Lasciamoci guarire
Essere sordi, nella Bibbia, significa non accogliere il messaggio di salvezza di Dio.
ร Israele, di solito, a manifestare sorditร , come ci ricorda la prima lettura di Isaia.
Anche noi, travolti dalle mille cose da fare, attorniati da rumori, da chiacchiere, da opinioni, storditi e diffidenti, impauriti e stressati dai ritmi frenetici della vita, dalle inquietudini di un mondo rissoso e violento, fatichiamo ad ascoltare il desiderio profondo di senso che portiamo nel cuore, fatichiamo a sollevare lo sguardo, fatichiamo a cercare Dio.
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Basta farsi un giro sui social in cui tutti esprimono opinioni rabbiose, offensive, trancianti. Il confronto sulle idee si รจ trasformato in un clima di rissa continua, sostituendo alla fermezza una cattiveria rabbiosa, dando spazio a dietrologie, complottismi, sbandamenti.
Siamo sordi, verso Dio, verso i fratelli, verso noi stessi, incapaci di ascoltare la nostra anima.
Non sappiamo piรน comunicare, usando parole pesanti, urlando, insultando.
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Sordi. E muti.
Proprio come il protagonista del vangelo di oggi definito, nel greco particolare di Marco, un sordo/balbuziente, che non riesce a farsi capire, che stenta a relazionarsi, destinato ad una chiusura al mondo esterno.
Immagine dellโuomo contemporaneo, solo e narcisista, smarrito e alla ricerca di una qualche visibilitร , tutto incentrato nella propria (improbabile e sempre piรน inaccessibile) realizzazione.
Lโinsoddisfazione รจ la caratteristica principale dellโuomo post-moderno.
E la nostra. La mia.
Non riusciamo ad ascoltare, non riusciamo piรน a farci ascoltare.
Mc 7, 31-37 | Paolo Curtaz 19 kb 12 downloads
Ventitreesima domenica durante l’anno Is 35,4-7/Gc 2,1-5/Mc 7,31-37 …Fuori dal recinto
Al tempo di Gesรน, si credeva che la santitร fosse inversamente proporzionale alla distanza da Gerusalemme. La Giudea poteva ancora salvarsi, ma la Galilea e la Decapoli, oltre la Samaria, zone di confine, abitate da popolazioni miste, erano decisamente perdute.
La scena รจ ambientata in una delle Decapoli, le dieci cittร a maggioranza pagana che Roma aveva voluto autonome dallโamministrazione ebrea, nella cinica politica del dividi et impera. I pii israeliti, per scendere a Gerusalemme, passavano oltre il Giordano, sulla strada che attraversava i territori pagani, ma senza mai entrare nelle cittร considerate perse, per non contaminarsi.
Gesรน, invece, inizia la sua predicazione proprio da lรฌ, dalle tribรน di Zabulon e Neftali, le prime a cadere sotto gli Assiri, seicento anni prima della sua venuta. Perchรฉ egli รจ venuto per i malati, non per giusti.
Non fugge gli impuri e li condanna, come fanno i Perushim, i farisei. Li salva.
La guarigione del Vangelo di oggi, fa esclamare alla folla: ha fatto bene ogni cosa, ha fatto vedere i ciechi, ha fatto udire i sordi!
Solo chi non si aspetta la salvezza sa gioire cosรฌ tanto quando si scopre salvato!
Solo chi vive del giudizio altrui e della condanna, sa cosa significa scoprirsi improvvisamente accolto e amato. Solo chi รจ condannato a prescindere sa cosa significa essere amati per ciรฒ che si รจ.
Guarigioni
ร condotto da amici, il sordo/balbuziente.
Sono sempre altri a condurci a Cristo, a parlarci di lui, a indicarcelo.
La Chiesa, a volte incoerente e fragile, รจ la compagnia di coloro che conducono a Cristo.
Dei feriti guariti.
ร questa la funzione della Chiesa, a questo โserveโ la Chiesa: a rendere testimonianza al Maestro.
Ma, lo sappiamo, ci vuole umiltร per farsi condurre.
Il nostro mondo ha fatto dellโarroganza uno stile di vita: trovo molte persone che sanno tutto, che pontificano, che giudicano, specialmente nelle cose concernenti la fede, ma che non sanno davvero mettersi in discussione.
Del vangelo sappiamo giร tutto: ci siamo sorbiti quattro anni di catechesi, cosa cโรจ altro da imparare?
Nulla, perchรฉ la fede รจ anzitutto incontro. E dopo lโincontro, lโamore spinge alla conoscenza.
