Quanto รจ lontano il mio Dio dal Dio di Gesรน? Non vi sembri strana questa domanda. Me la faccio personalmente e oggi la rivolgo anche a voi. Quante volte quando pronuncio ยซTu sei il Cristoยป, in quelle parole risuonano le logiche del Dio in cui crediamo e che Gesรน ci ha rivelato?
Pietro, che per primo le pronuncia, รจ anche il primo a non comprenderle, e forse รจ anche normale che sia cosรฌ.
Ci sono volte nella vita in cui abbiamo bisogno di dire: ยซTu sei il Cristo, tu sei colui di cui ho bisogno per esistere, tu sei colui che dร senso a ciรฒ che vivo, tu sei colui che appaga la mia attesa e rende possibile la mia speranzaยป.
Lo diciamo, ma poi magari nulla cambia, e tutto va avanti come se quel Cristo in fin dei conti non esistesse se non a misura della mia volontร e dei miei desideri o bisogni.
Ci sono dei momenti nella vita in cui abbiamo bisogno di sapere che Dio cโรจ, perchรฉ la sua sarebbe unโassenza radicale, un vuoto prosciugante. Ma tutto resta legato al solo e mero bisogno.
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La fede perรฒ รจ altro.
E credere per bisogno non serve. Non serve proprio a nessuno: nรฉ a Dio, nรฉ agli altri, nรฉ ai nostri bisogni, che resterebbero comunque inappagati e rischierebbero di consumarci. Non siamo credenti solo perchรฉ riconosciamo una presenza che ci ha raggiunto.
Il cuore credente รจ proprio di colui che dopo aver riconosciuto si affida, non padroneggia, anzi per dirla tutta a volte non riesce neppure a sentire o a riconoscere, ma sa affidarsi. ร un cuore credente chi pur non vedendo e non comprendendo segue, si lascia orientare, resta nel buio, attraversa il vuoto, vive lโattesa di Colui che ogni giorno, in modo nuovo, si rivela e opera.
Io lo so che queste parole sono strane, forse confuse, apparentemente lontane dalla concretezza della vita, ma sono ciรฒ che viviamo, ciรฒ che ha vissuto Pietro, ciรฒ che denuncia Giacomo, ciรฒ che annuncia Isaia.
Gesรน รจ chiaro nei confronti di Pietro e di ogni discepolo: puรฒ credere in Dio solo colui che accetta di seguire, di stare dietro, di non anticipare Dio e il compiersi del suo regno.
Puรฒ vedere il compiersi della salvezza solo colui che si lascia lavorare da Dio, che si lascia affinare nello sguardo, nella coscienza, nella consapevolezza. Puรฒ riconoscere Dio allโopera nella novitร , nellโinedito, nello scandaloso, nellโassurdo, solo colui che ogni giorno si lascia riempire dai suoi gesti e dalle sue parole.
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Il servo di Jahvรจ di cui Isaia descrive lโidentikit รจ proprio lโimmagine di colui che si affida. La sua certezza รจ lapidaria e invidiabile: nonostante tutto il caos della sua vita, nonostante il dolore, lโemarginazione, lโincomprensione, la sofferenza sa che il Signore รจ dalla sua parte, gli rende giustizia, lo assiste, lo sostiene. ร la fiducia certa in lui a renderlo non solo capace di reggere il colpo ma di prepararsi a incassarne di peggiori. La sua certezza non รจ altro: ยซlui mi assisteยป.
Ma da dove gli viene tale convinzione? Cosa permette alla fede di crescere a tal punto?
In Isaia cโรจ una chiara indicazione. Nel versetto che precede il brano di questa domenica leggiamo: ยซIl Signore Dio ogni mattino fa attento il mio orecchio perchรฉ io ascoltiยป (Is 50,5a).
Nutrirsi di lui, della sua parola e dei suoi gesti: รจ questo ciรฒ che rende la nostra fede cristiana, ciรฒ che rende colui in cui crediamo riconoscibile nelle scelte, nellโesercizio quotidiano della coscienza, nelle relazioni, nelle parole, nei silenzi, nel mettere tutto in gioco per il bene comune.
Dire ยซTu sei il Cristoยป non basta.
Forse dovremmo arrivare, o almeno aspirare, a quel momento in cui chi ci vive accanto ci dirร : ยซTu sei il Cristo, sei la mia possibilitร di vedere Dio allโopera, di incontrarlo. In te sperimento la pienezza dellโamore e della libertร ยป.
Per gentile concessione di Sr. Mariangela, dal suo sito cantalavita.com