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Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 13 Settembre 2024

Commento al brano del Vangelo di: Lc 6,39-42

La Parola di oggi pone fine alle meditazioni sul capitolo sei del vangelo di Luca. Protagonista assoluto รจ il Maestro che continua ad insegnare ai discepoli le grandi novitร  portate dal suo messaggio. Una lieta notizia da consegnare a chiunque.

Come in altre occasioni ricorre alla parabola come strumento per spiegare in un linguaggio comprensibile ai discepoli, che a loro volta se ne serviranno quando saranno inviati a predicare l’annuncio del Regno, le condizioni per meritare il Regno dei cieli.

Un compito che, probabilmente, non tutti si sentivano all’altezza e, forse anche per questo, sappiamo che veniva inviata una coppia di discepoli. Mai da soli. Come i profeti del Primo Testamento spesso erano restii ad accettare la chiamata di Dio, forse anche i discepoli erano timorosi temendo di non essere riconosciuti come rabbini, come sapienti, come maestri. Sappiamo che molti erano pescatori: perchรฉ ascoltare la loro voce?

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Il Nazareno, nella prima parte della pericope, precisa che solo lui รจ il Maestro, ma questo non deve impedire ai discepoli, come a tutti i battezzati, di essere testimoni credibili piรน che oratori professionisti.

Evitando sempre un pericolo. Quello della ipocrisia. Ritorna, pur assenti, la controversia contro gli scribi e i farisei. L’Emmanuele contestava il difforme atteggiamento rispetto alla Parola predicata e pregata. Sono accusati di ipocrisia perchรฉ aggiungevano alla Parola le loro parole, fatte di prescrizioni e regole che riducevano il rapporto con Dio ad un serie di aridi comportamenti da rispettare rigorosamente.

Se i discepoli non guardano prima se stessi, se la loro vita non corrisponde alle parole proclamate alle folle, sarebbero a loro volta ipocriti. Il ricorso alla trave (in noi) e alla pagliuzza (presente nell’altro) rende bene l’idea.

L’idea di un Padre misericordioso che desidera che noi per primi sappiamo essere misericordiosi con gli altri. Non possiamo dimenticare che siamo tutti peccatori.

Per riflettere

Giovanni di Antiochia vescovo, detto Crisostomo (โ€œbocca d’oroโ€), era un grandissimo oratore: le omelie sono preziose per la sua conoscenza della Parola capace di favorire la crescita della fede. Una fede vissuta fino alla morte causata da vescovi e presbiteri del suo tempo (IV-V secolo). L’ipocrisia non ha confini: serpeggia ovunque e colpisce chiunque. La preghiera costante รจ un antidoto contro ogni malattia spirituale.

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per lโ€™Evangelizzazione e la Catechesi

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