Effatร , apriti!
Effatร , apriti!โ, รจ un invito che dovremmo sentire come parola del Signore rivolta qui e ora a ciascuno di noi. Nello stesso tempo รจ un invito che noi stessi possiamo e dobbiamo indirizzare agli altri, in modo che fiorisca la comunicazione; dalla comunicazione la condivisione; dalla condivisione la comunitร ; dalla comunitร la comunione.
Gesรน lascia la regione di Tiro e, passando attraverso il territorio di Sidone, va oltre il lago di Tiberiade, nel territorio della Decapoli. Il suo viaggiare fuori della Galilea, della terra santa, in regioni abitate da pagani, ha un preciso significato: Gesรน non fa il missionario in mezzo ai pagani, perchรฉ secondo la volontร del Padre la sua missione รจ rivolta al popolo di Israele, il popolo delle alleanze e delle benedizioni(cf. Mt 10,5-6; 15,24); ma con questo lambire o attraversare velocemente terre impure, vuole quasi profetizzare ciรฒ che avverrร dopo la sua morte, quando i suoi discepoli si rivolgeranno alle genti, portando loro la buona notizia del Vangelo.
Attorniato da dodici uomini e da alcune donne, Gesรน fa strada insegnando ai discepoli e vivendo una distanza dalle folle di ascoltatori della Galilea: questo permette a lui e al suo gruppo una certa vita raccolta, intima, piรน adatta alla formazione dei discepoli e a una piรน efficace trasmissione della parola viva ed eterna di Dio. In questa terra pagana Gesรน aveva giร guarito la figlia di una donna siro-fenicia, appartenente alle genti, dunque totalmente pagana. Aveva opposto un iniziale rifiuto alla supplica della donna, ma poi la sua insistenza e la sua intelligenza lo avevano spinto a compiere la guarigione e a salvare sua figlia dalla morte (cf. Mc 7,24-30).
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Ora viene presentato a Gesรน un sordo balbuziente, con la preghiera che egli compia il gesto che comunica la benedizione, le energie salutari di Dio: lโimposizione delle mani. Questโuomo condotto a Gesรน sperimenta una grave menomazione fisica che รจ anche simbolica, vera immagine della condizione dei pagani: รจ infatti impossibilitato ad ascoltare la parola di Dio e dunque a ripeterla ad altri. Egli cerca e tenta di lodare, di confessare Dio, ma non ci riesce pienamente, non avendo ricevuto la rivelazione. Ma รจ anche un uomo menomato nelle facoltร della comunicazione da un punto di vista umanissimo: non puรฒ parlare chiaramente ne puรฒ ascoltare, quindi รจ condannato a un doloroso isolamento.
Gesรน incontra dunque anche questโuomo: volendo liberarlo dal male, lo porta in disparte, lontano dalla folla, e con le sue mani agisce su quel corpo altro dal suo, il corpo di un uomo malato. Gli pone le dita negli orecchi, quasi per aprirli, per circonciderli e renderli capaci di ascolto, sicchรฉ questโuomo รจ reso come il servo del Signore descritto da Isaia: un uomo al quale Dio apre gli orecchi ogni mattina, in modo che possa ascoltare senza ostacoli la sua parola (cf. Is 50,4-5). Poi Gesรน prende con le dita un poโ della propria saliva e gli tocca la lingua: รจ un gesto audace, equivalente a un bacio, dove la saliva dellโuno si mescola con quella dellโaltro. Cโรจ qualcosa di straordinario in questo โfare di Gesรนโ: con le sue mani Gesรน tocca gli orecchi, apre la bocca dellโaltro per mettervi la sua saliva, compie gesti di grande confidenza, quasi per risvegliare i sensi corporali e cosรฌ far ritornare in loro il senso della vitaโฆ Questa gestualitร manuale di Gesรน, che crea un contatto con il malato, รจ di una penetrazione straordinaria, svela la sua compassione che si fa carezza, cura, confidenza, contatto con chi รจ nella sofferenza. Nessuna riserva di im-munitร da parte di Gesรน, ma comunitร , comunione concretamente sperimentata e vissuta!
