diretta ai suoi su cosa pensassero loro.

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Teniamo ben presente che fino ad ora il ministero di Gesรน ha mietuto un grande successo. Nessun uomo ha mai parlato come Lui (cfr. Gv 7,46) e, nello stesso tempo, nessuno aveva manifestato una tale bontร  nellโ€™accogliere tutti e una potenza impressionante nel guarire tantissimi malati e liberare tanti oppressi dal demonio.

La persona di Gesรน suscitava pertanto tantissimi interrogativi, ma nella risposta dei discepoli alla prima domanda del Signore intuiamo che la gente era molto incerta sulla sua vera identitร : chi era davvero Gesรน di Nazareth? (cfr. Mc 8,28). Quando perรฒ la domanda รจ rivolta ai discepoli, dalla risposta di Simon Pietro sembrerebbe che tra essi ci fossero solo certezze: tu sei il Cristo โ€“ dice Pietro โ€“ cioรจ tu sei il Messia tanto atteso, sei colui che tutto il popolo da secoli attende quale compimento della promessa di Dio di avere un re della stirpe di Davide che doveva anche essere un uomo dalle facoltร  straordinarie. Mosso dallo Spirito, Pietro ha centrato la risposta, ma solo nella superficie della parola.

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Quando infatti riprende a parlare, Gesรน afferma che il Figlio dellโ€™uomo doveva soffrire molto. Notate bene. Dice questo dopo aver raccomandato di non dire a nessuno che egli era il Messia. Il che vuol dire che non rifiutava questo titolo dato dalla confessione di Pietro, ma nellโ€™annunciare la sua passione dice che il Messia รจ il Figlio dellโ€™uomo.

Giร  in questa espressione che Gesรน usava spesso per parlare di sรฉ stesso, vediamo operare una sorta di โ€œdowngradeโ€ del titolo di Cristo che sconcerta: il Messia, caro Pietro e cari noi tutti che leggiamo oggi il vangelo, รจ il Figlio dellโ€™uomo che deve soffrire, e soffrire molto. La sofferenza annunciata viene poi quasi specificata: essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso. Unica nota sorprendente ma anchโ€™essa ancora incomprensibile: e dopo tre giorni, risorgere.

Che cosa ha detto in sostanza Gesรน ai suoi discepoli? Guardate, รจ proprio cosรฌ, io sono il Messia, ma non sono il Messia che voi vi aspettate, come tutto il popolo di Israele. Richiamando gli oracoli di Isaia sul Servo di Jahwe, come quello che troviamo oggi nella prima lettura, Gesรน annuncia di essere un Messia con una storia di sofferenza, con una missione che approderร  al suo obiettivo, ma per una strada assolutamente sofferta, inedita e imprevista.

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A questo punto, davanti a un discorso cosรฌ fatto apertamente, cosa fa Pietro? Prende Gesรน in disparte per fargli un discorso breve, ma non apertamente. E si mette a rimproverarlo perchรฉ al Messia del suo pensiero non puรฒ toccare una sorte cosรฌ umiliante, piena di sofferenza e priva di successo.

Se il Messia deve โ€œfare la storiaโ€, come oggi si dice con una faciloneria impressionante, deve essere una storia di successo e di affermazione pubblica evidente. Gesรน reagisce a sua volta con un rimprovero deciso e severo che si dirige anche agli altri discepoli presenti: dietro di me satana! Perchรฉ tu non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini. Ecco il problema dei problemi.

Lโ€™uomo ha innatamente un pensiero satanico su Dio, anche se non lo riconosce. Perchรฉ il disegno di salvezza di Dio non รจ il disegno che si fa lโ€™uomo. Nel caso di Gesรน, il disegno di Dio รจ che deve affrontare una passione dolorosa e umiliante che avrร  le sue conseguenze positive per tutta lโ€™umanitร , ma che non potranno essere ottenute per mezzo di successi e trionfi politici, religiosi o militari.

La parola della Croce non sarร  compresa da Pietro e i suoi compagni fino a quando non cadranno davanti ad essa, materializzata davanti ai loro occhi. รˆ sempre cosรฌ, anche per gli aspiranti discepoli di oggi. A nessuno, per nostra natura, viene di accogliere subito un Dio che va a morire in Croce. A nessuno viene spontaneamente di accettare la via della Croce, ma piuttosto di evitarla, se non addirittura di biasimarla.

Eppure in essa cโ€™รจ il segreto di Dio e della vita. Al punto che รจ su di essa che si gioca il rapporto personale con Dio e il discepolato. Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi sรฉ stesso, prenda la sua croce e mi segua โ€“ dice Gesรน ai suoi e allโ€™intera folla di presenti.

Non obbliga nessuno, ma se cโ€™รจ qualcuno che vuole seguirlo deve piantarla di fare del suo ego il centro dellโ€™esistenza e deve assumere liberamente la sua parte di sofferenza. Poi a tutti esprime una perenne legge spirituale. Vivere per sempre non consiste nel salvarsi, ma nel perdersi per Gesรน e il suo vangelo.

Il che vuol dire abbandonare la via dellโ€™egoismo e intraprendere decisamente la via dellโ€™amore vero, che รจ accettare una sorte difficile e sofferta come quella di Gesรน. Da soli, pur animati da buone intenzioni, non ce la si fa. Ma se credo di avere un Dio coinvolto nella mia storia che mi vuol fare dono di seguirlo, allora posso scoprire che la via dellโ€™amore รจ una vita nuova che รจ opera di Dio in me. Solo che la scoperta non puรฒ avvenire senza sofferenza.

E forse รจ per questo che sono cosรฌ pochi quelli che seguono Gesรน e fanno esperienza di cosa significhi essere salvati da Lui.

AUTORE: d. Giacomo Falco Brini
FONTE: PREDICATELO SUI TETTI

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