Nella prima domenica del mese di settembre il vangelo di Marco presenta il gruppo dei farisei e degli scribi che chiedono spiegazioni a Gesรน sul comportamento tenuto dai suoi amici. Se ai nostri occhi puรฒ sembrare una discussione su un tema come quello alimentare con tutte le sue declinazioni privo di valore, per gli avversari del Nazareno si trattava di sostanza, non di apparenza.
Le prescrizioni alimentari, kashrut, attingevano per larga parte dalla Parola e dalla tradizione, entrambe fondamentali per ricavare un insieme di prassi che dovevano essere rigorosamente rispettate. Contestare il comportamento dei discepoli era una accusa nemmeno troppo mascherata da rivolgere al Maestro.
Dal loro punto di vista corretta: non rispetta la Parola. Con quale autoritร un rabbino, una guida religiosa, poteva insegnare qualcosa che superava la Parola stessa? Il racconto del vangelo di Marco getta una luce sulla persona dell’Emmanuele.
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Il Dio-con-noi รจ il Verbo del Padre, รจ Parola lui stesso. E Lui solo puรฒ accusare gli avversari di ipocrisia. Ipocriti perchรฉ leggono la Parola ma la vivono imponendo direttive tratte dalla parola degli uomini.
Il Risorto insegna l’amore verso Dio e verso le sorelle e i fratelli senza alcuna distinzione. A separarci dall’amore per il Padre non sarร mai quanto ruota intorno al cibo. A dividerci e a separarci da Dio รจ tutto ciรฒ che noi poniamo come ostacolo nel rapporto di relazione con l’Altro e tra di noi.
ร un messaggio fondamentale: infatti lo spiega prima alla folla in modo generico, poi ai discepoli mettendoli in guardia dalle conseguenze che deriveranno scegliendo il male come alternativa alla pratica dell’amore. Una scelta, la prima, che impedisce l’accesso al Regno dei cieli. Una lontananza dal Creatore frutto di un comportamento riassunto in dodici mali. Un numero simbolico: come quello dei discepoli.
Per riflettere
Ogni volta che perdiamo di vista l’autentico messaggio del Salvatore corriamo il rischio di identificarci con gli avversari di Gesรน presenti nella pericope di oggi. Il rigore della legge che smarrisce e punisce il desiderio di amore del Padre verso le sue creature impedisce di comprendere perchรฉ il Figlio muore in croce per noi: per entrare in comunione con il Padre.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per lโEvangelizzazione e la Catechesi