Lโazione di Gesรน รจ accompagnata da unโinvocazione rivolta a Dio: egli guarda verso il cielo ed emette un gemito, che indica contemporaneamente la sua partecipazione alla sofferenza e lโinvocazione della salvezza. Gesรน geme a nome di tutta la creazione, di tutte le creature imbrigliate nella sofferenza, nella malattia, nella morte, e il suo gemito รจ quello dello Spirito che sale dalle creature come intercessione a Dio (cf. Rm 8,22-23). Qui viene mostrata la capacitร di solidarietร di Gesรน, che con-soffre con il sofferente, entra in empatia con chi รจ malato e si pone dalla sua parte per invocare la liberazione. Tutto ciรฒ รจ accompagnato da una parola emessa da Gesรน con forza: โEffatร , apriti!โ, che รจ molto di piรน di un comando agli orecchi e alla lingua, ma รจ rivolto a tutta la persona. โEffatร , apriti!โ: parole straordinarie ed efficaci sulla bocca di Gesรน, parole che non a caso risuonavano nellโantico rito battesimale a Roma, quando, con un dito imbevuto di saliva, si toccavano gli orecchi, le narici e la bocca del neofita, abilitandolo alla vita nuova in Cristo e allโesercizio dei sensi spirituali.
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Aprirsi allโaltro, agli altri, a Dio, non รจ unโoperazione che va da sรฉ: occorre impararla, occorre esercitarsi in essa, e solo cosรฌ si percorrono vie umane terapeutiche, che sono sempre anche vie di salvezza spirituale. Cosรฌ Gesรน ci insegna che tutta la nostra persona, il nostro stesso corpo deve essere impegnato nellโincontro e nella cura dellโaltro: non bastano pensieri e sentimenti, non bastano parole, fossero pure le piรน adeguate e sante: occorre lโincontro delle carni, dei corpi, per poter intravedere una guarigione esistenziale che va sempre oltre quella meramente fisica, una guarigione che apre alla comunione.
Ed ecco che quel sordo balbuziente รจ guarito, ascolta correttamente e parla senza ostacoli! Gesรน perรฒ lo rimanda a casa e gli chiede di tacere, cosรฌ come comanda a quanti avevano visto di non divulgare lโaccaduto. Tuttavia quei pagani, che non attendevano nรฉ il Messia nรฉ il Profeta escatologico, pur non potendo giungere a una confessione di fede, sono comunque costretti a proclamare, in base allโevidenza dei fatti: โGesรน ha fatto bene ogni azione: fa ascoltare i sordi e fa parlare i muti!โ. Potremmo tradurre questa esclamazione di quella gente non ebrea in questo modo: โGesรน รจ veramente un uomo buono!โ. Non รจ ancora fede ma รจ giร un riconoscimento dellโamore, un credere allโamore di Gesรน. Quanto ai credenti ebrei, questa azione di Gesรน doveva essere da loro letta come il compimento della profezia escatologica di Isaia: โAllora la lingua dei balbuzienti (moghilรกloi, lo stesso termine greco presente in Mc 7,32) griderร di gioia!โ (Is 35,6 LXX).
Certamente questo racconto desta la nostra responsabilitร di discepoli e discepoli di Gesรน, chiamati a rinnovare e riattualizzare la sua azione liberatrice. Dovremmo infatti svolgere la diakonรญa del lรณgos, della parola, che non significa solo annunciarla, ma destarla, risvegliarla in quanti sono a essa impediti. Perchรฉ nelle nostre chiese non diamo la parola a quanti faticano a parlare? Perchรฉ non li autorizziamo a unโautentica presa della parola? Perchรฉ non abbiamo la pazienza di ascoltare chi parla con difficoltร ? Perchรฉ le nostre chiese non sono luoghi di โlogoterapiaโ, della quale vi sarebbe tanto bisogno nelle nostre assemblee cosรฌ spesso mute? Perchรฉ non aiutiamo, fino a guarirli, quanti sono balbuzienti nella fede e nella vita cristiana?
โEffatร , apriti!โ, รจ un invito che dovremmo sentire come parola del Signore rivolta qui e ora a ciascuno di noi. Nello stesso tempo รจ un invito che noi stessi possiamo e dobbiamo indirizzare agli altri, in modo che fiorisca la comunicazione; dalla comunicazione la condivisione; dalla condivisione la comunitร ; dalla comunitร la comunione. Questi sono itinerari ecclesiali quanto mai urgenti!
Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi.