Iª lettura Is 50,5-9 dal Salmo 114 IIª lettura Gc 2,14-18 Vangelo Mc 8,27-33
San Giacomo vuole aiutarci a prendere sul serio la nostra fede, e ad essere coerenti. Essa dovrà cambiare la nostra vita ispirando le nostre azioni e determinando i nostri rapporti col prossimo. Come l’amore non esiste senza gesti concreti di generosità, così la fede non esiste senza concretezza. Quale può essere la concretezza della nostra fede?
Noi crediamo in Gesù Cristo, crocifisso e risorto. La nostra fede si manifesta nella accettazione della fatica della nostra croce, perché Gesù è morto; la accettiamo con serenità e senza lamentarcene perché siamo certi della sua risurrezione. Dentro questa accettazione della croce trova posto ogni persona che ci incontra: la vediamo amata dal nostro Signore, che anche per essa ha sparso il suo sangue. Questo modo di vedere, – ci avvisa san Giacomo, – non bada al vestito nè materiale nè culturale nè sociale: Gesù è morto per l’uomo, per la sua salvezza eterna, e non bada a quanto uno possiede e nemmeno a quanto uno è considerato dagli altri. Noi di ogni persona diciamo: “Tu sei figlio di Dio, amato da lui, che per te ha mandato il proprio Figlio!”.
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Gesù ci chiede, come ha chiesto ai suoi discepoli: “Tu, chi dici che io sia?”. Questa domanda è preziosa, perché ci aiuta a mettere a fuoco il nostro rapporto con lui, ma è preziosa anche perché dal nostro rapporto con lui dipende il nostro rapporto con ogni persona che vediamo e che sentiamo. Chi è Gesù? Che cosa significa la sua vita per il mondo? Che tipo di importanza ha per me? E che importanza ha per le persone che mi circondano? Da dove viene? Perché è venuto, chi lo ha mandato, per quale scopo?
Non posso dare risposte imparate dagli altri o frasi lette sul catechismo. Devo prendermi il tempo e osservare. Osservo qual è il significato e la meta della mia vita, della mia fatica, dei miei rapporti con gli altri, e cerco di vedere quali spazi vuoti ci sono. Gesù è venuto per dare la vita eterna, cioè per riempire tutto quel vuoto di cui è «piena» la mia esistenza. Chi è lui per riuscire in questo?
È “il Cristo”, ha detto Pietro. Egli sapeva che Cristo significa «il consacrato», consacrato per essere il rappresentante di Dio sulla terra. Gesù è la presenza visibile e udibile del Dio invisibile e inimmaginabile. Ascoltando Gesù ascolto Dio, vedendo Gesù vedo Dio, quel Dio che ha scelto il nome di Padre per farsi amare anche da me e per dirmi la sua tenerezza verso di me e verso tutti.
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Rispondendo alla sua domanda, non dirò a Gesù soltanto chi credo che egli sia, ma gli dirò anche: «Vieni, Signore Gesù. Vieni a donarmi il tuo amore e a lasciarti amare anche da me. Il mio amore non aggiunge nulla alla tua pienezza, ma rende la mia vita da vaso fragile qual è, un recipiente ricco di bontà e di umiltà».
Gesù è il Cristo destinato a risorgere dopo il rifiuto e la morte. Pietro, come farei io, rimprovera Gesù d’aver messo in programma la sofferenza dell’essere rigettato dagli uomini e di apparire maledetto da Dio. Il rifiuto della croce però è la caratteristica di Satana, nemico di Dio. Questi deve sparire dalla vita dei figli di Dio, perché possano seguire il Cristo sulla sua via, la via della croce appunto. Perderò la mia vita in questo mondo, ma mostrerò la mia fede e sarò dono di Dio per molti.
Gesù non dice a Pietro «Vattene», come aveva detto a Satana nel deserto, ma «Va’ dietro a me». Lo tiene ancora come discepolo, ma dovrà essere discepolo e non dimenticare che il discepolo non è da più del maestro. Il discepolo, anche Pietro, benché Gesù avesse approvato la sua dichiarazione, deve stare al suo posto, dietro a Gesù. Chi vuole insegnare a Gesù, o rimproverarlo, come ha fatto Pietro che non capiva come mai il Cristo dovesse soffrire ed essere ucciso dai capi, chi vuole insegnare a Gesù è fuori posto: occupa quello del tentatore, di Satana.
E anche il discepolo dovrà imparare a perdere la propria vita per amore di Gesù, per essere vero discepolo. Anche nella sua vita si avvereranno le parole dei profeti, come quelle che abbiamo udito oggi: «non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi». Accogliamo la missione di Gesù nel mondo: è quella della Chiesa tutta. Pregheremo con fiducia e abbandono pieno alla volontà del Padre, sapendo che, come dice il salmo di oggi: «Io camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi».