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Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 2 Settembre 2024

Commento al brano del Vangelo di: Lc 4, 16-30

Marco colloca in questi giorni del mese di settembre episodi che vedono Gesรน in Galilea. La regione piรน a nord della terra promessa, conosciuta come la โ€œGalilea delle gentiโ€, รจ abitata da numerose persone che non rispettavano la legge di Mosรจ e convivevano con altre religioni.

Il Signore era un galileo, ed รจ normale, poichรฉ ebreo di religione, che frequentasse la sinagoga. Soprattutto di sabato, giorno sacro per eccellenza. Circonciso e dopo l’ingresso nella comunitร  (a seguito del rito di bar mitzwah) era nelle condizioni richieste per leggere e commentare la Parola. La sua sarร  una riflessione che lascia il segno: il testo tratto dal libro del profeta Isaia anticipava la sua venuta.

Lo stupore dei presenti รจ comprensibile: lo conoscono, sanno della sua famiglia, del lavoro svolto, chi frequentava. Ma ancora non sanno cosa predicava. Isaia profeta anticipava l’Emmanuele, il Dio-con-noi, anch’egli profeta, cioรจ capace di portare la Parola del Padre alle sue creature e di indirizzare e guidare gli ascoltatori verso il piano di Dio. Un progetto che non tiene conto delle aspettative umane e delle variegate illusioni dell’epoca. Gesรน sa che come tutti i profeti subirร  il rifiuto, patirร  il dolore e, come molti profeti, accetterร  consapevolmente la morte.

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La pericope si sofferma su un aspetto determinante. I profeti, mandati da Dio, segnalavano gli errori ed invitavano alla conversione rivolgendosi soprattutto al popolo di Israele. Come Giona, Gesรน di Nazaret allarga lo spettro dei salvati anche ai โ€œgentiliโ€, alle โ€œgentiโ€.

Non รจ un messaggio nuovo: la Parola antica consegnava il desiderio del Padre che mirava alla salvezza di tutte le sue creature. Ma era scomodo per gli ebrei, per il popolo eletto: perchรฉ salvare anche gli altri?

Ritenevano questa dottrina non solo sbagliata ma eretica: il profeta di Nazaret meritava la morte. Arriverร : prima era necessario predicasse la buona novella.

Per riflettere

Talvolta siamo come gli ebrei della sinagoga. Ci riteniamo gli unici destinati alla salvezza. Il Salvatore muore per tutti in croce: le sue braccia aperte rimandano alle stesse che troviamo in Gesรน Bambino nel presepe. Sono aperte per accogliere. Per accoglierci. E nella preghiera guida tutti verso il Padre.

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per lโ€™Evangelizzazione e la Catechesi

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