Il brano del Vangelo di oggi inizia con la descrizione di una rimpatriata: โSi recรฒ a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrรฒ, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzรฒ a leggereโ.
Il gesto sembra semplice e allo stesso tempo abituale, ma quello che sta per accadere cambierร tutto:
โGli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovรฒ il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore รจ sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione (โฆ). Poi arrotolรฒ il volume, lo consegnรฒ all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciรฒ a dire: ยซOggi si รจ adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchiยปโ.
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Qui tutto cambia. Una cosa รจ ascoltare una cosa bella, e una cosa รจ dire sono io questa cosa bella che avete appena ascoltato. La maniera migliore che abbiamo di difenderci dalla realtร รจ negarla. E la negazione migliore che usiamo si chiama pregiudizio. Il pregiudizio ci tiene lontani dalla realtร , non ce la fa mai veramente incontrare, perchรฉ ci fa preferire la nostra convinzione a ciรฒ che รจ davanti ai nostri occhi come un fatto.
Gesรน aggiunge una frase che rimarrร particolarmente fissa nellโimmaginario collettivo della storia:
โNessun profeta รจ ben accetto in patriaโ.
Ed ha perfettamente ragione, perchรฉ la prima cosa che facciamo davanti a ciรฒ che conosciamo รจ crearcene una convinzione, unโidea, una prospettiva. Ed รจ sempre molto difficile cambiare quella convinzione, quellโidea, quella prospettiva.
La cosa drammatica รจ che per colpa di questo atteggiamento molte volte ci perdiamo il meglio della vita e delle persone. Cristo stesso potrebbe passare nella nostra vita e noi per amore delle nostre convinzioni potremmo non accoglierlo.
Dovremmo invece lasciarci sempre stupire dalla realtร . Dovremmo lasciare sempre aperta la porta dellโimprevedibile, di ciรฒ che non avevamo calcolato, di una porzione di mistero che ognuno e ogni situazione si portano sempre addosso.
Dovremmo smettere di essere convinti che abbiamo giร capito tutto.
Autore: don Luigi Maria Epicoco
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