La misura della gratitudine
Gesรน ha appena alzato gli occhi e pronunciato le beatitudini e i โguaiโ, avvertimenti accorati verso i suoi discepoli. Ora sembra che il suo parlare prosegua sempre guardando al fine di una vita piena, bella, beata. Una vita secondo il desiderio di Dio per noi, un Dio che ci รจ Padre e non puรฒ che volere il bene per noi. Un Padre misericordioso, viscerale come una madre.
โMa a voi che ascoltateโ (v. 27). Cโรจ un โmaโ che rafforza e sprona, che chiama in prima persona ciascuno di noi. Ciascuno di noi che si lascia raggiungere. Perchรฉ lโascolto, lโascolto vero, non puรฒ non portare a un โfareโ, a un agire conseguente.
Dunque Gesรน chiama i discepoli, di allora e di ogni tempo, a un amore piรน grande, a un amore sovrabbondante, immotivato, immeritato, che non attende il contraccambio. Un amore senza misura. Perchรฉ cosรฌ รจ il suoโฆ Un amore, un bene-dire e un pregare che oltrepassano le nostre forze: come andare incontro a chi ci รจ nemico, a chi ci maledice, a chi ci tratta male? Per quale fine? La ricerca di una relazione benevola con chi รจ lontano, con chi รจ โcontroโ, dovrebbe essere mossa dalla misericordia del Padre, datore di ogni bene!
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Allora potremo andare loro incontro in veritร , allora potremo condividere la grazia che ci รจ stata donata. Allora potremo intuire il cuore dellโAltissimo che รจ โbenevolo verso gli ingrati e i malvagiโ (v. 35). Lasciando da parte le nostre attese, le nostre presunte giustizie. Lasciando le nostre attese di un contraccambio, persino di una qualche forma di gratitudine.
โE come volete che gli uomini facciano a voi, cosรฌ anche voi fate a loroโ (v. 31). Fin dallโantichitร questa โregola dโoroโ era conosciuta, ma al negativo: non fate quel che non vorreste ricevere. Nellโinsegnamento di Gesรน diventa piรน esigente, perchรฉ si tratta non solo di evitare di fare qualcosa, ma di chiedersi che cosa puรฒ essere bene e, concretamente, si tratta di agire per compierlo. E aggiungerei che occorre domandarsi non che cosa sia bene in generale, in astratto, ma che cosa possa essere buono per lโaltro, quellโaltro specifico, in questo particolare momento. Cosa puรฒ essere bene dal suo punto di vista. Il bene che io posso fare รจ o dovrebbe essere per lโaltro, per il bene dellโaltro, non perchรฉ io, potremmo dire, mi metta lโanimo in pace…
Gesรน sembra voler allenare il nostro sguardo al suo sentire, un sentire che รจ fatto di gratuitร . Sia nel fare, sia nel dire, sia nel non giudicare. Non giudicare puรฒ voler anche dire non โincasellareโ lโaltro, non rinchiuderlo dentro unโetichetta decisa da noi, unโetichetta che puรฒ diventare un marchio riduttivo e pesante, molto difficile da cancellare.
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La gratuitร cui Gesรน chiama ha un orizzonte ampio, dove non cโรจ posto per i nostri sguardi miopi incurvati su noi stessi, un orizzonte che รจ dono sovrabbondante di vita, di per-dono.
Che i nostri sguardi possano allargarsi alla misura di cui parla Gesรน: โbuona, pigiata, scossa e traboccanteโ (v. 38). Che la nostra misura possa essere la grazia della gratuitร , la misura della gratitudine.
sorella Silvia
Per gentile concessione del Monastero di Bose
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