Ma per incontrare occorre muoversi, uscire dalle proprie presunte certezze acquisite.
Siamo sordi allโinvito della Parola. Sordi a quanto il Signore vuole farci capire.
Gesรน porta il sordo/balbuziente in un luogo riservato.
In mezzo al caos quotidiano e alla folla non riusciamo davvero ad ascoltare.
La ricerca di fede avviene personalmente, cuore a cuore, in un atteggiamento reale di accoglienza. Dio ci parla ma, per accoglierlo, occorre zittirci. Lo allontana dal villaggio, lo porta in disparte.
Nel vangelo di Marco, spesso, la folla ha un ruolo ambiguo e negativo. Influenza il pensiero, irrigidisce, costringe. Pensiamo col pensiero degli altri.
Perciรฒ, per incontrare veramente Dio, abbiamo necessitร di isolarci, di rientrare in noi stessi.
Di restare soli con lโAssoluto.
Gesti
Gesรน compie dei gesti di guarigione: sospira, tocca la lingua del malato.
Allora si pensava che la saliva contenesse il fiato, Gesรน intende trasmettere il proprio spirito allโuomo, e vi riesce.
La nostra vita di fede ha bisogno di segni, di concretezza, di sacramenti.
La fede scoperta รจ vissuta e celebrata, fatta di gesti in cui riconosciamo lโopera del Signore per noi, per lโumanitร . Ma, e accade, se siamo guariti รจ per annunciare agli altri la nostra guarigione profonda.
In Marco, perรฒ, Gesรน impone il silenzio.
Perchรฉ?
Gli esegeti pensano che, forse, Gesรน non voleva essere scambiato per un guaritore qualunque, per un santone. La guarigione รจ sempre segno ed esplicitazione di qualcosa di profondo.
Aggiungo io, birichino, che se dietro Marco cโรจ Pietro, allora forse ci vuole dire di non professare il messianismo di Gesรน se prima non si รจ passati attraverso la croce.
Abbiamo bisogno di cristiani guariti, di annunciatori di speranza, di credenti riconciliati.
Credibili. Noi che abbiamo udito le meraviglie di Dio possiamo proclamare come la folla: ha fatto bene ogni cosa.
Sogno e son desto
ร per questo che Isaia, il grande e tenero Isaia, spalanca gli occhi davanti a un popolo rassegnato, sfiancato da settantโanni di prigionia a Babilonia, ormai convinto che Dio non ci sia piรน, e sogna. Sogna un ritorno, una terra in cui la sofferenza non esiste piรน e lโabbondanza delle acque che riempie i cuori.
Un sogno che รจ anche quello di Dio e che si avvererร per Israele con il ritorno a Gerusalemme e, per noi, con la venuta del Regno.
Questa salvezza, questa buona notizia, questo gioioso annuncio, ammonisce Giacomo, deve essere visibile sin dโora nelle nostre comunitร .
Se lโasfalto del conformismo ha appiattito lโattenzione al povero e allo straniero, Giacomo ci richiama con forza alle nostre responsabilitร di salvati.
La Chiesa, che รจ il popolo di chi รจ stato sanato dalle proprie ferite con lโolio della consolazione di Gesรน, imita lo stesso gesto verso lโumanitร fatta a pezzi e ferita dallโodio e dal peccato.
Noi siamo il volto di Dio per il fratello perduto.
Lasciamoci toccare, lasciamoci guarire.
Conferenze di Paolo Curtz:
09/09 ore 21, La Parola mi racconta, Sala Martini parrocchia della Visitazione,ย Pero, Milano; 15/09 ore 9,30, 1Cor, Incontro riservato agli animatori della pastorale biblica, Casa oblati di Rho, Rho, Milano; 26/09 ore 19, La Parola mi racconta, Festival francescano, Cortile dโonore Palazzo dโAccursio, Bologna; รจ gradita la prenotazione: www.festivalfrancescano.it/evento/la-parola-mi-racconta-storia-di-unanima-in-cammino/; 27/09 ore 18,30, Dio ricalcola il percorso, In dialogo con Ermes Ronchi,ย Torino Spiritualitร , Teatro Gobetti in via Rossini, Torino, prenotazione su torinospiritualitร .org;.
Io ci sono e sono con voi. Ogni giorno alle 20 (Alle 21 la domenica) sui miei canali Facebook e Youtube non mancate la piccola lectio #FTC per far crescere la fede e la speranza.
Lโevangelizzazione continua con i webinar ogni alle 21: In principio, Commento a Gn 1 e 2 (3 incontri in diretta o differita). A seguire 5 incontri sul Credo. Li puoi acquistare su passaparola.org.