Diversamente dal significato comune, la parabola di oggi non considera i talenti come delle capacitร innate ricevute da Dio, ma come i doni che i discepoli devono custodire e vivificare in attesa del ritorno del Signore nella pienezza dei tempi. La parabola รจ molto chiara, al riguardo, i talenti vengono dati <<a ciascuno secondo la sua capacitร ยป (Mt 25,15).
Nel tempo dell’attesa i servi sono chiamati a custodire e a far fruttare i talenti che il Signore ha loro consegnato: il Vangelo, lo Spirito, la comunitร , il potere di curare, consolare, perdonare, riconciliareโฆ Non sono cose da poco, quelle che il Signore ci affida, ma molto preziose! Un talento equivale alla paga di vent’anni. ร preziosissimo ciรฒ che ci viene consegnato.
In questo tempo di attesa fra la risurrezione del Signore e il suo ritorno nella pienezza dei tempi, abbiamo gli strumenti per rendere presente il regno di Dio, per farlo crescere. Non siamo qui a guardare il cielo col naso per aria (At 1,11) ma ad annunciare il Vangelo a ogni vivente (Mc 16,15). Anche in questo tempo indecifrabile. Abbiamo i talenti necessari per farlo. E con gioia.
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Ma a una condizione: darci da fare. Il cuore della parabola รจ proprio il contrasto fra operositร e pigrizia, fra intraprendenza e passivitร . I due servi che restituiscono il capitale dei talenti raddoppiato e ricevono l’elogio da parte del mercante, nuovi incarichi e responsabilitร e, soprattutto, la partecipazione alla gioia del padrone sono quasi un espediente letterario che Matteo usa per soffermarsi sullโazione del servo pigro, sul dialogo che ne segue e sul drammatico epilogo della vicenda.
Il servo che ha ricevuto un talento, invece di impegnarlo, di farlo fruttare, lo seppellisce. Ma quel che piรน sconcerta รจ la ragione di tale azione: ha paura della reazione del padrone. La sua idea di Dio รจ tragica: รจ un duro che miete dove non ha seminato e raccoglie dove non ha sparso.
E quel volto temuto, si concretizza, come un incubo.
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FONTE: Amen โ La Parola che salva – Il blog di Paolo
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